[NARR1] L'assedio
Posted: 14 Mar 2011, 13:41
Una luce accecante, più intensa della luce di mille soli: il cielo si colorò di tonalità mai viste, prima di essere ricoperto dalla più tetra oscurità. Passarono pochi minuti, poi arrivarono il vento infernale e il boato: un vento impetuoso come nessuno prima di allora, caldo come lava vulcanica e soffocante come la sabbia del deserto. Tutti coloro che non erano al riparo vennero corrosi vivi da quella nuvola di morte. Ich’Naboq, il grande campione di Crak-Nagarok, si era issato sulle mura, spada e scudo in mano per sfidare la nuvola infernale: precipitò a terra poco dopo, avvolto in una fiamma violacea che sconvolgeva in modo orribile le sue membra. Quando il fuoco si estinse, di lui non rimaneva neppure la cenere.
Con il vento era anche giunto il boato dell’esplosione: un sibilo spettrale che andava via via crescendo, fino a diventare talmente acuto da uccidere molti colpendoli al cervello.
L’oscurità diventava sempre più opprimente, nel cielo rannuvolato si poteva udire il suono di ali membranose e di artigli: stridii, urla, fiamme che cadevano dal cielo. Poi incominciò a nevicare: faceva freddo e cadeva una strana neve bluastra dalle nubi: quelli che, per qualche motivo, assaggiarono quella neve, furono colti da tremende convulsioni e lasciarono nell’agonia questo mondo. Nella confusione e nell’incertezza più totale, solo i sauri mantenevano la calma: guidati da un ordine telepatico, confluirono dalle caserme sulle mura e sui bastioni a nord: le macchine da guerra vennero preparate e caricate. Di li a poco ci sarebbe stata battaglia.
Mentre nella città avvenivano queste cose, una voce si diffuse ed echeggiò nel cielo: “Tremate di fronte al mio cospetto: sono il Caos, distruttrice di mondi!”
Il giorno seguente videro gli splendidi vascelli argentati degli Antichi dirigersi verso nord: la luce che li circondava rischiarava un poco le tenebre che avvolgevano ormai da tre giorni Gaia. Li videro, e il loro morale venne enormemente risollevato: ma l’effetto durò poco, così come poco resistettero gli Antichi. Non si erano ancora allontanati molto dalla nostra città che iniziò il combattimento: raggi di luce, fulmini, esplosioni. Era uno spettacolo impressionante, e ancora di più perché, una ad una, le navi degli Antichi vennero tutte distrutte da avversari formidabili ma invisibili. Passarono ancora poche ore, poi i monoliti sacri posti sulle colline attorno a Crak-Nagarok iniziarono a vibrare, si illuminarono e scagliarono a loro volta fulmini multicolore contro dei nemici che ancora non era dato di vedere. Le difese esterne della città si erano attivate per la prima volta da quando vennero innalzate. A quel punto uscì dal tempio il Reverendissimo Lord Xipa-Laca e così si rivolse ai soldati:
“Figli degli Dei Antichi. Un’ora triste è giunta per noi, per il nostro impero e per il nostro mondo: gli Antichi, nostri progenitori, sono stati sconfitti dagli esseri più abominevoli dell’intero cosmo, i demoni al servizio del Caos. Lo scontro che ci aspetta è assolutamente impari: loro sono infiniti, noi pochi. Nonostante questo, il destino di questo mondo è ora nelle mani nostre, degli Elfi e dei Nani. Gli Elfi e i Nani hanno unito le loro forze e stanno tenendo le terre al di là dell’oceano da circa cinque giorni. Ora il Caos cercherà di sfondare dalla nostra parte, puntando sulle città di Lustria e, in special modo su Itza. Itza non è pronta, ha bisogno di tempo, e tempo e ciò che le daremo: sono state sigillate tutte le stanze e nascoste le reliquie. Affronteremo ora, insieme alle altre città del nord, la nostra morte, ma che il sangue che versiamo possa alimentare la fioca scintilla della speranza. Per Crak-Nagarok e per il mondo! Alle mura!”
Infine era dunque giunto il momento: la fine era certa e vicina.
Ma una scena riempì il cuore di tutti gli uomini lucertola di coraggio e determinazione: vennero accesi i fuochi di segnalazione sulla cima delle torri. Minuscole scintille in un mare di oscurità: uno dopo l’altro, migliaia di tali fuochi si accesero in ogni angolo, su ogni monte del territorio a sud della città. Migliaia che combattevano insieme a loro e, all’orizzonte, dietro alle montagne, un tenue chiarore: la torre di Itza era accesa. La speranza divampava.
