Diario di Viaggio
Quinto Giorno del Terzo MeseAbbiamo superato il Passo del Corvo e ci prepariamo a scendere nella sottostante vallata.
Davanti a noi si stende senza fine il paesaggio della Transilvania.
Settimo Giorno del Terzo Mese
I picchi dei Monti al Confini del Mondo sono alle nostre spalle. Avanziamo lungo una strada polverosa, maltenuta. I carri sobbalzano di continuo, le ruote e gli assi gemono sul punto di spezzarsi.
Elizavetgorod, la nostra meta, è solo a cinque giorni di cammino.
Ottavo Giorno del Terzo Mese
Notte insonne. Al calare delle tenebre una improvvisa bufera di ghiaccio ci ha investito. Le forti raffiche di vento hanno estinto i fuochi del nostro campo e siamo caduti nell'oscurità totale.
La nostra guida, un boscaiolo originario di queste terre, si è chiuso in un mutismo assoluto, mentre i suoi occhi esprimevano un gelido terrore.
Nel vento si distinguevano altri, strani suoni che non saprei definire. Erano suoni gelidi, quasi il respiro di esseri che non appartengono a questo mondo.
All'alba la tempesta si è improvvisamente dissolta, quasi cacciata dal primo raggio di sole.
I mercenari della nostra scorta appaiono provati; mormorano di strane creature che popolavano la notte attorno al nostro campo.
Nono Giorno del Terzo Mese
Tutto come la notte precedente.
Al calare delle ombre la strana tempesta ha ripreso ad agitarsi attorno al nostro campo per poi esaurirsi improvvisamente al sorgere del sole.
Siamo tutti provati, stanchi e spaventati.
A mezza mattinata entriamo in un villaggio. Sono poche casupole rabberciate, raccolte attorno ad una taverna. Ci accoglie lo starosta, il vecchio del villaggio. Punta su di noi uno specchio e sembra sollevato mentre vi osserva i nostri volti riflessi.
Decidiamo di trascorrere la notte alla locanda in cerca di riposo e di riparo.
Decimo Giorno del Terzo Mese
Ancora una notte da incubo. La tempesta è venuta a cercarci al calare del sole. Le mure e gli infissi della taverna tremavano e gemevano sotto il respiro di quel vento innaturale. Nella stalla attigua alla locanda i cavalli si agitavano e scalciavano.
Al culmine della sarabanda notturna, allo scoccare della dodicesima ora, il vento si è placato, improvvisamente come era calato.
Un silenzio innaturale ci ha avvolto, interrotto solo da bisbiglii e strani gesti di scongiuro dei nostri ospiti.
Il silenzio iniziò a riempirsi di un suono cupo e sordo che si avvicinava a noi. Era il rumore di zoccoli di cavalli.
"Gli uomini del Vojevoda!"
"La Drushina del Batory!"
Le frasi erano bisbigliate dai nostri ospiti che sembravano pietrificati dal terrore.
Il suono degli zoccoli divenne più forte: avvertii che i misteriosi cavalieri si trovavano oltre le pareti della locanda, tutto attorno a noi.
I nitriti echeggiavano con un suono freddo, innaturale, che gelava il sangue.
Ci avvolse un odore putrido, di morte ; una strana nebbiolina verdognola filtrava dagli infissi sbarrati.
Non una voce, un comando venne pronunciato dai cavalieri; si udivano solo il calpestio degli zoccoli e gli striduli nitriti.
All'improvviso un suono cupo e metallico riempì l'aria sovrastando il rumore prodotto dai destrieri: era un corno che annunciava un ordine. Rispondendo al comando i cavalieri si allontanarono al trotto e poco dopo furono inghiottiti dalla notte e dal suo silenzio.
Undicesimo Giorno del Terzo Mese
Dopo una notte segnata dagli incubi ci destammo di primo mattino.
Volevamo lasciarci alle spalle in fretta il villaggio, la taverna, ed il terrore di quella notte.
I nostri preparativi furono interrotti da un improvviso trambusto.
Il garzone di stalla pendeva da una corda appesa alla trave centrale della stalla. Il volto era segnato dal terrore. Il panico per la visita dei misteriosi cavalieri lo aveva spinto a togliersi la vita per sfuggire a qualcosa di peggio.