[WHFB] Cronache della Fine dei Tempi

Discussioni su Warhammer Fantasy Battles o Age of Sigmar
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Baldovino I
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Re: Cronache della Fine dei Tempi

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Tardo 2524-Inizio 2525 - 3a parte
Ulthuan /Sylvania - Il ritorno del Grande Negromante (ep. 11)


Su Ulthuan, Malekith, dopo aver invaso l’Ellyrion, muove le sue armate verso nord-est, in direzione dell’Isola Maledetta, sulla quale intende reclamare la spada di Khaine. La sua avanzata, però, deve fronteggiare la resistenza degli Elfi Alti. Il Re Stregone incarica Malus Lamanera di guidare la retroguardia che si scontra con l’esercito guidato dal comandante della Gaurdia della Fenice, Caradryan, a Reaver’s Mark (la marca dei predoni?). La magia di Drusala mette in serie difficoltà gli Elfi Alti, le cui unità si trovano continuamente separate dalle altre (fonte: Khaine).

Il bastione aurico, intanto, comincia a dare segni di cedimento e scaramucce con il nemico che riesce ad attraversarlo scoppiano in continuazione. Balthasar Gelt è continuamente impegnato a tappare le falle.

Quando il rituale finalmente si compie, Nagash risorge con una potenza che è risentita ovunque nel mondo. Nagash strappa dal vortice dei venti della magia su Ulthuan, Shyish, il vento della morte. Ovunque i non-morti si levano ed iniziano a combattere contro chiunque si trovi loro vicino. Accade così che su Ulthuan i combattenti di Reaver’s Mark debbano improvvisamente difendersi entrambi da un nemico materializzatosi improvvisamente sul campo di battaglia e, allo stesso modo, gli eserciti schierati al bastione aurico si trovino improvvisamente assaliti da scheletri e spettri. Improvvisamente, e proprio come una folata di vento, i non-morti crollano al suolo (fonti: Nagash, Khaine).

I combattimenti riprendono allora il loro corso “normale” e gli Elfi Alti sono salvati dall’arrivo di Tyrion e dell'avanguardia dell'esercito da lui guidato. Accortasi all’ultimo momento che si tratta effettivamente del principe elfo, Drusala ha improvvisamente paura, quando il demone che abita Malus Lamanera, Tz’arkan, si libera (facendo esplodere nel contempo l’elfo oscuro) per affrontarlo. Tyrion, però, abbatte il demone e sbaraglia le armate degli Elfi Oscuri. La sera stessa, nell’accampamento degli Elfi Alti, non vista ed indisturbata da tutte le sentinelle presenti, Drusala attraversa le tende nemiche ed entra in quella del loro principe.

Qui rivela la propria vera identità: Morathi. Il mattino dopo, è evidente a tutti una trasformazione in Tyrion [nda probabilmente saranno le occhiaia], visto che i comportamenti di entrambi non lasciano dubbi su come abbiano trascorso la notte (fonte: Khaine).

Poco distante da lì, Tyrion incontra Teclis, accusandolo, apertamente, di tradimento. Il confronto tra i due è aspro ed il dialogo quasi impossibile. Il principe ucciderebbe facilmente il fratello, se questi non gli si sottraesse grazie alla magia. A questo incontro/scontro assistono Lileath, Araloth e Kalara [nda una guerriera elfa silvana che farà un’apparizione breve, 4-5 pagine in totale, ma necessaria nella storia]. Da Lileath apprendiamo che la storia si ripete per cicli di nascita, sviluppo e morte e che le divinità del pantheon degli elfi così come degli uomini sono reali, seppur confinate in una dimensione differente da quella mortale. A tratti questi confini vengono superati e le divinità percorrono le terre dei mortali. Isha, la divinità della vita, incarnata in Ariel prima ed Alarielle ora, e Khournos, dio della caccia, il cui spirito vive in Orion, ne sono degli esempi. Questi cicli di nascita, vita e morte si ripetono continuamente ed ora, con l’avvicinarsi del Rana Dantra (la fine dei tempi), la terza fase sta per compiersi in questa dimensione. Ma Lileath precisa che tutto non è ancora perso ed incarica Araloth e Kalara di entrare nel reame del Caos, ed in particolare nel giardino di Nurgle, per liberare Shallya, la dea degli uomini della salute e della pietà, la cui libertà è fondamentale per la sopravvivenza dell'Impero (fonte: Khaine).

Ai nove demoni, dove la battaglia si è conclusa, Mannfred imprigiona Eldyra, l'unica eroina elfa sopravvissuta alla battaglia e la trasforma in vampiro, confinandola nelle prigioni di Castel Sternieste nell’attesa che il bacio della morte faccia il suo effetto e che la principessa elfa diventi una sua schiava a tutti gli effetti. È l’unico motivo di soddisfazione per Mannfred, perché il ritorno di Nagash non porta nulla di quanto lui avesse sperato. Anche per Nagash il ritorno sulla terra dei mortali non è come pianificato. Nagash non è un semidio, ma è marchiato dalla maledizione di Aenarion che scorre nel sangue di Aliathra, figlia di Tyrion. Resta comunque un essere estremamante potente che richiama a sé i grandi necromanti e vampiri della storia del vecchio mondo per farne i propri luogotenenti (Mortarchi [da me amorevolmente definiti i Mort*cci di Nagash nda]). Vlad viene riportato alla non-vita come Mortarca dell'Ombra e si inchina a Nagash dopo la promessa che egli riporterà alla non-vita la sua amata Isabella. Il ritorno di Vlad provoca, in particolare, un particolare livore da parte di Mannfred che, per il momento, decide di fare buon viso a cattivo gioco. Vlad viene incaricato da Nagash di difendere l'impero mentre lui intraprenderà la conquista di Nehekhara (fonte: Nagash).

(continua)
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Scenici: osservatorio del teschio; Bretonnia: 12 cavalieri appiedati, 3 pellegrini del graal; Mighty Empires: 3 segnalini eserciti, 3 segnalini nave, 1 segnalini città, 4 segnalini villaggio, 3 segnalini drago

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Re: Cronache della Fine dei Tempi

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Tardo 2524-Inizio 2525 - 4a ed ultima parte
Impero / Ulthuan - La creatrice di vedove (ep. 12)


Mentre Nagash muove le sue armate verso sud, a nord, Vlad si muove verso nord. Qui incontra Balthaser Gelt e gli offre il Revelations Necris, un tomo di negromanzia con il quale gli assicura che potrà far fronte alle crescenti minacce del Caos. Balthasar in un primo momento rifiuta, ma la necessità e la curiosità lo spingono a poco a poco ad immergersi sempre di più nello studio del tomo maledetto. Infatti, di lì a poco il Bastione Aurico cede nei pressi del villaggio di Alderfen, nell’Ostermark. Nonostante un’eroica difesa condotta da Valten, che si distingue per l’uccisione del campione di Nurgle Festak Krann, i difensori sarebbero completamente soverchiati, se non venisse in loro soccorso Vlad con il suo esercito di scheletri e negromanti (fonti: Nagash e Glottkin).

Neferata, che ha lasciato la sua dimora su Pinnacolo d’Argento prima della rinascita di Nagash, si spinge nei sotterranei delle Montagne Confini del Mondo dove deve superare la resistenza dei Goblin. L’esito positivo della battaglia della Gola del Teschio avviene grazie all’inatteso arrivo di un altro servo di Nagash, Krell. I due, insieme, affrontano successivamente i nani di Re Kazador e di Thorek Cigliodiferro al Cancello di Valaya. Sebbene alla fine i non-morti siano respinti, Neferata si impossessa di un antico manufatto nanico (fonte: Nagash).

Mentre il Bastione Aurico continua a sfaldarsi, Balthasar Gelt sprofonda sempre più nella follia, con i continui tentativi di riparazione del muro magico che ne consumano ancor più rapidamente le energie mentali; finché, per fermare le armate del Caos ad Akkerheim, si decide finalmente ad utilizzare i nuovi poteri negromantici appresi ed a sfruttare il vento di Shysh che percorre liberamente il vecchio mondo dalla Geheimnisnacht. L’utilizzo da parte di Gelt della magia nera viene finalmente scoperto in occasione della cerimonia nel corso della quale l’Imperatore, consigliato da Luthor Hess, affida nelle mani di Valten il suo martello da guerra, Ghal Maraz. Scambiando erroneamente Valten per l’agente di Tzeench, il Mutaforma, Gelt evoca degli scheletri in pubblico per fermarlo. Invece, l’Imperatore si salva miracolosamente dall’attacco portato sì dal Mutaforma che, però, ha assunto le sembianze di Al-Ulric (il prete del culto di Ulric di Middenheim) e non di Valten. Denunciato pubblicamente, a Gelt non resta altra scelta se non quella di fuggire in sella al suo Pegaso, Mercurio e raggiungere Vlad (fonte: Nagash).

Con la fuga dell’ex supremo patriarca dei collegi di magia, il muro si sfalda del tutto (fonte: Nagash).