Le difese esterne vennero superate in poche ore e nella piana gelata confluirono esseri mostruosi, vere aberrazioni della natura: piccoli esseri cangianti, guerrieri ferini, carcasse putrescenti o viziose entità simili a elfi. Nere creature alate oscuravano ulteriormente il cielo, mentre esseri torreggianti, alti più di una cinquantina di metri, si facevano largo nella marea pulsante. Le difese cittadine vennero allora attivate: uno ad uno, i trabucchi e i cannoni al plasma vomitarono una pioggia di proiettili sugli assalitori. I primi, con semplice efficacia, spiaccicavano i demoni che tentavano di avvicinarsi e, in qualche occasione, spedirono a terra anche i demoni maggiori e le più grandi aberrazioni che si facevano largo tra la massa. I cannoni al plasma eruttavano metallo incandescente che, misto alla neve malsana e ai fulmini innaturali, rendeva il paesaggio apocalittico: la dove il proiettile colpiva il terreno, si apriva un cratere enorme con corpi di demoni dilaniati e bruciati. Una volta avvicinatosi ancora di più, fu il turno delle armi da tiro convenzionali e della magia degli Slann: nugoli di frecce, dardi, quadrelle e giavellotti si diressero come una nube omicida contro lo schieramento demoniaco, mentre i potenti signori della città evocavano ogni sorta di portento per arginare la marea caotica. Dopo la prima ora di assalto sembrò che Crak-Nagarok potesse resistere, dato che i demoni venivano falcidiati prima ancora che potessero avvicinarsi alle mura.
L’assalto vero ebbe luogo dopo poco tempo: i demoni cangianti, insieme ai loro patroni proteiformi, iniziarono a rispondere al fuoco con magie terribili. Vennero colpiti principalmente i serventi delle macchine da guerra, che vennero mutati e trasformati in demoni orribili e letali: al tempo stesso, gli esseri ferini e i putrescenti assaltarono le mura e portarono, in poco tempo, il combattimento sugli spalti. La furia guerriera dei primi e la resistenza dei secondi non era certo superiore a quella dei guerrieri sauri, ma questi ultimi erano in numero decisamente inferiore, e ogni perdita subita faceva aumentare enormemente la pressione sulla sezione di muro assaltata. I demoni maggiori inoltre erano delle vere e proprie bestie da corpo a corpo: si narra che ben sette anziani sauri, combattendo insieme, vennero sconfitti da una sola di queste bestie, denominate in seguito Divoratori. La battaglia sugli spalti e nelle strade della città durò sette giorni, e fu caratterizzata da atti di eroismo incredibile: sicuramente da ricordare è la resistenza nella piazza delle Ore. Cinquanta sauri tennero la piazza per due giorni interi, rallentando così la marea: la punizione per questo ostacolo da parte degli dei oscuri fu terribile, in quanto i corpi e le anime dei guerrieri sauri vennero fusi per sempre alle pietre della pavimentazione della piazza.
Dopo i sette giorni di resistenza in città e i cinque nell’edificio del tempio, agli occhi degli uomini lucertola di Crak-Nagarok si presentò un visione terribile: nella notte, le luci di segnalazione delle città vicine stavano una ad una scomparendo, sostituite da un’aura di oscurità e maledizione. Dopo tre settimane di resistenza, l’unica luce nel continente nord ancora accesa era quella di Crak-Nagarok: l’esercito della città era ormai ridotto a circa cento cavalieri sauri e al sire stesso della città, Xipa-Laca. Tutte le orde demoniache erano confluite sulla città, desiderose di abbatterla per prime e ricevere così premi dai loro dei oscuri. Con un immane sforzo di volontà che lasciò lo slann notevolmente indebolito, il portale delle stelle venne attivato e venne creata una via sicura verso Itza: furono inviati a Itza gli scribi scinchi (i quali avevano nel frattempo registrato un gran numero di dati sui punti di forza e di debolezza degli assalitori), tutte le reliquie e le piastre sacre, nonché i dispositivi principali per far funzionare il monolito maximus e il cancello delle stelle. Venne offerta anche a chi volesse tra i sauri l’opportunità di unirsi ai ranghi di Itza, ma nessuno volle abbandonare la propria città. Così si chiuse per l’ultima volta il portale della città di Crak-Nagarok, sulle cui macerie sorge ora la cittadella di Naggarond.
