[NARR1] Siamo Noi che diamo vita ai demoni!

Questa sezione è dedicata ai libri ed ai fumetti. Tra questi, come non citare il mitico Ratman ?!?
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regina dei gatti
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[NARR1] Siamo Noi che diamo vita ai demoni!

Post by regina dei gatti »

Per questo mio primo contest narrativo, Carta Bianca, realizzerò un piccolo background per un’armata di demoni avente come generale il “Custode dei segreti”.

Si tratterà comunque di sviluppare quella che in principio era una mezza paginetta, fatta su e via in una sera, per una partita demoni contro alti elfi, risalente ancora alla settima edizione di Warhammer Fantasy.

Vi chiedo solo un po’ di pazienza in quanto l’idea c’è già ma ci vuole un po’ di tempo per trasformarla in parola scritta.

E buon contest a tutti. :beer:
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Orcry
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Re: [NARR1] Siamo Noi che diamo vita ai demoni!

Post by Orcry »

Nessun problema ;) Non so Godel; ma per quanto mi riguarda buona parte del racconto era già pronta da molto tempo. Non è che sono un mostro letterario che riesce a scrivere in due giorni :lol:

Vai tranquilla che di tempo ne hai.
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regina dei gatti
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Re: [NARR1] Siamo Noi che diamo vita ai demoni!

Post by regina dei gatti »

* * * *

Hans Durchschnitt non era un ragazzo dotato, ne mai aveva provato ad impegnarsi seriamente in qualcosa.
La sua vita scorreva noiosa e abitudinaria, scandita dai doveri decisi per lui da suo padre.
Era il figlio di mezzo di un ricco notaio e non poteva certo passare il suo tempo a guardare le nuvole in cielo o a giocare fuori nel fango con la plebe del piccolo borgo.
Il fratello maggiore avrebbe ereditato l’attività del padre, mentre il fratello più piccolo avrebbe sposato Caterina la bella, la giovane figlia dell’amico farmacista del padre.
A lui sarebbe toccato studiare alla biblioteca presso i preti di Sigmar.
Infatti, a giudizio del padre, il ragazzo non sarebbe mai stato in grado di affrontare con successo le sfide che il mondo gli avrebbe presentato d’innanzi.
Anzi, il rischio era che alla lunga avrebbe solo creato dei problemi a tutta la famiglia.
Ecco perché, diventare un religioso o uno studioso era il destino che suo padre aveva deciso per lui.
Indiscutibilmente la strada più semplice da seguire.
I pensieri del padre erano chiari a tutti, il lavoro da curato avrebbe permesso a quel ragazzo senza nessun talento di esser rispettato dalla comunità e al con tempo avrebbe giovato al prestigio di tutta la famiglia.
Fu così che ben presto Hans si trovò iniziato alla chiesa di Sigmar.
Fu facile per lui entrarvi, non dovette affrontare alcun esame, bastarono solo alcune corone d’oro allungate alle giuste mani a permettere l’ingresso di questo giovane alla sua nuova vita.
L’iniziato di buona famiglia avrebbe lavorato presso la prestigiosa biblioteca situata proprio vicino casa.

Un luogo mistico e importante che racchiudeva al suo interno sia la conoscenza che avrebbe guidato il popolo di Sigmar, sia, proteggeva e celava ciò che doveva rimanere nascosto al mondo, per preservarlo dal Caos.
Qui infatti, oltre ai testi sacri e a quelli scolastici, venivano raccolti e catalogati anche molti oggetti di varia natura recuperati dai cacciatori di streghe.
“Il potere deriva dalla conoscenza, ma troppa conoscenza genera il caos”.
Questo era un monito chiaro a tutti i frequentatori della grande biblioteca e tutti con grande pazienza e disciplina svolgevano il loro compito in pace e armonia sapendo che il loro lavoro sarebbe servito a migliorare il mondo.
O così almeno recitavano ogni giorno davanti agli altri, in quanto la paura di essere accusati di eresia o di andare contro i dettami della chiesa era grande.
Chi veniva anche solo sospettato di essere in disaccordo, nella più rosea delle possibilità, poteva esser cacciato con infamia dalla biblioteca e dal mondo religioso.
Rimaneva pertanto, scrupolosamente tenuto nascosto, ogni pensiero personale al riguardo.

Il ragazzo avrebbe frequentato le lezioni la mattina presso il piccolo tempio di Sigmar annesso alla monumentale biblioteca.
Nel pomeriggio, avrebbe poi aiutato gli scriba e gli studiosi alla biblioteca con compiti che potevano spaziare dall’accendere e spegnere le candele, dallo spolverare gli scaffali o le sale, al semplice riordino dei tomi lasciati chiusi sopra ai tavoli dagli studiosi.
A volte, poteva accadere, di dover girare per tutte le ali della grande biblioteca alla ricerca di qualche libro specifico richiesto da qualche saggio troppo impegnato per andarselo a prendere.
Vi era solo una zona proibita in tutto lo stabile, un’ala della biblioteca dove agli iniziati era vietato anche solo il transito.
Si trattava del luogo dove venivano riposti tutti i reperti sequestrati dalla chiesa.
E per finire, al tramonto, il giovane sarebbe rincasato presso la sua famiglia e li, avrebbe concluso la sua giornata nello studio degli argomenti trattati durante la mattinata.
La famiglia avrebbe pagato una retta alla chiesa fintanto ché il novizio non si sarebbe dimostrato idoneo a dare i voti o a diventare assistente personale di uno dei magister della biblioteca.

