[NARR1]Avatars Of Magic

Questa sezione è dedicata ai libri ed ai fumetti. Tra questi, come non citare il mitico Ratman ?!?
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Lord_Anyrion
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[NARR1]Avatars Of Magic

Post by Lord_Anyrion »

Salve a tutti!
Eccomi dunque qui, pronto per partecipare anche io a questo contest!
Inizio dal titolo: è in inglese, solo perchè rende molto meglio in anglico idioma che in italiano ("Avatar della Magia" mi pareva un pochino biNbominkiesco, ma se siete del parere contrario, cambiamo pure!).
Il sistema interessato dal racconto è quello del mondo fantasy: siamo nel vecchio mondo, e tramite la narrazione che si svolgera in episodi, andremo a scoprire le trame di questa storia. Si tratta di un racconto che al momento ha una lunghezza di circa 7 pagine word in continuo crescere, e contiene per adesso solo le introduzioni ad alcuni dei personaggi e avvenimenti. Non svelerò nulla in questa sede a proposito del titolo nè dei personaggi, che strada facendo si infoltiranno così come altre trame prenderanno piede (si spera in tempo per la fine del contest).
L'obiettivo è di creare un testo narrativo che preveda lo svolgersi di almeno un terzo di quella che è la storia che ho in mente (si, piuttosto lunghetta nella sua totalità).
La trama principale, comunque, si ispira alla magia del fantasy e ne rielabora il BG di alcune parti per creare una storia ed un'intreccio comunque il più coerente possibile con quello che già c'è. Il progetto esiste da anni, avevo scritto 34 pagine word circa 3 anni fa, ma le ho perse quando mi si è svampato il portatile vecchio, con mio grande dolore. Ora, proverò a far rivivere parte di quella storia, ampliandola e arricchendola!
Spero vi possa coinvolgere nel suo svolgimento! ::D_old:
A presto con il primo pezzo!
Lord_Anyrion
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reVenAnt
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Re: [NARR1]Avatars Of Magic

Post by reVenAnt »

Ottime premesse!
Ho anche già aggiunto il topic all'elenco dei partecipanti al contest...in bocca al lupo!
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regina dei gatti
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Re: [NARR1]Avatars Of Magic

Post by regina dei gatti »

Lord_Anyrion wrote: La trama principale, comunque, si ispira alla magia del fantasy e ne rielabora il BG di alcune parti per creare una storia ed un'intreccio comunque il più coerente possibile con quello che già c'è. Il progetto esiste da anni, avevo scritto 34 pagine word circa 3 anni fa, ma le ho perse quando mi si è svampato il portatile vecchio, con mio grande dolore. Ora, proverò a far rivivere parte di quella storia, ampliandola e arricchendola!
Se mi consenti una battutaccia innocente in merito, trattandosi di magia nel mondo di warhammer fantasy
direi che la disavventura accaduta al tuo portatile sia la conseguenza di un tuo doppio 1, o meglio, adesso si parla di doppio 6. :lol:
A parte le battute, non vedo l'ora di leggere la tua storia e buon contest. :beer:
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Lord_Anyrion
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Re: [NARR1]Avatars Of Magic

Post by Lord_Anyrion »

regina dei gatti wrote:Se mi consenti una battutaccia innocente in merito, trattandosi di magia nel mondo di warhammer fantasy
direi che la disavventura accaduta al tuo portatile sia la conseguenza di un tuo doppio 1, o meglio, adesso si parla di doppio 6. :lol:
A parte le battute, non vedo l'ora di leggere la tua storia e buon contest. :beer:
Può proprio essere, in effetti!
Un bel misscast del portatile e addio 34 pagine! :lol:

Grazie a tutti e due, di oggi dovrei pubblicare una prima parte del tutto (in continuo crescendo, in questi giorni ho ripreso a scrivere parecchio grazie al contest!)
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Lord_Anyrion
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Re: [NARR1]Avatars Of Magic

Post by Lord_Anyrion »

Salve a tutti, ecco a voi la prima parte dello scritto, all'incirca un quarto di quanto prodotto fin ora.
Buona lettura!