Su Ulthuan, l’armata di Malekith è rallentata nella sua avanzata verso l’Isola Maledetta dai continui attacchi condotti dai Leoni Bianchi di Chracia e dalle Sorelle dell'Avelorn, guidate dall’Ancella della Regina. Dopo aver finalmente vinto il duello magico con l’Ancella, Malekith riesce a portare, finalmente, le sue armate sull’isola, ma qui viene raggiunto da Tyrion. Nonostante i tentativi di dissuasione di Teclis, Tyrion estrae la Creatrice di Vedove (Widowmaker) dall’altare di Khaine, divenedone, a tutti gli effetti, l’avatar. Le forze di Malekith sono messe in fuga, mentre una loro parte passa dalla parte di Tyrion, in virtù della sua nuova “identità” (fonte: Khaine).
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Re: Cronache della Fine dei Tempi

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L’inizio dell’invasione
Inizio 2525 – Metà 2525 (1a parte)
Impero / Lustria / il Nord - La disfatta di Heffegen (ep. 13)


Nagash nomina nove mortarchi per seguirlo nella conquista del mondo: Vlad e Mannfred von Carstein, Arkhan il nero, Neferata, Krell, Luthor Harkon (il pirata vampiro re della Costa dei Pirati), Drachenfels (lo spirito del Grande Incantatore, anche noto come “l’Innominato”), Walach Harkon (il primo dei Blood Dragons) e Dietrich Helsnicht. Zacharia il Sempiterno che rifiuta di sottomettersi alla volontà di Nagash viene incenerito. Vlad, nel suo tentativo di difendere l’Impero, è accompagnato da Walach Harkon e dall’Innominato.

L’Imperatore ha ormai assunto il comando delle armate imperiali stanziate nell’Ostermark (dopo le successive morti dei Conti elettori dell’Ostermark e di Hochland), assistito dai suoi più fedeli collaboratori, Kurt Hellborg (maresciallo della Reiksguard) e Ludwig Schwarzhelm (il suo portastendardo), il prete guerriero Luthor Hess e Valten. Nei pressi del villaggio di Heffegen, essi debbono fronteggiare una vera e propria invasione del Caos, guidata da Crom il conquistatore. La battaglia che ne segue vede alternarsi le sorti degli eserciti impegnati: le armate del caos sembrano avere il sopravvento, ma l’arrivo di Vlad, accompagnato da Gelt e l’eroismo di Valten e Kurt Hellborg che guida una imponente controcarica sembrano capovolgere l’esito dello scontro. La situazione, però, precipita con il tradimento di Walach Harkon e dell’Innominato. Valten uccide Crom in combattimento, ma Hellborg e la Reiksguard si ritrovano isolati ed accerchiati, mentre lo spirito dell'Innominato si impossessa di Luthor Hess. L’imperatore, allora, abbandona ogni prudenza e si lancia con il suo grifone, Grinfiamorte, al salvataggio di Hellborg. La manovra offre la possibilità alla Reiksguard di ripiegare, ma Karl Franz viene raggiunto da Harkon, in sella ad un drago zombi e con lui ingaggia un duello in alta quota. Quando le forze dell’impero vedono Grinfiamorte perdere quota a causa delle ferite e l’imperatore sconfitto cadere nel vuoto, perdono definitivamente il proprio coraggio e la ritirata si trasforma in rotta. Vlad non può far altro che accettare la sconfitta e ritirarsi anch’egli. L’Ostermark è perso e viene messo a ferro e fuoco, mentre i sopravvissuti convergono su Altdorf, guidati da Hellborg e Schwarzhelm (fonti: Nagash, Glottkin).
Qualche giorno dopo la battaglia, coperto dall'oscurità della notte, un uomo, claudicante ed indolorito per le fratture subite (https://www.youtube.com/watch?v=XG63OtsKC7k), riesce ad entrare nell'accampamento dei guerrieri del caos dove Grinfiamorte è tenuto in cattività. Con fatica, ma anche con successo, riesce a liberarlo ed i due, imperatore e fedele destriero finalmente ricongiunti, fuggono (fonte: Nagash).

In Lustria, gli Slann si risvegliano dalla catalessi, trovando le città in rovina ma il nemico respinto, per il momento (fonte: Tanquol).

Intanto, nel freddo nord, il demone maggiore Ku’gath appare ad Archaon e gli offre tre giare contenenti “doni” di Nonno Nurgle. Archaon li affida a tre fratelli nei quali è palese la benedizione del loro dio patrono. I Glottkin, in effetti, discendono da una famiglia di uomini del nord stranamente pacifica e che è stata distrutta da un raid dell’impero. I tre fratelli, sopravvissuti al massacro, da allora si sono dedicati alla vendetta e al culto di Nurgle, ricevendone benedizioni tali che hanno portato il più giovane, Ghurk, ad essere un mostro deforme e gigantesco, utilizzato come mezzo di trasporto dagli altri due: Otto, il guerriero, e Ethrac, il mago. Archaon intende servirsi dei fratelli per indebolire, al contempo, ulteriormente l’Impero e le stesse forze di Nurgle. I Glottkin tengono una giara per sé, mentre affidano le altre due a Gutrot Spume, ammiraglio della flotta maledetta, e Orghott Daemonspew, Signore delle tribù di Picco Corno di Ghiaccio e padrone delle larve della peste. Costoro guideranno una triplice invasione dell’Impero: i Glottkin e Gutrot Spume via mare ed Orghott ed i suoi due compagni signori delle larve via terra. I primi puteranno su Marienburg, il secondo sul Norland ed il terzo su Talabheim; le tre armate dovranno ricongiungersi sotto le mura di Altdorf (fonte: Glottkin).

(continua)
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Inizio 2525 – Metà 2525 (2a parte)
Ulthuan / Karak Otto Picchi - Il destino di un Re (ep. 14)


Su Ulthuan, Teclis svela a Malekith la verità sul tradimento che lo ha portato quasi alla morte, quando, millenni prima aveva attraversato le fiamme di Asuryan e ne era emerso terribilmente ustionato, facendo credere che Asuryan lo avesse rifiutato. In realtà, i suoi oppositori avevano usato la magia per impedire che il suo vero e legittimo destino si compisse: divenire il Re degli Elfi e l’incarnazione di Asuryan. Per questo motivo, nessuno dei Re Fenice che si erano succeduti nei secoli era stato veramente benedetto da Asuryan ed una protezione magica li accompagnava per impedire che venissero ustionati vivi al momento del passaggio attraverso le fiamme divine. Anche per questo motivo, però, erano morti tutti, in un modo o nell’altro, mentre lui, nonostante tutto, era ancora in vita. Convinto da Teclis e senza trovare nessuno ostacolo né opposizione da parte della Guardia della Fenice (da sempre consapevole del tradimento, ma votata al silenzio e all'ubbidienza), Malekith attraversa le fiamme e lo spirito di Asuryan entra in lui. Malekith, a questo punto, si trova a gestire una situazione cui non è minimamente abituato: da un lato, una gran parte dei suoi nuovi sudditi nutre ancora odio e sospetto nei suoi confronti, mentre un’altra è apertamente in guerra con lui; dall’altro, come nuovo re degli elfi riuniti, deve tenere a bada gli Elfi oscuri che, in nulla hanno cambiato i loro atteggiamenti di predoni violenti e assassini. Malekith, quindi, si trova spesso di fronte alla situazione di dover mettere a morte dei suoi seguaci oscuri per evitare che i suoi sudditi Alti Elfi si ribellino al suo potere. Per giunta, per la prima volta nel corso del suo regno, si rende conto di dover ascoltare il parere di chi lo circonda, in primis Teclis, ma anche Imrik di Caledor. Dal canto suo, Alarielle prende tempo e rimanda le nozze con il suo legittimo consorte a dopo la fine della guerra. Il tutto mentre le armate di Tyrion, reincarnazione di Khaine, danno battaglia ovunque su Ulthuan (fonte: Khaine).

Le armate skaven continuano il loro assalto alle roccaforti naniche. Notizie della caduta di Karak Azul si spargono per tutto il reame sotterraneo. Una parte dei profughi della fortezza cerca di farsi strada fino a Karak Otto Picchi, ma, nonostante i tentativi delle forze aeree di re Belegar, solo una minoranza di essi riesce a rinforzare le linee della cittadella assediata da skaven e goblin. Queek Mozzateste, nel frattempo, decide di eliminare la minaccia rappresentata da Skarnik. A sua insaputa, però, il Verminlord che lo “accompagna” ha stilato un accordo con il goblin che acconsente a lasciare la fortezza agli skaven in cambio della testa di re Belegar. Sebbene a malincuore, Queek segue le indicazioni del suo “tutore” e lancia l’ultimo assalto a ciò che resta della roccaforte dei nani. Nell’ultima stoica battaglia, i nani cadono uno ad uno a difesa del loro sovrano. Sebbene ferito, re Belegar non indietreggia di fronte a Queek, ma, alla fine, viene sconfitto ed ucciso. Avuto quanto stipulato nell’accordo, Skarnik abbandona Karak Otto Picchi agli skaven (fonte: Tanquol).