Hans tuttavia non nutriva alcun interesse verso le lezioni della mattina, e ancor meno lo entusiasmava il lavoro del pomeriggio, fatto questo, che lo portava molto spesso a svignarsela di nascosto dalle lezioni, e a scansare il lavoro assegnatogli appena poteva.
Un giorno come un altro, cercando di non farsi trovare dal proprio superiore, quasi per caso, entrò in un’ala che non aveva mai visto della biblioteca.
Incuriosito, si dimenticò di quello che stava facendo e si addentro maggiormente in quel luogo a lui estraneo.
La luce era stranamente fioca, e man mano che proseguiva, questa andava scemando.
Sarebbe riuscito a non farsi vedere anche rimanendo in piedi, semplicemente restando fermo.
Le deboli luci provenivano da poche e isolate candele e da lampade mobili, che probabilmente venivano usate da chi accedeva a questi ambienti per illuminare unicamente i propri passi e ciò che andava cercando.
Un sistema molto ingegnoso, che permetteva di nascondere all’ipotetico visitatore ciò che non doveva vedere, e al tempo stesso, permetteva di illuminare in maniera mirata ciò che cercava.
Delle lampade spente erano appoggiate li vicino, illuminate da una piccola candela accesa.
Osservando più attentamente il ragazzo vide che vicino alla piccola luce, vi era anche tutto l’occorrente per accendere le lampade spente.
Sembrava un silenzioso invito a munirsi di lampada e a proseguire in quella sua ispezione, il ragazzo non si fece pregare e si adoperò per accendere una lampada.
Dopo aver acceso una lampada attese in silenzio qualche secondo, il tempo sufficiente a permettere alla sua vista di riabituarsi a quell’intensità luminosa, poi, si guardo attorno e non vedendo nessuno nei paraggi si diresse verso una luce più intensa, probabilmente la luce di una finestra.
Raggiunta la fonte luminosa, si accorse che in realtà la sala era ricca di finestre, ma rigorosamente chiuse e sigillate in maniera tale da non far filtrare luce dall’esterno verso l'interno.
La luce che lo aveva attirato in quel punto della stanza era generata da una frattura della barricata su di una finestra.
Un danno, provocato quasi sicuramente dall’usura del tempo e dall’aiuto della brutta tempesta abbattutasi nel piccolo borgo qualche giorno prima.
Avvicinandoci l’orecchio si riuscivano ad udire i rumori di quello che probabilmente era un giardino interno della struttura, tali erano i cinguettii felici degli uccellini dall’altra parte della barricata.
In quel momento il ragazzo ricordò dov’era e preso quasi da un’improvvisa fretta fece per tornare sui suoi passi quando con la coda dell’occhio vide un movimento.
Il suo cuore quasi si fermo e subito dopo quasi gli scoppio nel petto da quanto forte questo aveva cominciato a battere.
L’iniziato, con una brutta smorfia nel viso e mano tremante alzò la lampada per illuminare la zona dove aveva intravisto quel movimento così silenzioso.
Cominciò a sudare, ma subito dopo, vedendo quello che poteva essere un piccolo pettirosso, fece un sospiro di sollievo e rilassò tutti i muscoli che si erano irrigiditi e abbasso le spalle facendo così ricomparire la sua solita postura con schiena e spalle afflosciate.
Il ragazzo si fermò a fissare per qualche istante il piccolo animale e vedendolo così intrappolato, dentro a quell’angusta stanza, si chiese come avesse fatto quella creatura a ingabbiarsi da solo in quel luogo così poco ospitale, quando dall’altra parte della finestra vi doveva essere uno splendido giardino.
Hans Durchschnitt nonostante solitamente ignorasse di proposito queste cose, questa volta fu mosso a pietà, probabilmente perché vedeva una similitudine tra il suo destino e quello del piccolo animale, entrambi intrappolati in quel luogo che assomigliava così tanto ad una prigione.
L’iniziato cominciò così a muovere le braccia in maniera caotica per spaventare e indirizzare il piccolo uccello verso lo squarcio sulla finestra.
L’operazione si rivelò essere assai difficile in quanto l’animale non sembrava voler collaborare.
Hans insistette, e nella foga delle sue azioni colpì con forza una pila di libri appoggiati su di un tavolo li vicino.
La reazione all’improvviso impatto fece rovinare al suolo libri e il giovane, mentre l’uccellino si decideva finalmente a prendere la via della salvezza attraverso lo squarci sulla finestra.
Il ragazzo aveva combinato un grosso guaio, e doveva porvi rimedio o scappare prima che arrivasse qualcuno, magari attirato dal rumore del crollo, e lo scoprisse la, dove proprio non doveva essere.
Fogli e appunti erano disseminati nel pavimento, alcuni ai suoi piedi e altri chissà dove nascosti dall’oscurità.
Rimase da prima immobile, ad ascoltare se la sua bravata era stata scoperta, poi con molta attenzione si alzo in piedi, e raccolse la lampada che nella caduta si era spenta.
Guardò dapprima intorno a se e poi a terra dove il debole raggio di luce dello squarcio proiettava la sua luce.
Proprio li era finito uno dei libri della pila, questo però a differenza degli altri, illuminato in quell’atmosfera così opaca, aveva un colore accattivante e sembrava avere anche un buon profumo.
Hans lo raccolse da terra, il libro era logoro nei bordi, ma morbido al tatto e profumava realmente di fiori.
Il ragazzo dimenticò nuovamente dove si trovava, tanto era abituato a disinteressarsi delle cose, si diresse distrattamente verso una delle candele, si sedette, e appoggiò il piccolo tomo su tavolo davanti a se.
La copertina non riportava alcuna parola, ne vi erano segni particolari visibili.
La sedia era scomoda e la luce era debole, ma al ragazzo non importava, fece un lungo sospiro e si decise ad alzare la copertina del libro per svelarne il contenuto.

Se il ragazzo si fosse soffermato almeno una volta a considerare dove si trovava, probabilmente non avrebbe mai cominciato quella lettura.
La zona dove si trovava ora il ragazzo, dove si era così ingenuamente accomodato non era altro che l’area dove la chiesa custodiva i reperti sequestrati dai cacciatori di streghe.
A detta dei religiosi stessi, era il luogo più pericoloso dell’intero impero.
Un luogo dove il caos dimorava.

* * * *

Chiedo consiglio:
1) Sono indecisa se descrivere l’iniziato anche dal punto di vista fisico o lasciare che sia il lettore ad immaginarselo in modo tale da rendere il personaggio più vicino a se.


Il retroscena:

1) Prima nota, vi ho già anticipato che sto ampliando un piccolo BG che avevo scritto qualche tempo fa, ecco le righe dalle quali ho estrapolato il primo pezzo del mio racconto:

Sono un umile Iniziato alla chiesa di Sigmar che ha sempre lavorato nella biblioteca della città.
Oggi il lavoro di pulizia e riordino è particolarmente noioso, e non so per quale motivo decido di entrare di nascosto nell’ala proibita e mi metto a curiosare sui reperti sequestrati dalla chiesa.
Quando, la mia attenzione cade su un piccolo libro malmesso, forse un diario.
Non riesco a non guardarlo e pian piano mi dimentico di dove mi trovo, mi siedo su una sedia posticcia e comincio a leggerlo.


2) Seconda nota, il cognome di Hans, la parola “Durchschnitt” è stata scelta usando google traduttore e digitando la parola "medio".

3) Terza nota, non ho volutamente posizionato geograficamente il piccolo borgo per non incorrere in inesattezze storiche, in quanto ammetto di essere ignorante in merito alla storia imperiale di Warhammer fantasy.
Last edited by regina dei gatti on 18 Mar 2011, 8:51, edited 1 time in total.
Morgan
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Re: [NARR1] Siamo Noi che diamo vita ai demoni!

Post by Morgan »

incipit accattivante! Per quanto riguarda il punto 1, io adoro le descrizioni di luoghi e personaggi e sarei curioso di leggere la tua descrizione di questo monaco iniziato tuttavia sono dell'idea che in questo caso sia meglio ometterla perchè il personaggio è l'indiscusso protagonista e i suoi tratti fisici vengono facilmente stereotipati dal lettore mano a mano che si svelano le azioni e la storia del personaggio.

Buon proseguimento :)
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regina dei gatti
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Re: [NARR1] Siamo Noi che diamo vita ai demoni!

Post by regina dei gatti »

Morgan wrote:incipit accattivante! Per quanto riguarda il punto 1, io adoro le descrizioni di luoghi e personaggi e sarei curioso di leggere la tua descrizione di questo monaco iniziato tuttavia sono dell'idea che in questo caso sia meglio ometterla perchè il personaggio è l'indiscusso protagonista e i suoi tratti fisici vengono facilmente stereotipati dal lettore mano a mano che si svelano le azioni e la storia del personaggio.

Buon proseguimento :)
Grazie mille del consiglio, farò come mi suggerisci. Poi, per il dettaglio del protagonista... a breve scopriremo che in realtà non è lui. :lol:
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Orcry
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Re: [NARR1] Siamo Noi che diamo vita ai demoni!

Post by Orcry »

Non credo sia così fondamentale una descrizione fisica. Sopratutto se non ha particolari caratteristiche fisiche o trratti fondamentali per l'utilità del racconto. ;)

Comunque niente male. Ho sgamato qualche (o anche uno solo) errore di battitura ma niente di grave.
o a giocare fuori nel fango con la plebe del piccolo bordo.
Penso volessi mettere borgo giusto ?
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regina dei gatti
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Re: [NARR1] Siamo Noi che diamo vita ai demoni!