Mannslieb, alta nel cielo, illuminava la radura con un tocco biancastro, risaltando la brina che iniziava a formarsi sulle foglie. L’aria era umida, e un leggero velo di nebbia si infiltrava tra i rami degli alberi.
Quella notte, oltre al freddo umido che persisteva, vi era un qualcosa di diverso e indefinibile che la rendeva una notte oscura, anche se rischiarata da Mannslieb.
Una specie di presagio, come se stesse per accadere qualcosa, e chiunque si fosse trovato in quella radura, avrebbe potuto avere questa sensazione.
Era possibile perfino odorare questo presagio; l’odore preminente all’interno della radura era quello del legno e delle foglie umidi, ma vi era un qualcosa di diverso che pareva opprimere i polmoni ad ogni respiro.
Non era disperazione, la disperazione giunge dopo un evento che si è già verificato. Lì, in quella radura, qualcosa stava verificandosi.
D’un tratto, un corvo si alzò in volo e raggiunse uno degli alberi al limitare della radura.
«Cosa c’è?» chiese in un brusco bisbiglio la voce femminile, proveniente dall’albero
«C’è che fai domande mentre dovresti tacere e far lavorare me» rispose pacata ma tagliente una voce maschile
«Un giorno o l’altro io…» incominciò la voce femminile, colma di ira repressa
«Un giorno o l’altro tu, Morgir, dovrai imparare a tacere e lasciare che i tuoi compagni di viaggio lavorino in pace senza distrarli con inutili domande o miagolii. Ora zitta, sta arrivando qualcuno»
«Pensi possa essere… lei?» Morgir sembrava impaziente
«È lei. Ora zitta, e ascolta». Entrambi tesero l’orecchio, in cerca di un rumore o di una voce che potesse indicare che la loro preda era in avvicinamento. In lontananza, praticamente un rumore ascoltabile solo nel più profondo silenzio e chiudendo gli occhi, un rumore di passi. I due ascoltarono finché il rumore cessò, come se chi lo produceva si fosse fermato.
«Dov’è?» soffiò irata Morgir
«Ancora una parola e ti dissanguo» rispose l’altro personaggio
I due rimasero in ascolto per diversi minuti, alla ricerca di quel rumore di passi che avevano udito in precedenza, ma di esso nessuna traccia.
Dopo un lasso di tempo di una decina di minuti, la figura maschile si alzò in piedi sul ramo dove i due erano accovacciati. Si guardò intorno e si abbassò il cappuccio nero sul capo.
Si girò verso Morgir «Non muoverti di un millimetro» le disse. Con un balzo fulmineo, senza produrre il minimo rumore, salì diversi rami finché non si portò in cima all’albero. Si guardò nuovamente intorno e, dopo aver accarezzato le testa del corvo che stava appollaiato sulla sua spalla, questo prese il volo nella notte.
Il personaggio nerovestito si sedette su un ramo, badando a non produrre il minimo rumore, e attese il ritorno del corvo con delle buone notizie.