I sauri su naggaronte guidarono un’ultima sortita fuori dalle mura del tempio: cento cavalieri in carica penetrarono a fondo nello schieramento avversario, per poi essere falcidiati uno ad uno. Si dice che l’ultimo sauro di Crak-Nagarok, vedendo i suoi fratelli decimati, sia stato colto da una rabbia tale da servirsi dei corpi dei demoni uccisi come armi: combattendo così si fece largo fino ad un demone maggiore Signore del Mutamento. Non fece in tempo a sfidare l’avversario che questi lo aveva già colpito con un vile incantesimo a distanza.
Rimaneva solo il tempio da prendere, senza difensori, ad eccezione del signore della città: la sua magia avrebbe potuto tenere impegnati ancora per un giorno o due i demoni, e ciò non era tollerabile: si fece così avanti l’Eletto, il campione prescelto del Caos, un miserevole umano che, animato dall’invidia per i grandi dei Antichi, aveva instillato in loro la corruzione e aveva manomesso i portali polari.
La protezione degli dei del Caos era grande su di lui, cosicchè gli incantesimi dello stremato sacerdote Slann non furono per nulla efficaci: in pochi minuti, la lama di Morkar-così si chiamava l’Eletto- era affondata nel corpo del mago. Mentre Morkar pregustava già la vittoria, Xipa-Laca così lo apostrofò, con una voce che oramai si riduceva a sussurro:
“Stolto, hai compiuto esattamente ciò che le stelle preannunciavano. Se prima la nostra vittoria era incerta, ora è sicura. Tu non puoi essere battuto da me in queste condizioni, ma c’è chi è più forte di me, e di te, e la tua fretta ti ha portato in una trappola che ti costerà caro. Sabbie del tempo, siate fortezza per questa regione: che gli esseri empii non possano uscirne prima della prossima luna!”
Così dicendo, Xipa-Laca spirò, e con esso la città di Crak-Nagarok cessò di esistere. Quando i demoni tentarono di muoversi verso sud, scoprirono che al livello della città, in tutti i luoghi del mondo, si era creata una sorta di barriera insuperabile che sarebbe scomparsa solo di li ad un mese.
Non si conosce il fato degli Antichi con esattezza, se cioè essi fuggirono o piuttosto perirono tutti nella guerra. Sta di fatto che gli Slann si dovettero assumere il grave incarico di difendere il mondo dalla minaccia del Caos. Le difese che gli Antichi avevano apprestato per gli C’Tan si rivelarono preziose anche contro i demoni, facendo guadagnare sempre più tempo alle città per rinforzare i presidi e chiamare alle armi tutti gli alleati. Le città di Uomini Lucertola di Naggaroth come Crak-Nagarok vennero sacrificate, mentre la Lustria, le Terre Meridionali e le Isole del Drago si preparavano alla guerra. Ogni roccaforte ha la sua storia, così come hanno la loro storia gli Elfi e i Nani, ma noi ci occuperemo della sola Itza.
[continua]
Con il vento era anche giunto il boato dell’esplosione: un sibilo spettrale che andava via via crescendo, fino a diventare talmente acuto da uccidere molti colpendoli al cervello.
L’oscurità diventava sempre più opprimente, nel cielo rannuvolato si poteva udire il suono di ali membranose e di artigli: stridii, urla, fiamme che cadevano dal cielo. Poi incominciò a nevicare: faceva freddo e cadeva una strana neve bluastra dalle nubi: quelli che, per qualche motivo, assaggiarono quella neve, furono colti da tremende convulsioni e lasciarono nell’agonia questo mondo. Nella confusione e nell’incertezza più totale, solo i sauri mantenevano la calma: guidati da un ordine telepatico, confluirono dalle caserme sulle mura e sui bastioni a nord: le macchine da guerra vennero preparate e caricate. Di li a poco ci sarebbe stata battaglia.
Mentre nella città avvenivano queste cose, una voce si diffuse ed echeggiò nel cielo: “Tremate di fronte al mio cospetto: sono il Caos, distruttrice di mondi!”