Post by regina dei gatti »

Orcry wrote:Non credo sia così fondamentale una descrizione fisica. Sopratutto se non ha particolari caratteristiche fisiche o trratti fondamentali per l'utilità del racconto. ;)

Comunque niente male. Ho sgamato qualche (o anche uno solo) errore di battitura ma niente di grave.
o a giocare fuori nel fango con la plebe del piccolo bordo.
Penso volessi mettere borgo giusto ?
Grazie di tutto e ottimo colpo d'occhio. :lol:
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Re: [NARR1] Siamo Noi che diamo vita ai demoni!

Post by reVenAnt »

Letto e ammetto che l'inizio è senz'altro accattivante!
Non mi esprimo per quanto riguarda i dubbi presentati, ma suggerisco solo di ragionare (punto 1) se una descrizione fisica possa essere propedeutica a sviluppi futuri, e decidere in base a quello!

Bel lavoro per ora...scorrevole e subito affascinante!
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Godel
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Re: [NARR1] Siamo Noi che diamo vita ai demoni!

Post by Godel »

Solo ora riesco a commentare, chiedo venia^^


Alur...

A me piace parecchio, devo essere sincero (anzi, inizio a sentirmi parecchio in inferiorità come qualità del racconto...).

il consiglio che ti do, per la descrizione fisica, è di farla "dinamica", nel senso:

NO "aveva delle folte sopracciglia,..."

MA, durante la narrazione normale "lo squadrò dal ombra delle folte sopracciglia..."

non appesantisce, descrive il giusto e lascia anche qualche possibilità di sorprese

^^
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regina dei gatti
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Re: [NARR1] Siamo Noi che diamo vita ai demoni!

Post by regina dei gatti »

“Giorno I°
Sono Aivlis una paladina del bene, una nemica di tutto ciò che è male.
Schiaccio i miei nemici come loro schiacciano i deboli.
Rendo al male ciò che è male, senza pietà, senza ripensamenti o esitazioni di alcun genere.”


L’iniziato alzò di scatto lo sguardo dal piccolo libro, come se qualcosa dentro di lui si stesse ribellando.
Quelle poche righe gli sembravano pronunciate dal professore di teologia in persona.
Si guardò intorno con fare nervoso, immaginandosi di vedere da un momento all’altro lo sguardo freddo e privo di sentimenti del suo precettore uscire dal buio.
Un uomo severo e intollerante come mai ne aveva conosciuta in vita.
Probabilmente anche peggio del padre, un educatore che pretendeva che fossero imparate a memoria, e ripetute più volte le proprie lezioni.
Che inveiva contro gli studenti che nel svolgere le proprie mansioni non dimostravano abbastanza fervore verso le parole della chiesa.
Ogni discorso che non terminava con un elogio a Sigmar era visto in cattiva luce dal precettore.
Un insegnante che il giovane iniziato avrebbe preferito non incontrare proprio adesso.
Poi, non vedendo nessuno, Hans smise di guardarsi attorno, fece un altro profondo respiro, si asciugo la goccia di sudore che gli era scesa dalla fronte e riprese, con quello che scambiò essere semplice curiosità, la lettura.

“Comincio oggi questo diario in quanto sto per intraprendere una missione pericolosa, alla quale non so se sopravviverò.
Sono certa che quanto scritto su questo diario rappresenterà fonte di sostentamento vita natural durante per i miei valorosi compagni che in più di un’occasione mi hanno sostenuta ed aiutata.
Li lascio a casa, sperando in fine, che in caso di mia sventura, mi sopravvivano e possano testimoniare per me della mia vita fino alla fine.
Ai miei valorosi compagni, ai quali, alla mia eventuale morte spero arrivi questo modesto tomo, lascio scritto il nome di mio padre.
Sono la figlia segreta di un conte elettore, del quale non farò per il momento il nome, lo lascio nascosto in questo tomo così che possa essere svelato solo da chi possiede la chiave per decodificare questo codice.
Lui infatti mi mantiene e finanzia le mie campagne contro il Caos, e io, fingo di essere nulla più che un suo generale
Se così sarà, e dovessi perire in questa impresa, il segreto di mio padre verrà con me nella morte e in seguito sarà svelato dai mie compagni nel momento stesso in cui riceveranno questo mio piccolo testamento.

Giorno 3°
Oggi partiamo, dobbiamo raggiungere una delegazione elfica e scortarli a palazzo dal conte.
Sono alquanto dubbiosa riguardo alla missione affidatami da mio padre, la zona dell’incontro è troppo fuori dalle solite vie commerciali e gli uomini a me assegnati sono uomini che non conosco.
Che mio padre voglia liberarsi di me ora che sono diventata troppo difficile da gestire?
Possibile che il Caos e la corruzione siano penetrati così affondo nell’indole degli uomini?
Sia quindi inutile combattere il Caos all’esterno quando invece dovremmo combattere quello che nasce dentro di noi?
Lascio i dubbi sulla carta e prendo la spada."


Lo studioso trasalì udendo uno scricchiolio provenire da sotto di lui.
Non si era accorto di essersi irrigidito tanto da far addirittura scricchiolare la sedia su cui era seduto.
Proprio non riusciva a spiegarsi cosa di quel racconto gli importasse tanto.
Gli sembrava persino di udire le parole della ragazza.
Fissava le parole del testo con gli occhi, ma ne udiva la voce con la mente.
Una voce ferma e suadente, piena di rancore e desiderio una voce avvolgente nella quale qualsiasi uomo si sarebbe perso.
Trasali al pensiero che potesse trattarsi di un libro incantato, ma subito dopo, come un assetato davanti all’acqua non indugiò oltre e riprese a leggere, tanta era la sete che lo pervadeva.

"Giorno 7°
Siamo arrivati a destinazione, siamo accampati poco distante dal punto di incontro.
Continuo a non fidarmi degli uomini che mio padre mi ha affiancato.
Dovrò prendere le dovute precauzioni.
Ora vedremo se gli studi di magia al collegio sono serviti a qualcosa, o se servirà di più l’addestramento militare sotto la bandiera di mio padre.
Farò vestire uno di loro da donna, o con le buone o con le cattive, e andrò con lui solo all’appuntamento con gli elfi.
Gli altri dovrò sistemarli, in maniera tale che non possano tradirmi.
Un incantesimo del sonno dovrebbe andar bene.

Giorno 8°
Era un’imboscata, gli elfi non erano altro che dei vili assassini assoldati dal mio caro paparino.
L’uomo che mi impersonava è morto ancor prima di entrare nel loro accampamento trafitto da una freccia conficcata in maniera squisitamente precisa in mezzo agli occhi.
Io me la sono cavata fingendomi in combutta con loro.
Appresi poi, da loro, anche i dettagli del piano del conte.
I miei sospetti sulla fedeltà degli uomini a me affidati da mio padre erano fondati.
A loro sarebbe toccato il compito di finirmi se fossi riuscita a scappare dall’imboscata.
Ironia della sorte fui anche pagata per il mio lavoro, per aver portato così facilmente a morire il mio comandante.

Giorno 9°
Sono partita con questo gruppo di assassini con la segreta idea di vendicarmi di mio padre che ora mi crede morta.

Giorno 11°
Spero di aver presto l’occasione di potermi vendicare o almeno di poter menare le mani e di sfogare così la mia ira su qualche orchetto o meglio mi andrebbe se potessi affrontare qualche creatura caotica.
In fondo è quello che ho sempre fatto nella vita, ed è anche l’unica cosa che so fare veramente bene.