(continua)
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Inizio 2525 – Metà 2525 (3° parte)
Nehekhara / Nuln - Invasione nell'oscurità (ep. 15)


L’oscurità che avvolgeva Sylvania si sposta progressivamente verso sud con l’avanzata delle armate di Nagash verso Khemri. Nel frattempo, Settra, avvertendo il ritorno dell’odiato nemico, ordina a tutti i sacerdoti di procedere al risveglio dei propri re, affinché la totalità delle armate dei re dei sepolcri sia pronta per la guerra imminente. Nagash divide le sue forze in tre armate che procederanno all’invasione seguendo tre itinerari paralleli ed il cui comando affida a Mannfred, Krell e Neferata. Una flotta di zombie, guidata da Luthor Harkon, segue la costa per entrare a Khemri attraverso il Mortis Delta, l’estuario del fiume che attraversa il deserto.
Le battaglie che seguono sono del tutto innaturali, come le armate che le combattono. I guerrieri in campo non conoscono né paura né pietà ed obbediscono esclusivamente alla volontà dei loro generali. Ciononostante, la prodezza militare e strategica dei re dei sepolcri mette a seria prova i generali di Nagash e tutte le battaglie si protraggono per giorni e giorni, se non addirittura per settimane intere. Neferata, che discende su Lahmia, trova ad attenderla la sua nemica di sempre: la regina Khalida, la quale, pur di affrontare Neferata, Khalida disubbidisce a Settra che le aveva ordinato di non abbandodare la difesa di Khemri.

[nda Gli autori di ET non amano particolarmente Mannfred, perché per tutta la storia passa da un fallimento all’altro e da una frustrazione all’altra. Abbiamo già visto che prima i suoi piani di controllo della Sylvania sono stati neutralizzati dal muro della fede di Gelt; poi il tentativo di “controllare” il ritorno di Nagash è fallito miseramente; da ultimo, ha perso la Sylvania a seguito del ritorno di Vlad. Anche nel caso dell’invasione di Khemri, non si copre certamente d’onore…]

L’esercito di Mannfred è quello che fatica di più a vincere le resistenze del nemico e nel confronto al Tempio di Ualatp riesce a salvarsi dal Re Behedesh solo grazie all’arrivo improvviso della flotta di Luthor Harkon che, dopo aver superato lo sbarramento del Delta da parte del Re Kahlazzar, ha risalito il fiume per correre in soccorso del Von Carstein. Peraltro, nel duello con Behedesh, Mannfred esce vincitore solo quando il suo accolito, Helmut von Carstein, pugnala alla schiena il khemrita (fonte: Nagash).

Mentre le armate della non-morte si affrontano sui campi di battaglia di Kehmri, gil Skaven puntano ad un obiettivo particolarmente ambito. Sebbene alcuni capitani della guardia di Nuln si siano insospettiti a causa di alcuni recenti e strani movimenti nel sistema fognario e ne abbiano incrementato la sorveglianza, gli uomini-ratto si preparano a sferrare l’attacco contro la città sede delle più grandi fonderie di artiglieria dell’Impero. Nella migliore tradizione skaven, però, a chi spetti l’onore di condurre l’attacco è una questione rimessa in questione più volte… Però, supportato dal più potente dei Verminlord, nonché membro più influente del consiglio ombra, Skreech Verminking, il veggente grigio Tanquol prende in mano il controllo delle operazioni, nonostante il suo ordine sia ancora in disgrazia ed anche le sue “imprese” precedenti non siano mai andate a buon fine. A dirimere ogni controversia sulla sua legittimità a condurre l’operazione, in ogni caso, ci pensa una versione assolutamente potenziata della sua guardia del corpo, Strappaossa.

Nonostante la sorveglianza, l’attacco coglie comunque di sorpresa i difensori, in particolare quando una complessa ed articolata rete di detonazioni fa sprofondare l’intero quartiere delle fonderie. Le armate di Nuln rappresentano comunque quanto di meglio l’Impero possa offrire al momento e la battaglia che ne segue esige un dazio pesantissimo sulle forze degli uomini-ratto. La distrazione della battaglia è, però quello di cui Tanquol ha bisogno per raggiungere il vero obiettivo dell’operazione, ovvero impadronirsi di tutte le riserve di polvere nera della città, da consegnare al Consiglio dei Tredici per portare avanti un piano ben più maligno e pericoloso… In ogni caso, Tanquol trova un ulteriore motivo di soddisfazione, quando la città che tante avolte gli aveva impedito di coronare di successo i suoi piani, cade finalmente in mano agli Skaven (fonte: Tanquol).

(continua)
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Metà 2525 – Inizio 2526 (1° parte)
Ulthuan / Marienburg / Lustria - L'ombra di Khaine (ep. 16)


Su Ulthuan, le forze del principe Imrik occupano Tiranoc e l’Eataine, intrappolando la flotta del Signore del Mare Aislinn, rimasto fedele a Tyrion, nel Mare dei Sogni (fonte: Khaine).

La flotta dei Glottkin compare all’orizzonte di Marienburg e riesce ad approdare senza eccessiva difficoltà nel porto della città mercantile. Ancora una volta, in soccorso degli uomini accorrono i non-morti del vampiro Mundvard e della sua congrega di vampire che, per secoli, ha agito nell’ombra, muovendo le fila della vita politica della città. Egli non sopporta l’idea che ora qualcuno venga a spogliarlo del suo dominio. I Glottkin sono costretti a spendere una buona parte delle proprie forze per venire a capo della resistenza di uomini e vampiri. Alla fine, però, la città viene saccheggiata e devastata (fonte: Glottkin).

Il Clan Pestilens, dopo l’insuccesso della prima fase dell’invasione, riprende il suo attacco contro Lustria e gli uominilucertola (fonte: Tanquol).

Dopo alcuni mesi di inattività, Tyrion-Khaine riprende il comando delle sue armate e si autoproclama Re Fenice, con Morathi che cavalca al suo fianco in qualità di consorte, vedendo e “sentendo” in lui la reincarnazione di Aenarion. Con Tyrion alla testa delle armate, la guerra civile riprende con vigore e continuità. Sebbene Tyrion e gli Elfi a lui fedeli (Alti od Oscuri che siano) cadano lentamente nella follia della loro furia omicida, molti principi rimasti a lungo neutrali scelgono finalmente il campo del principe di Cothique. Le forze guidate di Imrik, ripetutamente sconfitte sebbene mai in maniera definitiva, indietreggiano progressivamente, lasciando ai nemici il controllo del regno natale di Tyrion e Teclis (Cothique, appunto) e del Saphery. Solo la torre di Hoeth rimane indenne.

È nei pressi del lago Calliana che, finalmente, Tyrion ed Imrik si scontrano sul campo di battaglia. La furia di Khaine è inarrestabile e le armate del principe di Caledor subiscono una rovinosa sconfitta, mentre Imrik si salva unicamente grazie al sacrificio di tre principi dragoni della sua casata. Quando la vittoria di Tyrion sembra ormai vicina ed ineluttabile, inesplicabilmente, l’auto proclamato Re Fenice abbandona la guida delle proprie armate e si ritira nella sua terra natale con Morathi. Il comando delle armate viene lasciato a Kohril, il comandante dei Leoni Bianchi di Chrace, guardia del corpo di Tyrion. Mentre la guerra civile prosegue, costellata soprattutto da atti di ferocia e crudeltà da parte dei principi elfi ormai devoti a Khaine e dediditi sempre più alle efferatezze del suo culto, Kohril ne sembra rimanere indenne e, sempre più preoccupato dalla piega degli eventi, osserva sgomento la continua decadenza morale della corte di Tyrion. Tra i nobili di Ulthuan, l'unico grande a non aver ancora preso posizione resta Alith Anar, il re ombra del Nagarythe che non si fida né di Tyrion né di Malekith (fonte: Khaine).

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Re: Cronache della Fine dei Tempi

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Metà 2525 – Inizio 2526 (2a parte)
Impero / Ulthuan - L'offensiva di Nurgle (ep. 17)


Gutrot Spume, a capo del secondo corpo di invasione dell’Impero, dopo essere approdato lungo le coste del Nordland, attraversa la foresta del Drakwald. La sua avanzata viene contrastata, in particolare, dai goblin che la popolano e che metterebbero a dura prova le sue armate, se queste non venissero rafforzate da orde degli uominibestia.

Intanto, i Maggoth Lords attraversano il Golfo di Kislev ed approdano vicino ad Erengrad. Ciò che resta dei Kisleviti decide di non attaccare i mostri che, in questo modo, possono attraversare le Montagne di Mezzo e cercare rinforzi presso la Fortezza d’Ottone, una roccaforte imperiale caduta di recente in mano a guerrieri del Caos; quindi puntano verso Talabheim (fonte: Glottkin).

Mentre Tyrion continua a disertare i campi di battaglia, Kohril persegue in sua vece la guerra contro i fedeli di Malekith, invadendo Eataine e puntando verso Lothern. Le forze congiunte di Malekith e dei cavalieri dragoni di Caledor, però, sconfigge l’armata di Kohril, portando ad una fase di stallo nella guerra (fonte: Khaine).