Il giorno seguente videro gli splendidi vascelli argentati degli Antichi dirigersi verso nord: la luce che li circondava rischiarava un poco le tenebre che avvolgevano ormai da tre giorni Gaia. Li videro, e il loro morale venne enormemente risollevato: ma l’effetto durò poco, così come poco resistettero gli Antichi. Non si erano ancora allontanati molto dalla nostra città che iniziò il combattimento: raggi di luce, fulmini, esplosioni. Era uno spettacolo impressionante, e ancora di più perché, una ad una, le navi degli Antichi vennero tutte distrutte da avversari formidabili ma invisibili. Passarono ancora poche ore, poi i monoliti sacri posti sulle colline attorno a Crak-Nagarok iniziarono a vibrare, si illuminarono e scagliarono a loro volta fulmini multicolore contro dei nemici che ancora non era dato di vedere. Le difese esterne della città si erano attivate per la prima volta da quando vennero innalzate. A quel punto uscì dal tempio il Reverendissimo Lord Xipa-Laca e così si rivolse ai soldati:
“Figli degli Dei Antichi. Un’ora triste è giunta per noi, per il nostro impero e per il nostro mondo: gli Antichi, nostri progenitori, sono stati sconfitti dagli esseri più abominevoli dell’intero cosmo, i demoni al servizio del Caos. Lo scontro che ci aspetta è assolutamente impari: loro sono infiniti, noi pochi. Nonostante questo, il destino di questo mondo è ora nelle mani nostre, degli Elfi e dei Nani. Gli Elfi e i Nani hanno unito le loro forze e stanno tenendo le terre al di là dell’oceano da circa cinque giorni. Ora il Caos cercherà di sfondare dalla nostra parte, puntando sulle città di Lustria e, in special modo su Itza. Itza non è pronta, ha bisogno di tempo, e tempo e ciò che le daremo: sono state sigillate tutte le stanze e nascoste le reliquie. Affronteremo ora, insieme alle altre città del nord, la nostra morte, ma che il sangue che versiamo possa alimentare la fioca scintilla della speranza. Per Crak-Nagarok e per il mondo! Alle mura!”
Infine era dunque giunto il momento: la fine era certa e vicina.
Ma una scena riempì il cuore di tutti gli uomini lucertola di coraggio e determinazione: vennero accesi i fuochi di segnalazione sulla cima delle torri. Minuscole scintille in un mare di oscurità: uno dopo l’altro, migliaia di tali fuochi si accesero in ogni angolo, su ogni monte del territorio a sud della città. Migliaia che combattevano insieme a loro e, all’orizzonte, dietro alle montagne, un tenue chiarore: la torre di Itza era accesa. La speranza divampava.
Le difese esterne vennero superate in poche ore e nella piana gelata confluirono esseri mostruosi, vere aberrazioni della natura: piccoli esseri cangianti, guerrieri ferini, carcasse putrescenti o viziose entità simili a elfi. Nere creature alate oscuravano ulteriormente il cielo, mentre esseri torreggianti, alti più di una cinquantina di metri, si facevano largo nella marea pulsante. Le difese cittadine vennero allora attivate: uno ad uno, i trabucchi e i cannoni al plasma vomitarono una pioggia di proiettili sugli assalitori. I primi, con semplice efficacia, spiaccicavano i demoni che tentavano di avvicinarsi e, in qualche occasione, spedirono a terra anche i demoni maggiori e le più grandi aberrazioni che si facevano largo tra la massa. I cannoni al plasma eruttavano metallo incandescente che, misto alla neve malsana e ai fulmini innaturali, rendeva il paesaggio apocalittico: la dove il proiettile colpiva il terreno, si apriva un cratere enorme con corpi di demoni dilaniati e bruciati. Una volta avvicinatosi ancora di più, fu il turno delle armi da tiro convenzionali e della magia degli Slann: nugoli di frecce, dardi, quadrelle e giavellotti si diressero come una nube omicida contro lo schieramento demoniaco, mentre i potenti signori della città evocavano ogni sorta di portento per arginare la marea caotica. Dopo la prima ora di assalto sembrò che Crak-Nagarok potesse resistere, dato che i demoni venivano falcidiati prima ancora che potessero avvicinarsi alle mura.
L’assalto vero ebbe luogo dopo poco tempo: i demoni cangianti, insieme ai loro patroni proteiformi, iniziarono a rispondere al fuoco con magie terribili. Vennero colpiti principalmente i serventi delle macchine da guerra, che vennero mutati e trasformati in demoni orribili e letali: al tempo stesso, gli esseri ferini e i putrescenti assaltarono le mura e portarono, in poco tempo, il combattimento sugli spalti. La furia guerriera dei primi e la resistenza dei secondi non era certo superiore a quella dei guerrieri sauri, ma questi ultimi erano in numero decisamente inferiore, e ogni perdita subita faceva aumentare enormemente la pressione sulla sezione di muro assaltata. I demoni maggiori inoltre erano delle vere e proprie bestie da corpo a corpo: si narra che ben sette anziani sauri, combattendo insieme, vennero sconfitti da una sola di queste bestie, denominate in seguito Divoratori. La battaglia sugli spalti e nelle strade della città durò sette giorni, e fu caratterizzata da atti di eroismo incredibile: sicuramente da ricordare è la resistenza nella piazza delle Ore. Cinquanta sauri tennero la piazza per due giorni interi, rallentando così la marea: la punizione per questo ostacolo da parte degli dei oscuri fu terribile, in quanto i corpi e le anime dei guerrieri sauri vennero fusi per sempre alle pietre della pavimentazione della piazza.