Giorno 12°
Il capo del gruppo è stato assassinato e io ne ho approfittato per prendere il comando della banda.
Sono tutti molto ben addestrati e capiscono molto bene il linguaggio del più forte.
Non avrò difficoltà a farmi seguire, almeno fino a che saremo vittoriosi e con le tasche piene di oro.

Giorno 20°
Abbiamo già massacrato diverse tribù di orchetti che abbiamo incontrato durante il cammino, e siamo così riusciti ad ottenere anche una discreta notorietà nei villaggi qui vicino.
Credo adirittura che mi abbiano dato un soppranome e che narrino già delle nostre gesta.

Giorno 30°
E’ fatta, siamo stati assoldati da una città importante e siamo alla testa di un grosso contingente, i ragazzi fanno una bella vita e svolgono bene il loro lavoro.
Il giorno della vendetta non è più così lontano.
Continuiamo a viaggiare verso nord, qui sono pochi i valorosi che prestano le proprie spade ai deboli.

Giorno 40°
Ora mi ritrovo sempre più spesso a parlare con me stessa riflessa sull’armatura,
a parlare con una me stessa che mi incita alla conquista, che mi incita a compiere gesti estremi per avere risultati estremi,
una voce che mi impone di non accontentarmi e di prendere tutto ciò che posso, di godermi ogni cosa come sia giusto che sia inquanto figlia, anche se non riconosciuta, del conte elettore che mi ha tradita.
Ora, la mia sete di giustizia, che mi ha portato a punire indistintamente il male, mi fa vedere la medesima corruzione anche nelle persone che dovrei proteggere.
Vedo la corruzione dell'animo umano, la vedo nascosta anche nell'uomo più pio.
Una visione contorta che intuisco mi stia possedendo sempre di più."


L’iniziato dovette socchiudere sempre più gli occhi per continuare a leggere quel testo a causa delle flebile luce della candela che si stava quasi spegnendo.
Decise allora, senza saperne il motivo, di nascondere il diario in una delle sue tasche segrete del suo lungo abito e si diresse di gran carriera a casa dando spiegazioni sommarie al suo superiore riguardanti un improvviso stato di salute cagionevole ovviamente inventato.
Il superiore non si stupì poi molto, conosceva ormai bene il ragazzo e le sue continue scuse atte a scansare il lavoro.
Lo lasciò così andare senza darci troppo peso.
In fondo non sarebbe stato un suo problema, ma del padre che avrebbe dovuto continuare a sganciare altro oro alla biblioteca.
Fu così che, Hans arrivato a casa si dimenticò perfino di chiudere la porta tanta era la fretta di raggiungere il suo piccolo e modesto studiolo per terminare la sua lettura.
Stavolta si sistemò comodo, non voleva interruzioni, ordinò davanti a se due candele nuove, si asciugò i sudori della corsa e delicatamente apri il piccolo libro e riprese l’agognata lettura.

"Non conto più i giorni, vedo solo sangue intorno a me. Sangue e mutilazioni, vedo barbarie sui campi di battaglia che non possono essere descritte, credo di non controllare più me stessa.
Le mie mani si muovono da sole, non ricordo ciò che faccio, comincio ad aver paura di me stessa.
Non mi rimane che partire verso la desolazione del caos e perdermi li, facendo le uniche cose che so fare, uccidere e sventrare.
Almeno se devo colpire indistintamente sarò sicura di fare del bene.

Sono arrivata, o così credo dato che non ho mai visto la desolazione del caos.
Ho raccolto con me alcuni paesani del luogo, li ho ammaliati e sedotti con la promessa di una facile vittoria contro l’oppressore, e in fine li ho condotti alla vittoria.
Abbiamo invaso e devastato per più giorni le regioni del caos e massacrato i suoi abomini.
Solo una cosa non mi torna, perché riflessa nella mia armatura vedo me e i miei uomini sempre giovani e aitanti nonostante le lunghe battaglie, mentre riflessi negli occhi di chi stermino vedo orde di demoni dove dovrebbero esserci i miei uomini?"


Lo studioso tremava vistosamente ma non riusciva più a fermarsi, doveva sapere come finiva il diario.
Inghiotti a fatica e notò che ora le pagine erano scritte con un’altra calligrafia, una scrittura più ordinata e continua, fluente come il testo di un’ incantesimo.
Una contraffazione?
Non importava, doveva terminare ciò che aveva iniziato.
Ricominciò a leggere.

"Non riesco più a scrivere nel diario, devo usare un’ incantamento per farlo, è diventato troppo piccolo così come i demoni che ora combatto.
Qui dove dovrebbero essere più forti sono invece più deboli, si rompono subito e fuggono di fronte a me.
I miei subalterni applicano alla lettera l’occhio per occhio e il dente per dente, facendo a quei corrotti tutto ciò che la mente più orrida può solo immaginare.
Qui è tutto rovescio, se non avessi coscenza di me, direi di esser io stessa un demone."


L’iniziato ebbe uno spasmo, si irrigidì e crollo sul tavolo.
Hans concluse così la sua giovane vita, restando nella rigidità della morte con bocca aperta e sguardo sorpreso,
come se stesse cercando per l'ultima volta di giustificarsi di fronte ad un padre che neanche in questo frangente sarebbe stato ad ascoltarlo.
Il libro cadde a terra dove una figura ammantata di nero lo raccolse senza fare il minimo rumore.
La magia del libro era compiuta, esso era stato finalmente riportato nel mondo, fuori dalla restrizione della chiesa di Sigmar.
Avrebbe ora viaggiato di mano in mano come oggetto di potere sino al compimento del suo scopo, fino a che, non sarebbe giunto nelle mani dell’uomo, e della sua discendenza, la cui fine sarebbe stata decretata dal libro stesso.
La vendetta, era il fine ultimo di quel libro.
La figura che poco aveva di umano, lasciò poco dopo la piccola abitazione chiudendo dolcemente la porta di ingresso.
Poi si perse nelle ombre di un vicolo.
Ma non prima di sussurrare alcune parole, che si dice, siano le stesse che un barbone ripeta di continuo tutte le notti di luna piena :”Siamo Noi che diamo vita ai demoni!”

- FINE -


Il retroscena:

1) Prima nota, il nome Aivlis non è che un pseudonimo, si tratta infatti del mio nome scritto al contrario.

2) Seconda nota, la scelta di trasformare un paladino della Legge in un paladino del Caos viene dal fatto che estremizzando un modo di vedere le cose, che sia questo “buono” o “cattivo” non si fa altro che ottenere il medesimo risultato.
Troppa Legge sfocia nell’immobilità, nel deserto privo di vita e di corruzione. Troppo Caos sfocia nella distruzione di tutto sino ad arrivare ad un arido deserto, in mutevole movimento di forma.
I metodi e i risultati finali sono gli stessi, cambiano solo i bersagli.
I deboli per le forze del Caos, i forti per le forze della Legge.

3) Terza nota, perché il custode dei segreti ?
Il segreto del padre, gli intrighi di palazzo, la corruzione, non sono che alcuni dei sentimenti che albergano nell’animo umano.
Pian piano penetrano e corrompono anche l’animo più puro, fino a trasformare anche il guerriero più convinto, che pian piano non distingue più il vero dal falso, la luce dall’ombra.
E da qui il capovolgimento della cerca, Aivlis diviene così da distruttrice del Caos a distruttrice della Legge.
Il Caos in questa storia è subdolo, e come una malattia si diffonde trasformando anima e corpo della giovane ragazza, rendendola infine contorta, mutata e attraversata delle forti energie del Caos.
Diviene essa stessa un portale tra il mondo dell’uomo e la dimensione del Caos.
Ella stessa diviene in fine il custode di segreti. Il generale appunto dell'armata.