(continua)
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Re: Cronache della Fine dei Tempi

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Metà 2525 – Inizio 2526 (3a parte)
Impero - Notti vigili e notti insonni (ep. 18)


Le notizie dell’invasione del Caos arrivano alla corte di Altdorf, dove Kurt Hellborg agisce quale reggente, in assenza dell’imperatore. Il Capocaccia Markus Wulfhart cerca di avvertire prima il Conte Boris Todbringer di Middenheim dell’invasione del Nordland. Di fronte all’insano rifiuto del Conte di distrarre le proprie attenzioni dalla caccia alla sua nemesi, Khazrak-One-Eye (da lui individuato come l’unica fonte dei mali dell’Impero), la cui morte avrebbe anche segnato la fine delle tribolazioni della sua terra, Wulfhart prosegue quindi il suo viaggio verso Altdorf dove, finalmente il suo messaggio viene ascoltato attentamente dal Reiksmarshal. Kurt invia subito una richiesta di aiuto a tutti gli alleati dell’Impero, in primis nani e bretonniani.

Non riceve risposte da nessuno, ignorando che i nani sono ovunque sotto assedio e che, in effetti, i Bretonniani si stanno preparando a correre in aiuto all’Impero. Louen Leoncoeur, creduto morto dopo lo scontro contro Mallobaude, curato dalla Dama, torna alla Corte di Couronne per servire come alto Paladino il re Gilles e proclama una guerra dell’Erranza in soccorso agli antichi alleati. La risposta dei cavalieri di Bretonnia è senza precedenti ed il più grande esercito dai tempi delle guerre d’Arabia lascia il patrio suolo diretto a marce forzate verso Altdorf.

Una nuova preoccupazione turba i pensieri di Hellborg: a sorpresa, l’unica risposta di aiuto ricevuta, peraltro non richiesta, viene da Vlad von Carstein che offre il sostegno dei suoi non-morti in cambio del riconoscimento dell’elevazione della Sylvania a contea e la sua conseguente nomina a Conte Elettore.

Ad Altdorf non è solo Kurt Hellborg a passare notti agitate per la preoccupazione dovuta al precipitare degli eventi. Il nuovo patriarca supremo dei collegi della Magia, Gregor Martak, di fresca nomina dopo il tradimento di Gelt, riceve in sonno visioni del dio Taal moribondo ed intorno a lui altre figure di dei dell’Impero (Shallya e Ulric) che ne osservano, impotenti, il disfacimento. I sogni non sono solo portatori di disperazione, ma anche di speranza, però. Gregor “sente” infatti che Karl Franz è vivo, in qualche parte del vecchio mondo. Rompendo gli indugi, parte alla sua ricerca.

Con l’avanzare delle forze di Nurgle attraverso l’Impero, è tutto il territorio che soffre della corruzione che esse portano con loro. Per vincere la resistenza degli uomini e dei vampiri a Marienburg, i Glottkin hanno dovuto utilizzare la giara loro affidata che inizia a diffondere un fetido muschio nelle acque del fiume Reik e sulla terra circostante e che risale la corrente con l’avanzata delle armate dei fratelli Glott.

Nel Drakwald, gli ultimi spasmi dell’enorme ragno da guerra dello sciamano goblin a capo delle armate dei pelleverdi, spingono Gutrot Spume violentemente contro la giara in suo possesso. Con il contenuto sparso nella foresta, nel giro di pochi minuti, cresce un fitto giardino di rovi, gradita offerta alla divinità del decadimento, che soffoca gli alberi e tutto ciò che incontra sul suo passaggio. Il dono è talmente gradito a Nurgle che questo intrico di rovi crea un cammino attraverso il Drakwald lungo il quale le armate di Spume potranno continuare la propria avanzata ed arrivare ad Altdorf in tempo per il rendez-vous di Geheimnisnacht con gli altri due eserciti.

Nel frattempo, nel cuore stesso di Altdorf e nei suoi sotterranei, il Signore delle sanguisughe Festus, seguendo i consigli di un grande immondo, semina malattie e corruzione dall’interno della capitale dell’Impero ed esegue il rituale per evocare un’armata di demoni che attraversa il confine tra i mondi in prossimità di Talabheim, durante il primo attacco, sanguinosamente respinto, delle forze dei Maggoth Lords - i Signori delle larve (fonte: Glottkin).

(continua)
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Re: Cronache della Fine dei Tempi

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Metà 2525 – Inizio 2526 (4a parte)
Talabheim - La caduta di Taal (ep. 19)


L’esercito di Demoni che attende i Maggoth Lords sul limitare della foresta che lambisce Talabheim è guidato da Epidemius, l’attuario scelto di Nurgle. Egli suggerisce a Bloab Rotspawned (il capo dei Maggoth Lords) di utilizzare la terza giara per costringere i difensori della città ad abbandonare la sicurezza delle proprie mura e barricate ed affrontare l’esercito demoniaco in campo aperto. Viene quindi eretta una pira immensa, accesa la quale, i Signori delle larve riversano sulle fiamme il contenuto della giara. Nel giro di pochi minuti delle dense nubi bianche si formano oscurando progressivamente il cielo. A quel punto, sulla città si abbatte un diluvio di liquidi infetti di colore bianco-giallognolo e la conformazione stessa della città, costruita all’interno di un vulcano spento, ne determina la condanna. A poco a poco, le fogne si intasano a causa delle precipitazioni. Quando il livello dei liquidi raggiunge le ginocchia dei suoi abitanti, il panico scoppia in città ed gli abitanti di Talabheim si danno alla fuga.

Sospettando l’intervento delle forze che hanno da poco respinto, i difensori di Talabheim, come previsto da Epidemius, abbandonano la sicurezza delle mura ed escono incontro al nemico. Nella battaglia che ne segue, nonostante il loro eroismo, martoriati da ogni sorta di piaga e afflizione che i “doni” di Nurgle possono causare, gli uomini dell’Impero arretrano progressivamente. Quando il carro a vapore Miragliano esplode ed alcuni dei suoi frammenti uccidono il comandante delle forze della città, l’esercito imperiale va in rotta e raggiunge le colonne dei cittadini già in fuga verso Altdorf (fonte: Glottkin).

(continua)
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Re: Cronache della Fine dei Tempi

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Metà 2525 – Inizio 2526 (5a parte)
Regno del Caos / Ulthuan - Sfidare gli dei (ep. 20)


Mentre le tre armate di Nurgle convergono su Altdorf, portando con loro il decadimento e la corruzione del loro dio, e mentre, dall’interno di Altdorf stessa, Epidemius continua a diffondere epidemie e flagelli sulla città e la sua popolazione, in una dimensione differente, nel regno del Caos, due elfi silvani cercano la loro strada nel giardino di Nurgle. Il loro è un viaggio ai confini della realtà che si perde nello spazio e nel tempo. Non sono in grado di dire da quanto tempo vaghino nel reame degli dei oscuri ed i sentieri da loro percorsi a volte li avvicinano e a volte li allontanano dal cuore del dominio del dio del decadimento, per sconfinare nei regni delle altre divinità. Probabilmente, Araloth e Kalara si perderebbero in tali meandri, se non incontrassero degli individui quantomeno bizzarri sul loro cammino con cui formano una temporanea, strana alleanza. Il primo ad integrare il loro gruppo è uno studioso umano un po’ folle che ha evidentemente avuto la possibilità di scorrazzare liberamente per il regno del Caos (probabilmente Richter Kless, l’autore del Liber Chaotica) e che li conduce inizialmente nel Labirinto di Cristallo di Tzeench, dove Araloth e Kalara liberano un mago che vi è rimasto imprigionato e che, in cambio, apporta al gruppo i suoi poteri. Successivamente, rientrati nel giardino di Nurgle, i quattro “viaggiatori” liberano un cavaliere umano di statura gigante e dallo strano accento protetto da un’armatura argentata scintillante che hanno trovato incatenato in una delle radure del “giardino”.

[in tale cavaliere molti contributori di fora su warhammer hanno riconosciuto Kaldor Draigo, un personaggio “prestato” dall’universo del 40K. Si tratterebbe del Gran Maestro Supremo dei Cavalieri Grigi che dopo uno scontro contro un Demone di Tzeench è stato condannato a trascorrere la sua esistenza intrappolato nel Warp, nel Reame del Chaos, nel quale, però, si è dato particolarmente da fare, uccidendo l’Assetato di Sangue Kar’Voth, incendiando le giungle del giardino di Nurgle, sconfiggendo Sei Demonette Scelte di Slaanesh – le Sei Sorelle, e distruggendo la fortezza del Lord del Mutamento M’Kachan. Nda]

Il gruppo riprende il suo viaggio verso la dimora del dio oscuro posizionata al centro del giardino. Il cavaliere annuncia ai suoi compagni di avventura che provvederà lui a distrarre i demoni di guardia, assicurando lro che si è ormai “fatto un nome” nel reame del Caos e quindi i guardiani saranno sicuramente interessati a lui. Mentre carica i demoni, i movimenti delle sue mani generano fuochi di colore azzurro che esplodono nei ranghi dei demoni. Gli altri quattro riescono quindi ad entrare indisturbati nella dimora di Nurgle e a liberare Shallya. A questo punto si rivela il destino di Kalara, che dovrà rimanere prigioniera al posto di Shallya e servire come cavia di Nurgle per i suoi batteri, onde non far comprendere al dio oscuro che la sua divina prigioniera è stata liberata. Usciti dal palazzo, i fuggitivi vedono il corpo del cavaliere impalato su una lancia. Egli è ancora in vita e lo studioso rassicura Araloth dicendogli che il destino del cavaliere va oltre persino i poteri dei demoni e che si vendicherà su di loro a tempo debito, perché così si dipanano le cose nel reame del Caos. Il quartetto si dirige allora verso il portale utilizzato da Araloth e Kalara. Le ultime difficoltà sono rappresentate dal tradimento del mago e dall’attacco di una bestia di Nurgle che riescono a superare grazie all’aiuto dello studioso. Arrivati al portale questi abbandona Araloth e Shallya e riprende le sue peregrinazioni nel regno degli dei oscuri (fonte: Khaine).