***

L’ampio salone di pietra bianca che conteneva la biblioteca della Torre di Hoeth era rivestito di scaffali e librerie contenenti decine di migliaia di libri. Brillava solare illuminato dalle fiamme lucenti di diverse lanterne appese al soffitto con delle catene. Vi regnava il silenzio più assoluto, sporcato solo dal rumore delle pagine girate e da chi si alzava per andare a prendere un libro o riporlo.
I tavoli erano lunghi e alti, di fattura pregiata, e sembravano poter andare in frantumi solo appoggiandocisi, ma in realtà erano rinforzati con la magia, e potevano sopportare il peso di tutti i libri presenti nel salone.
In questo regno di pace e conoscenza, seduti ad uno dei tavoli, Veranion e Hagran voltavano impazienti le pagine dei volumi che avevano prelevato. L’Alto Elfo sembrava preoccupato, e aggrottava continuamente le sopracciglia e la fronte.
“Eppure – si diceva – devono essere qui “
«Veranion, secondo me, nemmeno la biblioteca di Hoeth possiede quelle informazioni» intervenne Hagran, in un sussurro, mentre si grattava la riccia barba grigia pensoso.
Veranion gli scoccò un’occhiata penetrante. «Come fai a saperlo?» bisbigliò in risposta
Il vecchio Mago Celeste si strinse nelle spalle. «Deduzione, amico mio. Se quelle informazioni fossero contenute qui, non credi che Teclis ci avrebbe semplicemente indirizzato in questo luogo? Invece non lo ha fatto, ci ha comunicato a voce quello che doveva dirci»
«Però le informazioni in suo possesso sono comunque vaghe – replicò Veranion – e già questo è un fatto raro di per sé, per il Sommo Custode»
«E’ evidente amico mio che le sue informazioni sono vaghe perché sono quello che lui ha potuto cercare qui, e dunque noi stiamo solo perdendo del tempo. Quello che Teclis vuole, secondo me, e che noi estendiamo le nostre ricerche altrove, dove queste informazioni ci siano davvero. Fin ora abbiamo solo trovato dei vaghi riferimenti»
Lo sguardo di Veranion si fece vuoto e i suoi occhi indugiarono su un punto fisso, mentre lui pensava, cercando di farsi venire un’idea. Alla fine, chiuse il volume che aveva in mano e si alzò.
«Dove vai?» chiese Hagran
«Via di qui. E’ chiaro che hai ragione tu. Dobbiamo andarcene, ragionare e provare a cercare altrove… anche se non so dove» disse Veranion
«Ci penseremo in viaggio, ma dobbiamo seguire l’istinto, secondo me»
I due riconsegnarono i libri all’Alto Elfo bibliotecario, e uscirono fuori, camminando lungo i corridoi della Torre di Hoeth.
Veranion sorrise «Precisamente, tu cosa intendi per seguire l’istinto?»
«Intendo che spesso quello che il troppo rimuginare non riesce ad individuare, lo si può fare semplicemente distaccandosi e osservando la questione da altri punti di vista. E agendo in base a delle impressioni che derivano da questo cambio di tendenza» rispose Hagran
«Amico mio, credo che né la mia strada né la tua strada siano quelle giuste, se prese singolarmente – disse Veranion – e per questo dovremmo cercare di unirle: è sbagliato che io rimugini per dei secoli sulla questione perché aldilà del tempo che io possiedo e tu no, non sarebbe proficuo. Però, credo anche che buttarsi dietro al primo istinto, non sia corretto»
«Messa così, non mi sento di contraddirti» convenne Hagran
«Una cosa è certa, comunque, dobbiamo lasciare Ulthuan. Questo è il regno di Teclis, lavorare dove lavora lui significa arrivare alle stesse sue conclusioni due settimane dopo, e avendo dimenticato diversi particolari che lui invece aveva scovato» disse Veranion sorridendo
Hagran rise «È vero. Concordo su tutto, soprattutto su lasciare Ulthuan. Qui c’è fin troppa pace e candore»
Veranion sorrise senza gioia «Purtroppo per noi Elfi, ahimè, è l’esatto contrario, ed è il motivo per cui siamo così pochi»
I due, deciso di partire, si recarono negli appartamenti di Teclis, per comunicare a lui la loro decisione e congedarsi.
Teclis viveva in una serie di ampi e luminosi locali all’ultimo piano della Torre. Diversi Maestri di Spada di Hoeth sorvegliavano il piano, e si spostarono di lato quando Veranion e Hagran chiesero di vedere il Sommo Guardiano, nonché il più potente mago vivente.
Quando entrarono, un Maestro di Spada comunicò loro che sarebbe andato ad avvisare Lord Teclis del loro arrivo, e che nel frattempo potevano accomodarsi. I due si sedettero su due comode sedie di un legno candido e quasi morbido e aspettarono che il Sommo Guardiano li ricevesse.