4) Quarta nota, dove Aivlis parla di incantare i contadini del luogo in realtà essa è già sotto gli effetti della mutazione caotica e quelli che a lei sembrano normali uomini in realtà sono già progenie del caos.
Pertanto, in questo punto della storia, lei sta già reclutando demoni dalla desolazione del caos da scagliare contro il mondo degli uomini.


****


Pertanto, come detto nel primo post di questa discussione questo è il BG della nascita di un esercito di demoni
guidati da Aivlis un paladino decaduto, che per l'occasione fa da involucro al custode dei segreti, il generale dell'armata.
Spero di non avervi annoiati troppo,
in fondo la storia era nata come una mezza paginetta, che per l'occasione di questo contest mi sono permessa di ampliare e rivisitare.

Domanda per i giudici: Avete bisogno che travasi il racconto in un unico post o vi va bene anche così ?
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Re: [NARR1] Siamo Noi che diamo vita ai demoni!

Post by reVenAnt »

Mi è piaciuto un sacco questo racconto, le note esplicative a fine pagina hanno reso ancora più comprensibili alcune scelte stilistiche e narrative, i miei complimenti!

Per la domanda, si forse è meglio riunire tutto in un unico messaggio!

Quindi, domanda che può sembrare ovvia....finito il racconto, giusto?
Morgan
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Re: [NARR1] Siamo Noi che diamo vita ai demoni!

Post by Morgan »

Pollice verso! si ma verso l'alto!! xD Bel BG che fornisce un interessante spaccato su una parte dell'ambientazione spesso poco in luce, l'infiltrazione del caos non dal punto di vista della foza bruta ma da quello della lusinga e dell'inganno, GJ!
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regina dei gatti
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Re: [NARR1] Siamo Noi che diamo vita ai demoni!

Post by regina dei gatti »

Grazie a tutti, anche troppo gentili.
Per la versione definitiva mi riservo ancora qualche giorno, per eventuali ultimi ritocchi o vostre segnalazioni per correggere eventuali bug.
Se poi volete consigliarmi al riguardo rimango come sempre in ascolto.

Farò poi un'unico post con tutto il racconto, così da facilitare la lettura ai giudici e inserirò dei numeri in pendice durante la storia, che richiamerranno le relative note rigorosamente messe alla fine.
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regina dei gatti
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Re: [NARR1] Siamo Noi che diamo vita ai demoni!

Post by regina dei gatti »

@ Giudici: con questo post ho finito.

Si ringraziano tutti quelli che hanno gentilmento contribuito con i loro interventi in questo topic. Buona lettura e buon divertimento a tutti !


Per il concorso "Carta Bianca" indetto dal WarGamesForum, ecco a voi:

Siamo Noi che diamo vita ai demoni!
Autore: regina dei gatti

Hans Durchschnitt (1) non era un ragazzo dotato, ne mai aveva provato ad impegnarsi seriamente in qualcosa.
La sua vita scorreva noiosa e abitudinaria, scandita dai doveri decisi per lui da suo padre.
Era il figlio di mezzo di un ricco notaio e non poteva certo passare il suo tempo a guardare le nuvole in cielo o a giocare fuori nel fango con la plebe del piccolo borgo.
Il fratello maggiore avrebbe ereditato l’attività del padre, mentre il fratello più piccolo avrebbe sposato Caterina la bella, la giovane figlia dell’amico farmacista del padre.
A lui sarebbe toccato studiare alla biblioteca presso i preti di Sigmar.
Infatti, a giudizio del padre, il ragazzo non sarebbe mai stato in grado di affrontare con successo le sfide che il mondo gli avrebbe presentato d’innanzi.
Anzi, il rischio era che alla lunga avrebbe solo creato dei problemi a tutta la famiglia.
Ecco perché, diventare un religioso o uno studioso era il destino che suo padre aveva deciso per lui.
Indiscutibilmente la strada più semplice da seguire.
I pensieri del padre erano chiari a tutti, il lavoro da curato avrebbe permesso a quel ragazzo senza nessun talento di esser rispettato dalla comunità e al con tempo avrebbe giovato al prestigio di tutta la famiglia.
Fu così che ben presto Hans si trovò iniziato alla chiesa di Sigmar.
Fu facile per lui entrarvi, non dovette affrontare alcun esame, bastarono solo alcune corone d’oro allungate alle giuste mani a permettere l’ingresso di questo giovane alla sua nuova vita.
L’iniziato di buona famiglia avrebbe lavorato presso la prestigiosa biblioteca situata proprio vicino casa.

Un luogo mistico e importante che racchiudeva al suo interno sia la conoscenza che avrebbe guidato il popolo di Sigmar, sia, proteggeva e celava ciò che doveva rimanere nascosto al mondo, per preservarlo dal Caos.
Qui infatti, oltre ai testi sacri e a quelli scolastici, venivano raccolti e catalogati anche molti oggetti di varia natura recuperati dai cacciatori di streghe.
“Il potere deriva dalla conoscenza, ma troppa conoscenza genera il caos”.
Questo era un monito chiaro a tutti i frequentatori della grande biblioteca e tutti con grande pazienza e disciplina svolgevano il loro compito in pace e armonia sapendo che il loro lavoro sarebbe servito a migliorare il mondo.
O così almeno recitavano ogni giorno davanti agli altri, in quanto la paura di essere accusati di eresia o di andare contro i dettami della chiesa era grande.
Chi veniva anche solo sospettato di essere in disaccordo, nella più rosea delle possibilità, poteva esser cacciato con infamia dalla biblioteca e dal mondo religioso.
Rimaneva pertanto, scrupolosamente tenuto nascosto, ogni pensiero personale al riguardo.

Il ragazzo avrebbe frequentato le lezioni la mattina presso il piccolo tempio di Sigmar annesso alla monumentale biblioteca.
Nel pomeriggio, avrebbe poi aiutato gli scriba e gli studiosi alla biblioteca con compiti che potevano spaziare dall’accendere e spegnere le candele, dallo spolverare gli scaffali o le sale, al semplice riordino dei tomi lasciati chiusi sopra ai tavoli dagli studiosi.
A volte, poteva accadere, di dover girare per tutte le ali della grande biblioteca alla ricerca di qualche libro specifico richiesto da qualche saggio troppo impegnato per andarselo a prendere.
Vi era solo una zona proibita in tutto lo stabile, un’ala della biblioteca dove agli iniziati era vietato anche solo il transito.
Si trattava del luogo dove venivano riposti tutti i reperti sequestrati dalla chiesa.
E per finire, al tramonto, il giovane sarebbe rincasato presso la sua famiglia e li, avrebbe concluso la sua giornata nello studio degli argomenti trattati durante la mattinata.
La famiglia avrebbe pagato una retta alla chiesa fintanto ché il novizio non si sarebbe dimostrato idoneo a dare i voti o a diventare assistente personale di uno dei magister della biblioteca.