Intanto, Ulthuan resta una terra dilaniata dalla guerra civile, con tradimenti e cambi di schieramento da una parte e dall’altra. Molti Alti Elfi non si sono ancora rassegnati ad accettare Malekith come legittimo Re Fenice ed una congiura, guidata dal Principe Torhaeron mira ad assassinare il sovrano. A sventare l’attentato è Caradryan, il Comandante della Guardia della Fenice, ora divenuta guardia del Corpo di Malekith-Asuryan. L’attentato ridesta in Malekith tutti i sospetti e le diffidenze che ne hanno caratterizzato il regno sugli elfi oscuri e procederebbe ad una sanguinosa epurazione se Teclis non intervenisse a calmarne la sete di vendetta.

Nel frattempo, dopo il lungo soggiorno ad Athel Lorien, Alarielle, nella quale soffia l’essenza di Isha, fa il suo ritorno nell’Avelorn, utilizzando la via “magica” offerta dalle “Radici della Terra”, da sempre usata dagli Elfi Silvani per spostarsi da un posto all’altro del pianeta. Un intero esercito la accompagna, guidato da Orion, che contiene in sé l’essenza di Kurnous, dio elfico della caccia, dagli spiriti alberi guidati da Durthu, e le schiere di Talsyn, comandate da Araloth.

Lileath preannuncia che i cicli della Storia stanno facendo il loro corso e, come in un’altra epoca e dimensione Khaine ha ucciso Kurnous per Isha, così lo stesso destino dovrà compiersi in questa. Infatti, avvertendo il ritorno di Isha-Alarielle, Khaine-Tyrion esce dal suo torpore e guida le sue schiere verso Avelorn per reclamare Isha come sua sposa promessa. Lo scontro titanico che ne segue nella piana di Whitelan vede due divinità affrontarsi per il cuore di una terza e mentre Isha-Alarielle e Morathi si impegnano in uno scontro a colpo di incantesimi, Kurnous e Khaine si danno battaglia a colpi di lancia e spada. Come previsto da Lileath, un dio muore quel giorno: Orion nulla può contro la furia di Tyrion e la sua spada, Creatrice di Vedove, e viene ucciso. Il suo sacrificio, però, non è vano, perché Tyrion stesso subisce diverse ferite ed alla fine il suo esercito è costretto a ritirarsi a mani vuote (fonte: Khaine).

(continua)
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Re: Cronache della Fine dei Tempi

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Metà 2525 – Inizio 2526 (6a parte)
Ulthuan - A mali estremi, ... (ep. 21)


Malekith ed Alarielle finalmente si incontrano e, sebbene la Regina Eterna riconosca ufficialmente il suo antico nemico come legittimo sovrano, promette al Re Fenice di sposarlo alla fine delle ostilità, trovando così un modo per rinviare tale momento. Confrontata da Teclis sui suoi sentimenti per Tyrion, Alarielle riconosce che ormai non più del principe si tratta, ma di un’entità differente, votata unicamente alla distruzione ed al massacro.

Più a nord nel Cothique, anche Korhil compie le stesse riflessioni, non riconoscendo più in Tyrion il leader cui avrebbe ciecamente ubbidito per il bene della sua patria. Rendendosi conto che la spada di Khaine è la responsabile della deriva sanguinaria di Tyrion e dei suoi seguaci decide di passare all’azione e di tradirlo. In quanto comandante della guardia del corpo del principe, riesce ad organizzare un turno di guardia della Creatrice di Vedove unicamente con soldati di sua fiducia ed a sottrarre la spada. Korhil fugge in direzione della costa dove lo attende la schiera della Megera Regina Hellebron che gli ha promesso di utilizzare le proprie conoscenze arcane per distruggere l’arma. In realtà, Hellebron spera di poter avvicinare Tyrion-Khaine, al cui culto lei e le sue Elfe Streghe sono interamente devote, e conquistarne la gratitudine (cosa che non potrebbe accadere il alcun altro modo, tenuto conto che Morathi, attuale consorte del principe, è la sua acerrima nemica). Nel frattempo, scoperto il tradimento di Korhil, è proprio Morathi a lanciarsi all’inseguimento ed a raggiungere Korhil, nonostante il tentativo dell’assassino, Lama di Tenebra, al servizio di Hellebron, di rallentare i cavalieri di Morathi. Nella battaglia che ne segue, le forze di Morathi sconfiggono quelle della Megera Regina, Korhil viene catturato (e sottoposto ad una fine atroce) e la spada di Khaine torna in mano a Tyrion (fonte: Khaine).

Nel freddo Nord del mondo, dopo la lunga attesa e sentendo finalmente giunto il suo momento, Archaon imbarca il suo sterminato esercito per attraversare il Mare degli Artigli (fonte: Glottkin).

Fuori di sé per il tradimento di Korhil, Tyrion-Khaine riprende il comando delle operazioni e conduce le sue armate in una serie di vittorie che lo avvicinano sempre di più a sud e al cuore di Ulthuan. Nonostante la supremazia militare, però, Tyrion-Khaine rifiutano uno scontro diretto con Malekith-Asuryan. Mentre l’intera Ulthuan è insaguinata e divisa fra i due contendenti, il re ombra Alith Anar continua a non prendere posizione.
Avvertendo il crescere della potenza del Caos, Teclis condivide con Malekith il suo piano definitivo per contrastare le forze della distruzione: egli intende disfare il Grande Vortice sull’Isola della Morte, al centro del Mare interno di Ulthuan e associare ad un mortale differente ognuno dei venti della magia rimasti al suo interno (il vento della morte essendo già stato sottratto da Nagash al suo ritorno). In tal modo, Teclis conta di “creare” alcuni semidei grazie ai quali vincere la guerra contro Archaon. Malekith rifiuta inizialmente di accettare che tale proposta sia realizzabile (fonte: Khaine).

(continua)
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Re: Cronache della Fine dei Tempi

Post by lef64 »

Stai facendo un grandissimo lavoro! :y:
Appena leggerò la parola fine in calce al tuo post mi salvo il tutto su carta per gustarmi la lettura.
"SOLO I MORTI HANNO VISTO LA FINE DELLA GUERRA"
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Re: Cronache della Fine dei Tempi

Post by Baldovino I »

Metà 2525 – Inizio 2526 (7a parte)
Ulthuan - Verso l'Isola della Morte (ep. 22)


Malekith si rende conto della portata cataclismica che la disgregazione del vortice può comportare e non intende rinunciare ad un regno che ha impiegato quasi 6000 anni ad ottenere. Teclis si rivolge allora ad Alarielle, nella speranza che la regina riesca a convincere il re riottoso. Anche Alarielle si oppone, però, mentre, a sorpresa, è ancora una volta Imrik a schierarsi con il potente mago, rivelando che il suo antenato, il mago Caledor imprigionato al centro del vortice che egli stesso ha creato, gli è più volte venuto in sogno sostenendo la fondatezza di tale proposta.

Se Alarielle sapesse che a tessere le fila di questo piano è in realtà sempre Lileath, si opporrebbe definitivamente ad esso, a ciò spinta da quello che resta in lei della entità di Isha, tuttavia sempre più consumata dagli sforzi compiuti dalla regina per spostare le armate del Re Fenice da una parte all’altra dell’Ulthuan, utilizzando le “radici della terra”.

Neanche la magia di Alarielle, tuttavia, riesce a rallentare la progressione delle armate di Tyrion e l’ombra di Khaine si allunga sempre più sul regno degli Elfi. Le defezioni nell’armata di Malekith si fanno sempre più frequenti e decine di principi abbandonano le armate del Re per ingrossare le fila del principe di Cothique. Quando il tradimento è scoperto nella stessa casata di Imrik, ancora una volta propriziato da un Teclis sempre più diviso tra la lealtà al suo popolo e quella alla sua mentrice Lileath, Alarielle si rende conto che la sconfitta sarebbe altrimenti ineluttabile e convince Malekith ad accettare il piano di Teclis.

Nel frattempo, Lileath è entrata di nascosto a Castel Sternieste, in Sylvania, dove è tenuta prigioniera Eldyra, che Mannfred von Carstein è convinto di aver trasformato in vampira. In realtà, in Eldyra Lileath è riuscita a trasfondere l’essenza di Ereth Khial, la divinità elfa degli inferi. Superato lo shock per la rivelazione, grazie al potere generato dalla moltitudine di anime di elfi in circolazione, causata dalla guerra civile, eccessive persino per Slaanesh che non riesce a cibarsi di tutte, la nuova divinità degli inferi si libera, pronta ad assolvere il suo nuovo ruolo.