Passarono pochi minuti quando la sagoma dell’Arcimago Alto Elfo facesse la sua comparsa nella stanza e i due compagni si alzarono in piedi per salutarlo. Hagran si sorprese come ogni volta nel vedere quel minuto Elfo, che era il più potente Arcimago del globo. Teclis era alto a malapena un metro e sessanta, aveva una costituzione così fragile che pareva potesse rompersi con solo un tocco, come i tavoli della biblioteca. Il colore della sua pelle era così pallido da far sembrare perennemente abbronzato anche Veranion. Inoltre, dava l’impressione di avere in corpo sempre una grandissima stanchezza, ma quando parlò, la sua voce era ferma ma gentile come sempre.
«Salve, amici miei, a cosa devo il piacere di questa visita?»
Veranion si inchinò «I miei saluti, Sommo Teclis, ti disturbiamo unicamente per comunicarti la nostra decisione di lasciare l’isola, per proseguire le nostre ricerche altrove»
Teclis si morse un pallido labbro «È deciso, dunque? In confidenza, la vostra scelta mi pare saggia, sedetevi». Indicò loro le sedie dalle quali si erano alzati per salutarlo, poi con voce autoritaria si rivolse ai Maestri di Spada che gli facevano da scorta personale «Lasciateci». I guerrieri Elfi si inchinarono e uscirono dal locale.
«Cosa, in particolare, vi ha fatto prendere questa decisione?» chiese Teclis
«Col tuo permesso, mio Maestro, – iniziò Veranion – io e Hagran abbiamo riscontrato che, dopo le tue rivelazioni, risultava inutile proseguire a cercare materiale nella biblioteca della torre, siccome molto probabilmente tutto quello che essa conteneva è già stato consultato da te»
«Effettivamente è così, le conoscenze che vi ho fornito si basano su quel poco che la biblioteca di Hoeth fornisce. L’argomento è poco noto anche ai più esperti saggi, e già è stato difficile raccogliere ciò che sappiamo»
«Appunto, ci siamo detti che, siccome siamo noi gli interessati della questione, spetta a noi cercare, e che Ulthuan non è il luogo adatto» intervenne Hagran
«Ed è giusto – convenne Teclis – ma così facendo andate incontro a diversi problemi. Vedete, sono giunto a conoscenza di alcuni importanti aggiornamenti sul tutto, dei quali vi avrei reso partecipi al più presto»
«Hai tutta la nostra attenzione, Sommo Teclis» disse Veranion
«Innanzitutto, vi ricordate che vi avevo parlato di quel Dawi Zharr? Bazrakh il Crudele? – Veranion e Hagran annuirono – ebbene, dalle mie fonti risulta che si sia messo in azione per cercare di portare quanti più degli Avatar dalla sua parte. So per certo che ne ha raggiunti tre, che ora sono a conoscenza delle loro potenzialità e, qualora prima non lo fossero, dell’origine delle stesse. Questo, come intuibile con facilità, complica notevolmente le cose. L’indole degli esseri viventi è tale che non permetta a uno di loro che ha un cuore malvagio di smettere di essere malvagio, così come in tempo breve non possa cambiare un cuore puro con uno malvagio. Ma intervenendo sull’indole, se chi lo fa conosce le giuste tecniche, è possibile cambiarle. Questo “excursus” mi serve per dirvi che qualora Bazrakh raggiunga un Avatar potrebbe impiegare del tempo per portarlo dalla sua parte, specie se questi è, come sospetto, completamente all’oscuro di ciò che realmente è. Lo stesso dovete fare voi, oltre a naturalmente ostacolare le sue mosse, qualora ne giungiate a conoscenza. Ormai, la fase della ricerca delle informazioni è forzatamente conclusa, se devo essere franco. Bisogna passare all’azione». Teclis guardò Veranion eloquentemente.
«Ma mio Maestro, io non sono all’altezza per essere messo a capo di queste operazioni» disse Veranion, agitato.
«Veranion, ricorda che tu hai il potere di Qhaysh e che hai un controllo sull’Alta Magia che io non avrò mai…»
«Ma mio Signore…» intervenne Veranion
«Non ci sono ma, Veranion, solo i fatti. Io ho un dominio su tutti i saperi della magia che va oltre quelli di ciascun mago vivente del globo, ad eccezione degli Slann di Lustria. Ma ognuno di voi, nello specifico, mi è superiore».
Il resto della discussione riguardò pianificare le mosse successive del piano e dopo circa due ore Teclis li congedò.
«Non sarà semplice» affermò Hagran, appena uscirono nei corridoi della Torre.
«No, affatto. Ma l’importante è incominciare, e rintracciare quanti più Avatar possibile prima che lo faccia il nemico. Abbiamo delle direttive da Teclis, lui ha idee molto precise su chi possano essere quegli Avatar non ancora manifestati, e in quanto Veggente di eccezionale bravura di solito le sue idee molto precise si rivelano esatte»
«E Ranu?» chiese Hagran
«Ranu è una questione che affronteremo più avanti, quando potremo permetterci di fargli visita. Il Sommo Custode ha ragione: dobbiamo prima trovare gli altri Avatar ancora in erba».
«Bene, partiamo subito» disse Hagran, iniziando ad evocare un tornado.