Hans tuttavia non nutriva alcun interesse verso le lezioni della mattina, e ancor meno lo entusiasmava il lavoro del pomeriggio, fatto questo, che lo portava molto spesso a svignarsela di nascosto dalle lezioni, e a scansare il lavoro assegnatogli appena poteva.
Un giorno come un altro, cercando di non farsi trovare dal proprio superiore, quasi per caso, entrò in un’ala che non aveva mai visto della biblioteca.
Incuriosito, si dimenticò di quello che stava facendo e si addentro maggiormente in quel luogo a lui estraneo.
La luce era stranamente fioca, e man mano che proseguiva, questa andava scemando.
Sarebbe riuscito a non farsi vedere anche rimanendo in piedi, semplicemente restando fermo.
Le deboli luci provenivano da poche e isolate candele e da lampade mobili, che probabilmente venivano usate da chi accedeva a questi ambienti per illuminare unicamente i propri passi e ciò che andava cercando.
Un sistema molto ingegnoso, che permetteva di nascondere all’ipotetico visitatore ciò che non doveva vedere, e al tempo stesso, permetteva di illuminare in maniera mirata ciò che cercava.
Delle lampade spente erano appoggiate li vicino, illuminate da una piccola candela accesa.
Osservando più attentamente il ragazzo vide che vicino alla piccola luce, vi era anche tutto l’occorrente per accendere le lampade spente.
Sembrava un silenzioso invito a munirsi di lampada e a proseguire in quella sua ispezione, il ragazzo non si fece pregare e si adoperò per accendere una lampada.
Finita quella banale operazione, attese in silenzio qualche secondo, il tempo sufficiente a permettere alla sua vista di riabituarsi a quell’intensità luminosa, poi, si guardo attorno e non vedendo nessuno nei paraggi si diresse verso una luce più intensa, probabilmente la luce di una finestra.
Raggiunta la fonte luminosa, si accorse che in realtà la sala era ricca di finestre, ma rigorosamente chiuse e sigillate in maniera tale da non far filtrare luce dall’esterno verso l'interno.
La luce che lo aveva attirato in quel punto della stanza era generata da una frattura della barricata su di una finestra.
Un danno, provocato quasi sicuramente dall’usura del tempo e dall’aiuto della brutta tempesta abbattutasi nel piccolo borgo qualche giorno prima.
Avvicinandoci l’orecchio si riuscivano ad udire i rumori di quello che probabilmente era un giardino interno della struttura, tali erano i cinguettii felici degli uccellini dall’altra parte della barricata.
In quel momento il ragazzo ricordò dov’era e preso quasi da un’improvvisa fretta fece per tornare sui suoi passi quando con la coda dell’occhio vide un movimento.
Il suo cuore quasi si fermo e subito dopo quasi gli scoppio nel petto da quanto forte questo aveva cominciato a battere.
L’iniziato, con una brutta smorfia nel viso e mano tremante alzò la lampada per illuminare la zona dove aveva intravisto quel movimento così silenzioso.
Cominciò a sudare, ma subito dopo, vedendo quello che poteva essere un piccolo pettirosso, fece un sospiro di sollievo e rilassò tutti i muscoli che si erano irrigiditi e abbasso le spalle facendo così ricomparire la sua solita postura con schiena e spalle afflosciate.
Il ragazzo si fermò a fissare per qualche istante il piccolo animale e vedendolo così intrappolato, dentro a quell’angusta stanza, si chiese come avesse fatto quella creatura a ingabbiarsi da sola in quel luogo così poco ospitale, quando dall’altra parte della finestra vi doveva essere uno splendido giardino.
Hans Durchschnitt nonostante solitamente ignorasse di proposito queste cose, questa volta fu mosso a pietà, probabilmente perché vedeva una similitudine tra il suo destino e quello del piccolo animale, entrambi intrappolati in quel luogo che assomigliava così tanto ad una prigione.
L’iniziato cominciò così a muovere le braccia in maniera caotica per spaventare e indirizzare il piccolo uccello verso lo squarcio sulla finestra.
L’operazione si rivelò essere assai difficile in quanto l’animale non sembrava voler collaborare.
Hans insistette, e nella foga delle sue azioni colpì con forza una pila di libri appoggiati su di un tavolo li vicino.
La reazione all’improvviso impatto fece rovinare al suolo sia i libri che il giovane, mentre l’uccellino si decideva finalmente a prendere la via della salvezza attraverso lo squarcio sulla finestra.
Il ragazzo aveva combinato un grosso guaio, e doveva porvi rimedio o scappare prima che arrivasse qualcuno, magari attirato dal rumore del crollo, e lo scoprisse la, dove proprio non doveva essere.
Fogli e appunti erano disseminati nel pavimento, alcuni ai suoi piedi e altri chissà dove nascosti dall’oscurità.
Rimase da prima immobile, ad ascoltare se la sua bravata era stata scoperta, poi con molta attenzione si alzo in piedi, e raccolse la lampada che nella caduta si era spenta.
Guardò dapprima intorno a se e poi a terra dove il debole raggio di luce dello squarcio proiettava la sua luce.
Proprio li era finito uno dei libri della pila, questo però a differenza degli altri, illuminato in quell’atmosfera così opaca, aveva un colore accattivante e sembrava avere anche un buon profumo.
Hans lo raccolse da terra, il libro era logoro nei bordi, ma morbido al tatto e profumava realmente di fiori.
Il ragazzo dimenticò nuovamente dove si trovava, tanto era abituato a disinteressarsi delle cose, si diresse distrattamente verso una delle candele accese, si sedette, e appoggiò il piccolo tomo su tavolo davanti a se.
La copertina non riportava alcuna parola, ne vi erano segni particolari visibili.
La sedia era scomoda, probabilmente per evitare che qualcuno vi soggiornasse troppo a lungo, e la luce era debole, ma al ragazzo non importava, fece un lungo sospiro e si decise finalmente ad alzare la copertina del libro per svelarne il misterioso contenuto.

Se Hans fosse stato educato diversamente,
o se il ragazzo si fosse soffermato almeno una volta a considerare dove si trovava, probabilmente non avrebbe mai cominciato quella lettura.
La zona dove si trovava ora il giovane, dove si era così ingenuamente accomodato non era altro che l’area dove la chiesa custodiva i reperti sequestrati dai cacciatori di streghe.
A detta dei religiosi stessi, era il luogo più pericoloso dell’intero impero.
Un luogo dove il Caos dimorava.

“Giorno I°
Sono Aivlis (2) una paladina del bene, una nemica di tutto ciò che è male.
Schiaccio i miei nemici come loro schiacciano i deboli.
Rendo al male ciò che è male, senza pietà, senza ripensamenti o esitazioni di alcun genere.”


L’iniziato alzò di scatto lo sguardo dal piccolo libro, come se qualcosa dentro di lui si stesse ribellando.
Quelle poche righe gli sembravano pronunciate dal professore di teologia in persona.
Si guardò intorno con fare nervoso, immaginandosi di vedere da un momento all’altro lo sguardo freddo e privo di sentimenti del suo precettore uscire dal buio.
Un uomo severo e intollerante come mai ne aveva conosciuta in vita.
Probabilmente anche peggio del padre, un educatore che pretendeva che fossero imparate a memoria, e ripetute più volte le proprie lezioni.
Un precettore, che non perdeva occasione di inveire contro ogni studente che nel svolgimento delle proprie mansioni non dimostrava abbastanza fervore religioso.
Ogni discorso doveva terminare con un elogio a Sigmar, e se così non era lo studente in questione era immediatamente ripreso o addirittura punito se recidivo.
Un insegnante che il giovane iniziato avrebbe preferito non incontrare proprio adesso.
A questo pensiero un lungo brividio gli attraversò la schiena, poi come richiamato in se da un'altra dimensione il ragazzo smise di fissare il vuoto, si guardo attorno per una seconda volta, e non vedendo nessuno, fece un altro profondo respiro, si asciugo la goccia di sudore che nel frattempo gli era scesa dalla fronte e riprese, con quello che scambiò essere semplice curiosità, la lettura.