Mentre le forze dei lealisti, incalzate dalla forza militare di Tyrion-Khaine, si ritirano sulla costa dell’Eataine che affaccia sul mare interno, Malekith scruta ogni giorno con crescente preoccupazione l’orizzonte nella speranza di vedere le vele della flotta di Lokhir Cuorenero per poter imbarcare le proprie forze alla volta dell’Isola della Morte. All’insaputa di Malekith, Alarielle si imbarca su un solcacieli ed abbandona l’esercito reale, gettando il sovrano nei suoi più tetri pensieri, convinto com'è di essere stato tradito ancora una volta.

Dopo alcuni giorni, mentre l’avanguardia di Tyrion entra finalmente in contatto con la retroguardia di Malekith, la vista della flotta del Signore del Mare Aislinn, ammiraglio delle armate di mare di Lothern e schierato con Tyrion dall’inizio del conflitto, toglie ogni speranza di sopravvivenza al Re Fenice ed ai suoi partigiani. Però la flotta è preceduta a terra dal solcacieli di Alarielle che annuncia di essere riuscita a portare Aislinn nel suo campo, avendogli fatto comprendere gli orrori in cui sono caduti Tyrion ed i suoi seguaci a causa dell’ombra di Khaine. L’evacuazione può allora cominciare, con Malekith ed i suoi campioni impegnati a rallentare l’avanzata delle armate nemiche onde consentire alle proprie truppe di imbarcarsi in relativa sicurezza.

L’operazione si conclude proprio nel momento in cui Malekith intravede all’orizzonte gli stendardi che annunciano l’arrivo sul campo di battaglia del suo nemico. La flotta salpa alla volta dell’isola al centro del Mare dei Sogni: e non un minuto troppo presto, visto che al suo allontanarsi risponde l’arrivo della flotta di Lokhir che ha, a sua volta, cambiato campo e permette quindi alle forze di Khaine di proseguire l’inseguimento. Le navi di Lokhir strabordano di uomini, vista ormai la schiacciante superiorità numerica di Tyrion sui propri nemici. Quando la flotta prende il largo, con le navi basse per il peso del carico, Aislinn approda sull’ammiraglia e si presenta al cospetto del suo ex principe. Torturato dagli incantesimi di Morathi, Aislinn lancia un’ultima maledizione, prima che la Creatrice di Vedove ne strappi la vita dal corpo. Morathi capisce troppo tardi la forza magica della maledizione del Signore di Lothern, favorito di Manann, dio del mare.

Una tempesta sorge all’improvviso, avvolgendo la flotta di Lokhir Cuorenero (fonte: Khaine).

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Ulthuan - Sull'Isola della Morte (ep. 23)


L’Isola della Morte poggia su gigantesche Pietrevia e tutto il suo arido paesaggio è costellato di tali colonne che racchiudono le anime di milioni di elfi estinti nel corso dei millenni, strappandole all’insaziabile fame di Slaneesh. Al centro dell’isola, ad oscurare anche la più immensa di queste Pietrevia, si erge fino al cielo il vortice che contiene i venti della magia, opera del mago Caledor al tempo della prima guerra contro il Caos. Sarà questo il teatro dell’ultimo confronto tra Khaine e Asuryan.

Ciò che resta della flotta di Lokhir, infatti, approda sulla costa nord dell’isola. Vedendo le sue fila ridotte a soli diecimila uomini circa, Khaine richiama in vita tutti i cadaveri su di essa disseminati, inclusi i resti mortali di cinque re fenice che hanno trovato sepoltura sull’isola. Senza perdere ulteriormente tempo, lasciando indietro questi ingenti rinforzi, egli guida il proprio esercito verso il centro dell’isola.

L’armata dell’attuale Re Fenice è schierata di fronte al vortice per consentire a Teclis di effettuare il rituale che gli permetterà di prendere il controllo dei sette venti della magia restanti. L’impresa sarebbe irrealizzabile, anche per un mago potente come Teclis, per l’esiguo numero di maghi che può sostenerlo, tenuto conto che Alarielle ha inviato ad ogni capo del continente elfico i cantamagie silvani chiamati ad intervenire nel caso in cui il piano di Teclis non dovesse andare a buon fine. Un insperato aiuto viene proprio dall’interno del vortice dove, imprigionati oltre lo spazio ed il tempo, i maghi elfi all’origine della creazione del vortice stesso, ed in primis lo stesso Caledor, aiutano Teclis a controllare le forze arcane che, altrimenti, si scatenerebbero in una violenza distruttiva senza precedenti.

Alla vista dell’esercito di Tyrion, Malekith prende coraggio, trovandosi contro un’armata numericamente alla pari con la propria. Mentre egli, in sella al proprio drago Seraphon ed accompagnato da Caradryan e dalle Guardie Nera e della Fenice e dagli Elfi Silvani di Araloth, occupa il centro dello schieramento, Alarielle prende posizione su un’altura, in realtà il tumulo della sua antenata Rialla, alla destra dello schieramento ed al principe Imrik di Caledor è lasciato il compito di difendere la sinistra dello schieramento.

Anche Tyrion divide la propria armata in tre colonne, affidando a Lokhir il compito di fronteggiare Imrik, e al suo luogotenente Dalroth la propria sinistra (di fronte alle forze comandate da Alarielle). Egli mantiene il centro dello schieramento, mentre Morathi, in sella al proprio pegaso, si prepara a sostenere l’esercito con la forza delle sue arti magiche, dove sarà necessario.

In un primo momento, le forze di Caledor seminano la distruzione sul fianco destro dello schieramento dei khainiti. Sulla sinistra, Dalroth, invece, lancia ripetuti attacchi, tatticamente insensati, ma ricompensati unicamente perché sorretti dalla furia del dio del sangue, contro le linee di Alarielle. Nonostante la forza della magia della Regina Eterna, che guarisce ferite e strappa alla morte innumerevoli combattenti del suo campo, l’assalto delle forze di Tyrion mette sempre più sotto pressione le sue truppe. Lo scontro mette l’uno contro l’altro padri e figli, fratelli e sorelle. L’ennesimo esempio è rappresentato da Dalroth e Adranna. Adranna, la cui famiglia era interamente schierata con Tyrion dall'inizio della guerra e che era stata l’apprendista di Morathi, avendo visto l’orrore e la crudeltà in cui erano sprofondati i suoi fratelli, aveva preso parte alla congiura di Korhil, ma era riuscita a mettersi in salvo presso la corte di Alarielle. Utilizzando la magia nera appresa da Morathi, riesce quasi ad uccidere il fratello, ma viene fermata proprio dalla sua maestra che ritorce l’incantesimo contro di lei.

L’arrivo sul campo di battaglia dei morti richiamati da Khaine cambia completamente l’inerzia della battaglia e le forze di Malekith iniziano ad arretrare ovunque (fonte: Khaine).

(continua)
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Re: Cronache della Fine dei Tempi

Post by Baldovino I »

Metà 2525 - Inizio 2526 (9a parte)
Ulthuan - Due dei, l'un contro l'altro armati (ep. 24)


Draghi e principi dragoni di Caledor soccombono di fronte all’inesorabile avanzata dei non-morti sulla destra, mentre a sinistra Alarielle è sempre più in difficoltà a contenere l’avanzata delle forze guidate da Dalroth.

Per la prima volta, di fronte ai resti rianimati degli antichi sovrani di Ulthuan e alla furia di Tyrion, Malekith ha paura ed ordina al suo drago Seraphon di alzarsi in volo, abbandonando il campo di battaglia. Mentre la linea difensiva vacilla, Araloth interviene e con la sua guardia di Elfi silvani di Talsyn impedisce al centro dello schieramento fedele al Re Fenice di essere travolto. Ristabilito un po’ d’ordine, Araloth si concede un momento di pausa dalla battaglia e scruta il cielo alla ricerca del suo sovrano.

Lo sguardo dei due si incrocia, ma quello del Re Fenice non è più impaurito: la sua voce risuona sul campo di battaglia, mentre egli chiama gli spiriti dei Re Fenice che lo hanno preceduto in suo aiuto, a pagare il debito che essi hanno contratto con lui a causa dell’inganno con cui gli hanno negato la corona che gli spettava di diritto. Tutti i suoi predecessori rispondono alla chiamata, con l’eccezione di Aenarion, l’unico a non dovere nulla né al figlio, né tantomeno al suo popolo.

L’arrivo degli spiriti degli antichi re cambia nuovamente gli equilibri dello scontro, lungo tutta la linea della battaglia. Malekith ha, però, in serbo ancora un’ultima arma per vincere lo scontro. Attingendo alla magia che scaturisce potentissima dal vortice, egli lancia un formidabile incantesimo, chiamando in suo aiuto i più grandi eroi elfi caduti nei millenni. Dalla sua spada, Asuryath, fuoriescono lampi di luce blu che si coagulano dando forma fisica agli spiriti dei guerrieri elfi. Ritornano così agli ordini del legittimo Re Fenice, assieme a tanti altri, Eltharion il tetro, in arcione al suo grifone Ala di Tempesta e Korhil, giustiziato poco tempo prima da Dalroth per il tradimento nei confronti di Tyrion.