Fine di questa prima parte.
Ci sono già dei riferimenti chari alla trama primaria, e qualche traccia di una di quelle secondarie.
Se avete domande, consigli, chiarimenti, chiedete pure! ::D_old:
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regina dei gatti
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Re: [NARR1]Avatars Of Magic

Post by regina dei gatti »

Nel leggerlo la sensazione era proprio quella di un bel libro/racconto fantasy d'autore,
scorrevole, ricco di particolari e non pesante in quanto parla di molti personaggi diversi.

Bello soprattutto il passaggio dalla squadra di avventurieri prima a quella dei maghi dopo,
che sembra voler dire che prima o poi si incontreranno e magari collaboreranno anche insieme.
Sempre se prima la squadra nel bosco non incontri la "sua preda", un Avatar ?

Mannslieb, il nome della luna sarà unico o assecondo del posto avrà nomi diversi ?
La strana sensazione era terrore, paura, brividi su tutto il corpo ?

Solo una nota dolente, spero che Morgir, così inesperta e ansiosa, non lo sia solo in quanto donna,
ma solo per mettere pepe alla coppia del bosco, o dovrei dire trio visto che c'è anche il corvo ?

PS: bella l'ammisione di Teclis di essere inferiore agli slann. :lol:
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Lord_Anyrion
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Re: [NARR1]Avatars Of Magic

Post by Lord_Anyrion »

regina dei gatti wrote:Nel leggerlo la sensazione era proprio quella di un bel libro/racconto fantasy d'autore,
scorrevole, ricco di particolari e non pesante in quanto parla di molti personaggi diversi.
Grazie! ::D_old:

Bello soprattutto il passaggio dalla squadra di avventurieri prima a quella dei maghi dopo,
che sembra voler dire che prima o poi si incontreranno e magari collaboreranno anche insieme.
Sempre se prima la squadra nel bosco non incontri la "sua preda", un Avatar ?
Mi sbilancio: si incontreranno prima di quando pensano!
Sugli esiti dell'incontro, però, non anticipo nulla (l'ho finito di scrivere ieri, arriverà con le prossime parti).


Mannslieb, il nome della luna sarà unico o assecondo del posto avrà nomi diversi ?
Mannslieb è il nome imperiale di una delle due Lune del fantasy, quella "buona", diciamo. L'altra è Morrsleib, la luna di warpietra del Caos. E' solo un elemento narrativo, comunque. Di fatto, non ha una valenza precisa nella storia.
La strana sensazione era terrore, paura, brividi su tutto il corpo ?
Simile, si, una specie di sesto senso che predice "brutta sensazione". ::D_old:

Solo una nota dolente, spero che Morgir, così inesperta e ansiosa, non lo sia solo in quanto donna,
ma solo per mettere pepe alla coppia del bosco, o dovrei dire trio visto che c'è anche il corvo ?
Allora, il personaggio di Morgir è uno dei miei preferiti in assoluto.
Mi rendo conto che sia (ancora) poco caratterizzato, e per adesso ci sono pochissime informazioni su di lei.
Nella parte che pubblicherò adesso, cominciano ad esserci più informazioni.
E NO, assolutamente non è un peso per il suo compare perchè donna, lo è perchè... continuate a leggere!
La prossima parte, in alcuni punti un po' brusca per i fan di Morgir, farà capire di più su entrambi i personaggi e sui suoi loro caratteri.
Un giorno, dico solo, Morgir stupirà chi non crede in lei!


PS: bella l'ammisione di Teclis di essere inferiore agli slann. :lol:
Eh, da BG ci stava tutta. Pare brutto che se la tiri troppo, anche per un Alto Elfo. ::D_old:
E adesso, via ad un'altra parte!