“Comincio oggi questo diario in quanto sto per intraprendere una missione pericolosa, alla quale non so se sopravviverò.
Sono certa che quanto scritto su questo diario rappresenterà fonte di sostentamento vita natural durante per i miei valorosi compagni che in più di un’occasione mi hanno sostenuta ed aiutata.
Li lascio a casa, sperando in fine, che in caso di mia sventura, mi sopravvivano e possano testimoniare per me della mia vita fino alla fine.
Ai miei valorosi compagni, ai quali, alla mia eventuale morte spero arrivi questo mio modesto diario.
Infatti, a tal fine, ho dato istruzioni precise in merito affinché venga lautamente pagato chiunque, venuto casualmente in possesso di questo mio testamento, lo consegni al mio capitano in seconda, l'attuale capo delle guardie della città."

"Sono la figlia segreta di un conte elettore, del quale non farò per il momento il nome, lo lascio magicamente nascosto in questo tomo così che possa essere svelato solo da chi possiede la chiave per decodificare questo intricato codice.
Mio padre mi mantiene e finanzia le mie campagne contro il Caos, e io, fingo di essere nulla più che un suo generale.
L'accordo è questo, stipulato probabilmente nella vana speranza del mio signore che qualche disgrazia o lo stesso campo di battaglia riesca in fine a cancellare l'onta che la mia esistenza rappresenta per lui.
Se così sarà, e dovessi perire in questa impresa, il segreto di mio padre verrà con me nella morte, ma in seguito sarà svelato dai mie compagni nel momento stesso in cui riceveranno questo mio piccolo testamento.
Spetterà poi a loro decide sul da farsi, ricattare l'illustre conte elettore o distruggere per sempre questo mio scritto."


"Giorno 3°
Oggi partiamo, dobbiamo raggiungere una delegazione elfica e scortarli a palazzo dal conte.
Sono alquanto dubbiosa riguardo alla missione affidatami da mio padre, la zona dell’incontro è troppo fuori dalle solite vie commerciali e gli uomini a me assegnati sono uomini che non conosco.
Che mio padre voglia liberarsi di me ora che sono diventata troppo difficile da gestire?
Possibile che il Caos e la corruzione siano penetrati così affondo nell’indole degli uomini?
Sia quindi inutile combattere il Caos all’esterno quando invece dovremmo combattere quello che nasce dentro di noi?
Lascio i dubbi sulla carta e prendo la spada."


Lo studioso trasalì udendo uno scricchiolio provenire da sotto di lui.
Non si era accorto di essersi irrigidito tanto da far addirittura scricchiolare la sedia su cui era seduto.
Proprio non riusciva a spiegarsi cosa di quel racconto gli importasse tanto.
Gli sembrava persino di udire le parole della ragazza.
Fissava le parole del testo con gli occhi, ma ne udiva la voce con la mente.
Una voce ferma e suadente, piena di rancore e desiderio una voce avvolgente nella quale qualsiasi uomo si sarebbe perso.
Trasali al pensiero che potesse trattarsi di un libro incantato, ma subito dopo, come un assetato davanti all’acqua non indugiò oltre e riprese a leggere, tanta era la sete che lo pervadeva.

"Giorno 7°
Siamo arrivati a destinazione, siamo accampati poco distante dal punto di incontro.
Continuo a non fidarmi degli uomini che mio padre mi ha affiancato.
Dovrò prendere le dovute precauzioni.
Ora vedremo se gli studi di magia al collegio sono serviti a qualcosa, o se servirà di più l’addestramento militare sotto la bandiera di mio padre.
Farò vestire uno di loro da donna, o con le buone o con le cattive, e andrò con lui solo all’appuntamento con gli elfi.
Gli altri dovrò sistemarli, in maniera tale che non possano tradirmi.
Un incantesimo del sonno dovrebbe andar bene."


"Giorno 8°
Era un’imboscata, gli elfi non erano altro che dei vili assassini assoldati dal mio caro paparino.
L’uomo che mi impersonava è morto ancor prima di entrare nel loro accampamento trafitto da una freccia conficcata in maniera squisitamente precisa in mezzo agli occhi.
Io me la sono cavata fingendomi in combutta con loro.
Appresi poi, da quelli che dovevano essere i miei aguzzini, anche i dettagli del piano del caro conte.
I miei sospetti sulla fedeltà degli uomini a me affidati da mio padre erano fondati.
A loro sarebbe toccato il compito di finirmi se fossi riuscita a scappare dall’imboscata.
Ironia della sorte fui anche pagata per il mio lavoro, per aver portato così facilmente a morire il mio comandante."


"Giorno 9°
Sono partita con questo gruppo di assassini con la segreta idea di vendicarmi di mio padre che ora mi crede morta."


"Giorno 11°
Spero di aver presto l’occasione di potermi vendicare o almeno di poter menare le mani e di sfogare così la mia ira su qualche orchetto o meglio mi andrebbe se potessi affrontare qualche creatura caotica.
In fondo è quello che ho sempre fatto nella vita, ed è anche l’unica cosa che so fare veramente bene."


"Giorno 12°
Il capo del gruppo è stato assassinato e io ne ho approfittato per prendere il comando della banda.
Sono tutti molto ben addestrati e capiscono molto bene il linguaggio del più forte.
Non avrò difficoltà a farmi seguire, almeno fino a che saremo vittoriosi e con le tasche piene di corone d'oro."


"Giorno 20°
Abbiamo già massacrato diverse tribù di orchetti che abbiamo incontrato durante il cammino, e siamo così riusciti ad ottenere anche una discreta notorietà nei villaggi qui vicino.
Credo adirittura che mi abbiano dato un soppranome e che narrino già delle nostre gesta."


"Giorno 30°
E’ fatta, siamo stati assoldati da una città importante e siamo alla testa di un grosso contingente, i ragazzi fanno una bella vita e svolgono bene il loro lavoro.
Il giorno della vendetta non è più così lontano.
Continuiamo a viaggiare verso nord, qui sono pochi i valorosi che prestano le proprie spade ai deboli.
Una scelta discutibile ma efficace se si considerano i grossi guadagni che ciò comporta."


"Giorno 40°
Ora mi ritrovo sempre più spesso a parlare con me stessa riflessa sull’armatura,
a parlare con una me stessa che mi incita alla conquista, che mi incita a compiere gesti estremi per avere risultati estremi,
una voce che mi impone di non accontentarmi e di prendere tutto ciò che posso, di godermi ogni cosa come sia giusto che sia inquanto figlia, anche se non riconosciuta, del conte elettore che mi ha tradita.
Ora, la mia sete di giustizia, che mi ha portato a punire indistintamente il male, mi fa vedere la medesima corruzione anche nelle persone che dovrei proteggere.
Vedo la corruzione dell'animo umano, la vedo nascosta anche nell'uomo più pio.
Una visione contorta che intuisco mi stia possedendo sempre di più."