Al vedere gli antichi re fenice e i grandi eroi di Ulthuan rispondere alla chiamata di Malekith, finalmente, Alith Anar, il re ombra, che sta osservando lo scontro dalla sommità di una delle pietrevia dell’isola, decide quale sarà il suo ruolo in questo scontro.

L’incatesimo lanciato da Malekith è però talmente potente da rompere la concentrazione di Teclis e dei maghi che lo stanno aiutando a controllare i venti di magia. Uno dopo l’altro, Ghur (il vento delle bestie), Chamon (il vento del metallo), Azyr (il vento del cielo) e Aqshy (il vento del fuoco) abbandonano il vortice e sfuggono per sempre al controllo di Teclis. Improvvisamente la terra trema, mentre le forze magiche sfuggono al controllo del mago.

Tyrion comprende finalmente quale deve essere il vero obiettivo e sprona Malhandir verso il vortice. Nulla riesce a resistere alla sua avanzata, elfi in carne ed ossa, spiriti o reincarnazioni. Ovunque egli passa, gli effetti della magia di Malekith vanno in frantumi. Tuttavia è troppo tardi per mutare le sorti dello scontro: prima di scomparire definitivamente, Korhil reclama la testa di Dalroth. Lokhir Cuorenero si accorge troppo tardi di essersi spinto troppo in avanti nel cuore dell’armata di Caledor, mentre, intorno a lui, i suoi fedeli sono stati spazzati via ed il suo destino è ormai segnato.

La magia di Malekith svanisce del tutto, quando il Re Fenice si rende conto che Tyrion sta per raggiungere Teclis. Troppo tardi egli cerca di fermarne l’avanzata, ma Malhandir è troppo veloce, anche per i suoi incantesimi.

La sorte di Teclis sarebbe segnata e la sua testa cadrebbe inesorabilmente al suolo se non fosse per l’ennesimo tradimento di questa guerra civile: giunto vicino al gemello del suo cavaliere, rendendosi conto di quest’ultimo ennesimo omicidio di cui Tyrion si macchierebbe, Malhandir, il più nobile destriero di Ulthuan, si arresta bruscamente, imbizzarrendosi e sbalzando il principe di Cothique a terra. È quanto basta a Malekith per riuscire, finalmente, a piombare sul suo nemico, anche se la violenza con cui questi risponde, costringe a terra anche il Re Fenice.

Le due incarnazioni degli dei elfici Khaine e Asuryan danno quindi vita ad uno scontro come occhi mortali mai avevano potuto contemplare prima. La velocità e la violenza dei colpi è senza pari. Tuttavia, consumata dagli sforzi magici profusi in precedenza, l’essenza di Asuryan abbandona Malekith a poco a poco, consegnandolo ad un destino che appare ormai ineluttabile. Quando all’improvviso la Creatrice di Vedove distrugge Asuryath, il duello si avvicina inesorabilmente alla sua conclusione.

(continua)
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Re: Cronache della Fine dei Tempi

Post by Baldovino I »

Metà 2525 - Inizio 2526 (10a parte)
Ulthuan - La scelta del Re Ombra (ep. 25)


Nel clamore della battaglia è impossibile percepire il suono della corda di un arco che vibra ed il sibilío della freccia da esso scoccata. L’infallibile cecchino è Alith Anar e la sua vittima è Tyrion-Khaine, prima che possa uccidere Malekith. Un istante dopo una seconda freccia colpisce anche il Re Fenice ed entrambi i contendenti crollano a terra. A questo punto, il re ombra si dilegua dal campo di battaglia.

Morathi osserva con crescente disperazione il susseguirsi degli eventi. Alla vista del suo consorte e di suo figlio uccisi, il dolore è troppo lacerante e decide di punire l’intero popolo elfico per tali crimini. Con il suo pegaso entra in ciò che resta del vortice magico, decisa a distruggere Ulthuan e a nulla vale il tentativo di Caledor di fermarla. L’instabilità del vortice magico, però, apre un portale con il reame del Caos e la strage di anime elfiche che si sta consumando non può non attrarre l’attenzione di Slaanesh. Quali vittime potrebbero essere più pregiate di Morathi e Caledor per l’oscura divinità? Nessuno dei due maghi si rende conto della mano del dio che entra nel vortice, li afferra e li trascina nel suo reame.

La terra tutta intorno agli elfi sopravvissuti sull’Isola della Morte inizia a tremare, con voragini che si aprono un po’ ovunque e le onde tutt’intorno che crescono di intensità e di altezza. Teclis, Imrik ed Alarielle si avvicinano ai corpi di Malekith e Tyrion, il cui volto ha finalmente perso tutto l’odio, la rabbia e la sete di sangue che l’ombra di Khaine vi aveva impresso. Teclis, pur percependo il fallimento del suo piano, cattura nel bastone di Lileath gli ultimi tre venti rimasti nel vortice: Ghysh (il vento della luce), Ghyran (il vento della vita) e Ulgu (il vento dell’ombra).
Teclis si rende conto che Malekith, seppur gravemente ferito, è ancora in vita. Nel suo piano originario, il Re Fenice avrebbe dovuto divenire il ricettacolo del vento del fuoco. Ora, pur temendo che ciò possa far tornare predominanti tutti i lati più oscuri della sua personalità, Teclis infonde Ulgu nel suo sovrano e Ghyran in Alarielle, custodendo l’ultimo vento nel suo bastone.

La Regina Eterna, imbevuta del vento della vita, tocca la ferita di Malekith ed il semplice contatto della sua mano rimargina la ferita e dissolve il fusto della freccia. Ma non la sua punta che resta conficcata vicino al cuore del sovrano. Talmente forte è il vento della vita che il semplice passaggio di Alarielle provoca una crescita immediata di un bosco su un’isola rimasta completamente arida per migliaia di anni. È grazie alle radici di questi alberi che una porzione di terra ferma resta temporaneamente intatta, mentre intorno ad essa terremoti e maremoti portano la devastazione. Ed in questo bosco, un po’ alla volta iniziano a trovare rifugio i sopravvissuti alla battaglia finale.

Malekith, risollevatosi da terra, avanza con fatica verso la Creatrice di Vedove e la prende tra le sue mani. I timori di Alarielle, Teclis ed Imrik di vedere il proprio sovrano sprofondare a sua volta nella follia omicida si stemperano rapidamente. Con la morte di Khaine, anche il suo potere ha abbandonato il mondo e la sua spada non è altro che un vuoto simulacro. Malekith, dopo averla tenuta qualche istante tra le mani, la lancia nelle acque che montano tutt’intorno.

(continua)
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Re: Cronache della Fine dei Tempi

Post by lef64 »

Secondo fonti attendibili e riservate GW non pubblicherà la IX Edizione di WH finché non avrai terminato la tua cronaca di The End Times.
Quindi, finchè leggeremo "continua" in calce ai tuoi post inutile lasciarsi andare a farneticazioni sulla data di uscita della Nona Ed. ;)
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Re: Cronache della Fine dei Tempi

Post by Baldovino I »

lef64 wrote:Secondo fonti attendibili e riservate GW non pubblicherà la IX Edizione di WH finché non avrai terminato la tua cronaca di The End Times.
Quindi, finchè leggeremo "continua" in calce ai tuoi post inutile lasciarsi andare a farneticazioni sulla data di uscita della Nona Ed. ;)
Facendo una rapida stima, ad occhio e croce dovrei completarla per il 31 maggio... evvai con le farneticazioni a ruota libera!!! :rofl: 8-) :rofl:
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Re: Cronache della Fine dei Tempi

Post by Baldovino I »

Metà 2525 - Inizio 2526 (11a parte)
Ulthuan / Athel Lorien - Una nuova patria (ep. 26)


Mentre Ulthuan inizia a sprofondare, il piano alternativo di Alarielle viene velocemente attuato. I cantamagie che la regina aveva inviato ai quattro angoli del continente, utilizzando le radici della terra, mettono in salvo quanti più elfi possibili. Il bosco nato sull’Isola della Morte si unisce anch’esso alle radici del mondo consentendo ai sopravvissuti di mettersi in salvo. Prima di lasciare l’isola Alarielle si avvicina al cadavere di Tyrion che ha ripreso le sue naturali fattezze. Una lacrima riga la sua guancia, prima che la regina abbandoni per sempre la sua terra. Imrik resta ancora un istante a fianco di Teclis che non si decide ad abbandonare il corpo del fratello e ne raccoglie le ultime amare considerazioni. Il senso di fallimento ed il rimorso per i tradimenti operati sono un peso terribile per il mago, così come la consapevolezza che il fratello, a parti invertite, non avrebbe mai accettato di usare i propri cari in questo modo. Mentre Imrik abbandona Ulthuan in sella al suo drago, intravede Teclis prendere tra le braccia il corpo di Tyrion e, un attimo dopo, le onde inghiottirli assieme agli ultimi resti della loro terra.