Dopo i sette giorni di resistenza in città e i cinque nell’edificio del tempio, agli occhi degli uomini lucertola di Crak-Nagarok si presentò un visione terribile: nella notte, le luci di segnalazione delle città vicine stavano una ad una scomparendo, sostituite da un’aura di oscurità e maledizione. Dopo tre settimane di resistenza, l’unica luce nel continente nord ancora accesa era quella di Crak-Nagarok: l’esercito della città era ormai ridotto a circa cento cavalieri sauri e al sire stesso della città, Xipa-Laca. Tutte le orde demoniache erano confluite sulla città, desiderose di abbatterla per prime e ricevere così premi dai loro dei oscuri. Con un immane sforzo di volontà che lasciò lo slann notevolmente indebolito, il portale delle stelle venne attivato e venne creata una via sicura verso Itza: furono inviati a Itza gli scribi scinchi (i quali avevano nel frattempo registrato un gran numero di dati sui punti di forza e di debolezza degli assalitori), tutte le reliquie e le piastre sacre, nonché i dispositivi principali per far funzionare il monolito maximus e il cancello delle stelle. Venne offerta anche a chi volesse tra i sauri l’opportunità di unirsi ai ranghi di Itza, ma nessuno volle abbandonare la propria città. Così si chiuse per l’ultima volta il portale della città di Crak-Nagarok, sulle cui macerie sorge ora la cittadella di Naggarond.
I sauri su naggaronte guidarono un’ultima sortita fuori dalle mura del tempio: cento cavalieri in carica penetrarono a fondo nello schieramento avversario, per poi essere falcidiati uno ad uno. Si dice che l’ultimo sauro di Crak-Nagarok, vedendo i suoi fratelli decimati, sia stato colto da una rabbia tale da servirsi dei corpi dei demoni uccisi come armi: combattendo così si fece largo fino ad un demone maggiore Signore del Mutamento. Non fece in tempo a sfidare l’avversario che questi lo aveva già colpito con un vile incantesimo a distanza.
Rimaneva solo il tempio da prendere, senza difensori, ad eccezione del signore della città: la sua magia avrebbe potuto tenere impegnati ancora per un giorno o due i demoni, e ciò non era tollerabile: si fece così avanti l’Eletto, il campione prescelto del Caos, un miserevole umano che, animato dall’invidia per i grandi dei Antichi, aveva instillato in loro la corruzione e aveva manomesso i portali polari.
La protezione degli dei del Caos era grande su di lui, cosicchè gli incantesimi dello stremato sacerdote Slann non furono per nulla efficaci: in pochi minuti, la lama di Morkar-così si chiamava l’Eletto- era affondata nel corpo del mago. Mentre Morkar pregustava già la vittoria, Xipa-Laca così lo apostrofò, con una voce che oramai si riduceva a sussurro:
“Stolto, hai compiuto esattamente ciò che le stelle preannunciavano. Se prima la nostra vittoria era incerta, ora è sicura. Tu non puoi essere battuto da me in queste condizioni, ma c’è chi è più forte di me, e di te, e la tua fretta ti ha portato in una trappola che ti costerà caro. Sabbie del tempo, siate fortezza per questa regione: che gli esseri empii non possano uscirne prima della prossima luna!”
Così dicendo, Xipa-Laca spirò, e con esso la città di Crak-Nagarok cessò di esistere. Quando i demoni tentarono di muoversi verso sud, scoprirono che al livello della città, in tutti i luoghi del mondo, si era creata una sorta di barriera insuperabile che sarebbe scomparsa solo di li ad un mese.
Non si conosce il fato degli Antichi con esattezza, se cioè essi fuggirono o piuttosto perirono tutti nella guerra. Sta di fatto che gli Slann si dovettero assumere il grave incarico di difendere il mondo dalla minaccia del Caos. Le difese che gli Antichi avevano apprestato per gli C’Tan si rivelarono preziose anche contro i demoni, facendo guadagnare sempre più tempo alle città per rinforzare i presidi e chiamare alle armi tutti gli alleati. Le città di Uomini Lucertola di Naggaroth come Crak-Nagarok vennero sacrificate, mentre la Lustria, le Terre Meridionali e le Isole del Drago si preparavano alla guerra. Ogni roccaforte ha la sua storia, così come hanno la loro storia gli Elfi e i Nani, ma noi ci occuperemo della sola Itza.
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