Cuore di Tenebra.
Era da quando era solo un bambino che sapeva ciò che poteva fare. Era da quando era solo un bambino che poteva vedere attraverso le ombre meglio che alla luce. Era da quando era solo un bambino che sapeva uccidere.
Lui, al campo di suo padre. Suo padre amava fare sfoggio di suo figlio, perché era quello che aveva sempre desiderato: un figlio maschio forte e crudele, che potesse un giorno succedergli al comando dei Predoni del Caos della principale tribù devota a Tzeentch.
Ma suo padre non sapeva che lui lo odiava, che sognava solo di poter uccidere tutti, tutti gli scagnozzi di suo padre e di fuggire lontano, senza più dover stare con della gente che disprezzava.
Avrebbe potuto avere una vita gloriosa, diventare un capo forte e amato, ma a lui non interessava.
Una notte, svegliatosi di soprassalto senza capirne il motivo, sentì l’impulso irrefrenabile di uscire dalla tenda di suo padre. Così fece e si ritrovò al buio nel campo, dove nessuno avrebbe potuto vedere a più di una spanna, ma lui ci vedeva benissimo nelle ombre.
Quella notte decise di prendere in mano il proprio destino.

Il sogno venne interrotto bruscamente.
«Hey… Cuore di Tenebra… sei sveglio?» domandò brusca Morgir
Il mezzelfo aprì gli occhi e con un balzo scese dal ramo: era giorno.
«Certo che sono sveglio» disse, fulminando con un’occhiata Morgir, che sogghignava.
«Eppure borbottavi… parole senza senso…» continuò pungente l’Elfa Oscura
«Si, cercavo di darne uno alle tue di parole senza senso – ribatté Cuore di Tenebra – ma ora basta. Il bersaglio è fuggito»
«E come poteva essere altrimenti? Tu, mezzelfo, ed il tuo pennuto nero siete più incapaci di un Asur!» disse sprezzante Morgir
Cuore di Tenebra non disse nulla. Improvvisamente, con un movimento fulmineo, si lanciò contro l'Elfa Oscura e la afferrò per la gola. Caddero a terra.
«Forse, se non ti piace il modo il cui conduco le indagini, puoi rivolgerti al Capo. Lui saprà giudicare» le sussurrò minaccioso
«Toglimi le mani di dosso!» sibilò Morgir
«Certo, potrei, come potrei sgozzarti come un maiale senza che nulla possa fermarmi. Sei in mio potere»
«E adesso che sono in tuo potere che intendi fare?» gracchiò Morgir, ancora bloccata alla gola dalla stretta di ferro di Cuore di Tenebra.
«Potrei fare di te quello che mi pare: potrei ucciderti, potrei violentarti come potrei liberarti. Per tua immensa fortuna, intendo fare l’ultima delle tre» la lasciò andare e si rialzò di scatto. Morgir fece altrettanto, massaggiandosi il collo contuso e guardandolo con il suo sguardo psicopatico.
Cuore di Tenebra rise «Ora capisco perché nemmeno i tuoi fratelli Elfi Oscuri ti accettavano! Con quegli occhi faresti ribrezzo ad un demone». Morgir, accecata dall’ira, si gettò contro Cuore di Tenebra, che però anticipò la sua mossa e la afferrò al volto, scaraventandola in ginocchio mentre continuava a tenerla.
«Non hai ancora capito che non devi rivoltarti contro di me? Devo schiacciarti perché tu lo impari?» le sibilò con il volto a un centimetro dal suo.
Poi Cuore di Tenebra la lasciò. Morgir si rialzò lentamente.
«Non costringermi a fare quello che non devo fare» le disse il mezzelfo, girato di spalle
«Tu non mi fai paura, mezzo umano, almeno altrettanto quanto non puoi permetterti di uccidermi»
«Non di mia iniziativa e non senza un motivo preciso. Ma se io dicessi al Capo che con la tua sconsiderata pazzia stavi intralciando i piani… sarebbe comprensivo con me»
«Non esserne così sicuro».
Cuore di Tenebra si girò verso Morgir. «Io ne sono sicuro, Morgir, così come sono sicuro che tu un giorno tremerai di terrore vedendo il meglio delle mie abilità. Ma adesso stiamo perdendo tempo. Non so come mai, ma in qualche modo la Maga della Luce è sfuggita, ha preso un’altra strada tra gli alberi laddove non ce n’erano fino a ieri sera»