Decine di migliaia di elfi vengono portati in salvo attraverso le radici della terra, ma sono altrettante migliaia quelli che decidono di attendere la morte nelle proprie dimore. Il banchetto di anime è tale che persino Slaanesh non riesce a consumarle tutte. In una remota parte del mondo, assistita da Lileath, la nuova dea degli Inferi, Eldyra, usa il potere da esse generato per creare, in un nuovo mondo, un reame delle anime degli elfi. Innumerevoli sono le anime consumate in questo processo, ma altrettante sono quelle che Eldyra, in questo modo, riesce a strappare a Slaanesh e a portare nel suo mondo.

Nel vecchio mondo, invece, una nuova patria accoglie Elfi Alti e Oscuri: Athel Lorien. Se, da un lato, i secondi accettano facilmente la nuova realtà, sfogando su quello che resta di Bretonnia le loro pulsioni, mai sopite, di saccheggio e rapina, per gli Alti Elfi il dolore per la perdita della loro patria resta sempre presente. Dal loro canto, gli Elfi Silvani accettano i nuovi venuti senza entusiasmo, ma con la profonda soddisfazione di chi percepisce di aver scelto, da sempre, la giusta via e con l’amore altrettanto profondo per la loro regina Alarielle. Grazie alla sua presenza, infatti, la foresta risplende come non mai, popolata anche da nuove creature portate dai rifugiati, come leoni, draghi ed idre, che trovano un habitat ideale nel quale prosperare.

A pagare le conseguenze più gravi della riunione degli elfi in un’unica nazione sono, però, gli uominibestia cacciati e massacrati fin nei più remoti angoli della foresta.

Finalmente, Alarielle acconsente a celebrare il matrimonio con Malekith. A presiedere la cerimonia è l’ultima divinità del pantheon elfico rimasta: Lileath che procede anche ad incoronare Malekit Re dell’Eternità. Il cuore del sovrano, però ed a causa di Ulgu, è sempre carico di amarezza ed oscurità, con la ferita subita sull’Isola della Morte che non accenna a rimarginarsi. Spesso cerca la solitudine nella foresta ed è durante uno di questi momenti che percepisce una presenza alle sue spalle. Senza voltarsi egli chiede ad Alith Anar se è venuto per terminare il lavoro iniziato ai piedi del vortice. Il Re Ombra gli rivela che non ha intenzione di ucciderlo, ma che intende avvertirlo che sorveglierà da vicino ogni sua mossa, per impedire che ricada nella crudeltà che aveva dimostrato nei seimila anni da Re Stregone e laddove questa eventualità dovesse realizzarsi, non esiterebbe ad ucciderlo. La punta della freccia ed il dolore che essa provoca continueranno a ricordargli la presenza continua di questa minaccia (fonte: Khaine).

Nel cuore di Athel Loren, Lileath conduce Araloth dietro una cascata dove gli mostra un portale verso un altro mondo, dove vive, protetta dai campioni di Bretonnia, la loro figlia cui Lileath ha devoluto la sua essenza divina. Lo stesso accadrà con Araloth quando varcherà il portale. Egli sarà chiamato a forgiare il nuovo mondo assieme alla loro figlia, quale novello Asuryan, affinché il ciclo, consumatosi in questo mondo, possa ricominciare nel nuovo. Araloth prova ad opporsi, ma Lileath riesce a convincerlo e a fargli comprendere che lei deve restare in questo mondo per mantenere viva la speranza e guidare elfi e uomini nella lotta contro il Caos, in modo da tenerli occupati quanto più possibile per celare il nuovo mondo dalle loro attenzioni. Finalmente convinto, lacerato tra la gioia per la notizia di poter vivere assieme ad una figlia che ignorava di avere e la tristezza dell’abbandono dell’essere amato, Araloth varca il portale (fonte: ultima pagina del Volume Khaine).

(continua)
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Re: Cronache della Fine dei Tempi

Post by Baldovino I »

Metà 2525 - Inizio 2526 (12a parte)
Karak Kandrin - Il pugno del Re Sventratore (ep. 27)


Ungrim Pugnodiferro, il re sventratore di Karak Kandrin è furibondo. Molto più del solito. Da più di un anno la marmaglia skaven assedia la sua fortezza. Osservare dall’alto delle sue mura le orde di skaven costruire impunemente strane impalcature all’interno delle quali sorgono un po’ alla volta bizzarre strutture fatte di travi di legno ed ingranaggi di metallo è diventato intollerabile.
Per questo decide di radunare una forza mobile ed attaccare senza ulteriore indugio. In silenzio e tetri marciano i nani, accompagnati unicamente dal ritmico ed incessante battito di stivali di ferro.
I nani hanno coperto quasi metà della distanza tra loro ed il nemico quando dai tunnel adiacenti il passo iniziano ad affluire linee di ratti giganti e ratti del clan a rinforzo delle esigue file di soldati che proteggono le strutture in legno.

Nascosta in grotte e gallerie lungo i crinali dei monti che costeggiano il passo, l’artiglieria nanica apre il fuoco, mietendo vittime e distruggendo parte delle strutture, mentre, in basso, la forza nanica, composta principalmente di spaccaferro e sventatori carica il nemico.

A tentare di bloccare l’avanzata del nemico di sempre si fa avanti il Signore della guerra Rikcruk Lamaffilata, al vertice del Clan Rictus e deciso a cogliere l’opportunità di afferrare la gloria della vittoria sul nemico di sempre, a dispetto della poca fiducia nutrita nei suoi confronti dal capo dell’assedio, Ikit l’Artiglio del clan Skryre. Lamaffilata, in prima fila al momento dell’inizio della controcarica skaven si ritrova, opportunamente, nelle retrovie, quando le sue forze si scontrano con il nemico. I nani, però, guidati dal loro re sventratore appaiono inarrestabili ed Ungrim miete vittime a destra e manca, finché non raggiunge il palanchino di Rickruk e con un possente colpo dell’Ascia di Dargo lo taglia in due. A quel punto i superstiti del Clan Rictus si danno alla fuga.

Ikit non si attendeva nulla di diverso e aveva già approntato l’ondata successiva. Dai tunnel fuoriescono le ultime creazioni dei folli laboratori del Clan Moulder, gli Stormfiends (demoni di tempesta), colossi torreggianti ricavati dalla fusione di armamenti letali ed armature di warpietra direttamente su parti del corpo di rattogri. Iniziando a sparare all’impazzata, sugli alleati in fuga prima e sui nani in carica poi, gli stormfiends mietono vittime incalcolabili, soprattutto sugli sventratori. Quando la linea dei nani sembra cedere di fronte a tale violenza di fuoco, dalle montagne dietro il passo emerge una squadriglia di girocotteri che scarica una serie di bombe sul nemico, mentre dai monti emergono squadre di rangers che iniziano a tempestare il nemico a colpi di balestra. I nani recuperano vigore ed entusiasmo, guidati, ancora una volta dal loro re. Mentre si prepara ad uccidere l’ultimo rattogre che gli si para di fronte, Ungrim colpisce i serbatoi che alimentano i lancia warpfiamme della bestia. Una conflagrazione catastrofica avvolge il re.

Il tempo sembra arrestarsi per i suoi fedeli sudditi, mentre l’esplosione fonde metallo e granito tutt’intorno, distruggendo qualsiasi cosa incontri sul suo cammino nel raggio di decine di metri. Grande è la loro sorpresa nel vederlo emergere incolume, con lingue di fuoco che danzano sulla sua cresta e sulla barba e con l’Ascia di Drago risplendente come non mai.

La strage di skaven prosegue, allora, ancor più vemente e fino alle impalcature, dove i nani iniziano a distruggere le macchine degli uomini-ratto. Ikit ha già fatto da tempo rientro al sicuro dei tunnel e, vedendo il frutto delle sue macchinazioni distrutto dal nemico, cambia rapidamente piano. Le strutture in costruzione dovevano servire da carri per trasportare tre serbatoi di un gas letale come nessun altro fin sotto le mura di Karak Kandrin. A questo punto, Ikit decide di inserire le tre bombe all’interno stesso di tre abomini di pozzo d’inferno fornitigli dal Clan Moulder.

Mentre i domabestie guidano le creature mostruose verso le porte di Karak Kandrin, Ungrim interrompe momentaneamente l’inseguimento del nemico, bloccato da uno strano presentimento. Si guarda intorno e percepisce di essersi allontanato troppo dall’entrata della fortezza. Quando sente i primi colpi di cannone che provengono dalle mura di Karak Kandrin, fa suonare la ritirata e cerca di riportare quanto più velocemente le sue forze a difesa della città.

Le batterie di artiglieri a difesa del cancello della fortezza non riescono ad arrestare l’avanzata degli abomini. Le rune di Vallaya non risplendono più da tempo ed un po’ alla volta l’impensabile accade. I portali che avevano respinto per migliaia di anni qualsiasi attacco, iniziano a scricchiolare sotto i colpi degli abomini, finché alcune brecce si aprono, consentendo alle tre mostruosità di entrare nella fortezza, dove sono accolti da una nuova salva di colpi d’artiglieria. Al sicuro, lontano da lì, Ikit aziona un dispositivo di controllo a distanza di sua invenzione. Inizialmente il marchingegno non sembra determinare nessuna detonazione, poi, improvvisamente, un rumore sordo riecheggia per il passo intero (fonte: Tanquol).

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