L’iniziato dovette socchiudere sempre più gli occhi per continuare a leggere quel testo a causa delle flebile luce della candela che si stava quasi spegnendo.
Decise allora, senza saperne il motivo, di nascondere il diario in una delle sue tasche segrete del suo lungo abito.
Un modello esageratamente costoso e alla moda che il padre gli aveva fatto confezionare da un famoso mago per ricordare ai suoi preccettori chi lui fosse in realtà, cioè il figlio di una ricca e potente famiglia, che contribuiva a pagare le spese assai esose della chiesa in quel piccolo borgo.
Hans si diresse poi di gran carriera a casa dando spiegazioni sommarie al suo superiore riguardanti un improvviso stato di salute cagionevole ovviamente inventato.
Il superiore non si stupì poi molto, conosceva ormai bene il ragazzo e le sue continue scuse atte a scansare il lavoro.
Lo lasciò così andare senza darci troppo peso.
In fondo non sarebbe stato un suo problema, ma del padre che avrebbe dovuto continuare a sganciare altro oro alla biblioteca.
Fu così che, il giovane figlio di mezzo della famiglia Durchschnitt arrivato a casa si dimenticò perfino di chiudere la porta tanta era la fretta di raggiungere il suo piccolo e modesto studiolo per terminare la sua lettura.
Stavolta si sistemò comodo, non voleva interruzioni, ordinò davanti a se due candele nuove, si asciugò i sudori della corsa e delicatamente apri il piccolo libro e riprese l’agognata lettura.

"Non conto più i giorni, vedo solo sangue intorno a me.
Sangue e mutilazioni, vedo barbarie sui campi di battaglia che non possono essere descritte, credo di non controllare più me stessa.
Le mie mani si muovono da sole, non ricordo ciò che faccio, comincio ad aver paura di me stessa.
Non mi rimane che partire verso la desolazione del caos e perdermi li, facendo le uniche cose che so fare, uccidere e sventrare.
Almeno se devo colpire indistintamente sarò sicura di fare del bene."


Il ragazzo riusciva ad immaginare il perchè il potente guerriero volesse abbandonare i campi convenzionali di battaglia, sospettava infatti che la ragazza avesse esagerato durante la furia dei suoi attacchi finendo così con l'uccidere anche persone innocenti. (3)
Oltre a udire la voce di Aivlis che era diventata più acuta ed esitante, ora Hans cominciava a vedere alcuni brevi flashback che apparivano e scomparivano come lampi nella sua mente.
Scene queste che immortalavano come in un quadro orribili scene di battaglie, dove il colore del sangue tingeva tutto di rosso.

"Sono arrivata, o così credo dato che non ho mai visto la desolazione del caos.
Ho raccolto con me alcuni paesani del luogo, (4) li ho ammaliati e sedotti con la promessa di una facile vittoria contro l’oppressore, e in fine li ho condotti alla vittoria.
Abbiamo invaso e devastato per più giorni le regioni del caos e massacrato i suoi abomini.
Solo una cosa non mi torna, perché riflessa nella mia armatura vedo me e i miei uomini sempre giovani e aitanti nonostante le lunghe battaglie, mentre riflessi negli occhi di chi stermino vedo orde di demoni dove dovrebbero esserci i miei uomini?(5)
"

Lo studioso tremava vistosamente ma non riusciva più a fermarsi, doveva sapere come finiva il diario.
Inghiotti a fatica e notò che ora le pagine erano scritte con un’altra calligrafia, una scrittura più ordinata e continua, fluente come il testo di un’ incantesimo.
Una contraffazione?
Non importava, doveva terminare ciò che aveva iniziato.
Ricominciò a leggere.
La voce ora era forte e di tono grave, quasi irriconoscibile.

"Non riesco più a scrivere nel diario, devo usare un’ incantamento per farlo, è diventato troppo piccolo così come i demoni che ora combatto.
Qui dove dovrebbero essere più forti sono invece più deboli, si rompono subito e fuggono di fronte a me.
I miei subalterni applicano alla lettera l’occhio per occhio e il dente per dente, facendo a quei corrotti tutto ciò che la mente più orrida può solo immaginare.
Qui è tutto rovescio, se non avessi coscenza di me, direi di esser io stessa un demone. (6) "


L’iniziato ebbe uno spasmo, si irrigidì e crollo sul tavolo.
Hans concluse così la sua giovane vita, restando nella rigidità della morte con bocca aperta e sguardo sorpreso,
come se stesse cercando per l'ultima volta di giustificarsi di fronte ad un padre che neanche in questo frangente sarebbe stato ad ascoltarlo.
Il libro cadde a terra dove una figura ammantata di nero lo raccolse senza fare il minimo rumore.
La magia del libro era compiuta, esso era stato finalmente riportato nel mondo, fuori dalla restrizione della chiesa di Sigmar.
Avrebbe ora viaggiato di mano in mano come oggetto di potere sino al compimento del suo scopo, fino a che, non sarebbe giunto nelle mani dell’uomo, e della sua discendenza, la cui fine sarebbe stata decretata dal libro stesso.
La vendetta, era il fine ultimo di quel libro.
La figura che poco aveva di umano,(7) lasciò la piccola abitazione chiudendo dolcemente la porta di ingresso lasciata aperta dal giovane ormai morto.
Poi si perse nelle ombre di un vicolo.
Ma non prima di sussurrare alcune parole, che si dice, siano le stesse che un barbone ripeta di continuo tutte le notti di luna piena :”Siamo Noi che diamo vita ai demoni!(8)


FINE


NOTE:
1. La parola “Durchschnitt” è stata scelta usando google traduttore e digitando la parola "medio".
2. Il nome "Aivlis" non è che un pseudonimo, si tratta infatti del mio nome scritto al contrario.
3. La scelta di trasformare un paladino della Legge in un paladino del Caos viene dal fatto che estremizzando un modo di vedere le cose, che sia questo “buono” o “cattivo” non si fa altro che ottenere il medesimo risultato. Troppa Legge sfocia nell’immobilità, nel deserto privo di vita e di corruzione. Troppo Caos sfocia nella distruzione di tutto sino ad arrivare ad un arido deserto, in mutevole movimento di forma. I metodi e i risultati finali sono gli stessi, cambiano solo i bersagli. I deboli per le forze del Caos, i forti per le forze della Legge.
4. Dove Aivlis parla di incantare i contadini del luogo in realtà essa è già sotto gli effetti della mutazione caotica e quelli che a lei sembrano normali uomini in realtà sono già progenie del caos. Pertanto, in questo punto della storia, lei sta già reclutando demoni dalla desolazione del caos da scagliare contro il mondo degli uomini.
5. Qui rimane dubbia la natura degli avversari di Aivlis. Non è data infatti la possibilità al lettore di conoscere se si tratta di demoni veri e propri o di uomini che lei vede con fattezze di demoni.
6. Perché il custode dei segreti ? Il segreto del padre, gli intrighi di palazzo, la corruzione, non sono che alcuni dei sentimenti che albergano nell’animo umano. Pian piano penetrano e corrompono anche l’animo più puro, fino a trasformare anche il guerriero più convinto, che pian piano non distingue più il vero dal falso, la luce dall’ombra. E da qui il capovolgimento della cerca, Aivlis diviene così da distruttrice del Caos a distruttrice della Legge. Il Caos in questa storia è subdolo, e come una malattia si diffonde trasformando anima e corpo della giovane ragazza, rendendola infine contorta, mutata e attraversata delle forti energie del Caos. Diviene essa stessa un portale tra il mondo dell’uomo e la dimensione del Caos. Ella stessa diviene in fine il custode di segreti. Il generale appunto dell'armata.
7. Probabilmente uno skaven.
8. Concludo riassumento il punto del racconto. Questo è il BG della nascita di un esercito di demoni guidati da Aivlis un paladino decaduto, che per l'occasione fa da involucro al custode dei segreti, il generale dell'armata.
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