«E hai idee almeno in proposito?» chiese Morgir
«Supposizioni. Non bastano. Al Capo non bastano le scuse nemmeno quando sono vere, figurarsi delle supposizioni»
«Nemmeno se gliele offre il suo prediletto?» lo incalzò Morgir pungente
«No, nemmeno io. Ora muoviamoci, stiamo davvero perdendo tempo prezioso. Dobbiamo ritrovare tracce della Maga della Luce prima possibile. Guarderemo di nuovo al paesino qui nei dintorni»
«Sei tu il capo» disse Morgir, sprezzante
Si rimisero in marcia, avanzando con passi agili e felpati. Ogni tanto Cuore di Tenebra alzava una mano per bloccare Morgir, e finché non era sicuro che non ci fossero esseri viventi, non li faceva proseguire e rimaneva al sicuro coperto da qualche arbusto.
Cuore di Tenebra portava un lungo mantello scuro, di stoffa che pareva pesante, ma in realtà era estremamente leggera, di probabile fattura elfica. Il mezzelfo aveva il cappuccio tirato sugli occhi scurissimi, che copriva la testa e i lunghi capelli neri legati indietro alla maniera elfica. Complice questo, i suoi tratti da Elfo erano evidenti, ma in generale il viso era meno affilato e sulle guance aveva una lieve barba di pochi giorni. Dal padre, predone umano, aveva preso la corporatura robusta, la forza muscolare e l’altezza intorno al metro e novanta, ma grazie al suo sangue misto poteva combinare queste caratteristiche fisiche con la naturale agilità e velocità elfica, cosa che gli permetteva di sopraffare sia Elfi che Umani. Ma Cuore di Tenebra non amava fare sfoggio di brutale forza fisica. A lui era sempre bastato calare silenziosamente alle spalle dei nemici, avvolto nelle ombre. Nei combattimenti più lunghi e a viso aperto, allora sfruttava le sue qualità fisiche, ma i casi erano rari.
Morgir era un Elfa Oscura Incantatrice che era stata cacciata dai Conventi di Morathi, qualcuno sussurrava perché era più potente della Regina. In effetti, nessuno, dal Re Stregone a Morathi stessa sapeva usare la magia Oscura più efficacemente e paradossalmente con meno pericolo rispetto a lei. Per contro, ed era la scusa con la quale era stata cacciata, ogni tanto cedeva a una pazzia frenetica che le impediva di agire in modo sensato, trasformandola in un tritacarne. Cuore di Tenebra era lì più che altro per impedire che ciò accadesse.
In quanto Elfa Oscura, chiaramente, possedeva anche una crudele bellezza elfica (per i canoni umani), ma perdeva di colpo questa qualità quando era preda dei suoi scatti di ira, e suoi occhi si spalancavano, facendola sembrare una pazza furiosa. Cosa che, effettivamente, diventava.
Senza preavviso, Cuore di Tenebra scattò oltre al cespuglio e percorse di corsa un tratto di terreno. Morgir stava per seguirlo, ma si accorse che lui la aveva legata con dei fili di ombra ad un tronco, e che non poteva muoversi. Il mezzelfo sapeva di avere solo pochi secondi prima che l’Elfa si accorgesse del trucco e iniziasse a starnazzare, per cui fece più in fretta che poté: corse verso il suo obiettivo, degli alti arbusti, e si appostò. Come previsto, Morgir si mise ad urlare. Cuore di Tenebra sorrise: “Perfetto”.
Di fronte a lui c’erano tre uomini e una ragazza. I tre soldati, che il mezzelfo riconobbe come Grandispade Imperiali, formavano una formazione di guardie del corpo per la Maga, una ragazza bionda vestita di una lunga veste bianca e oro, e camminavano in formazione serrata. Quando però sentirono le urla di Morgir da dietro al cespuglio, si fermarono di colpo.
"Eccovi, finalmente" pensò il mezzelfo.
Cuore di Tenebra era appena saltato fuori dal suo nascondiglio, pronto ad approfittare dell’involontario diversivo che Morgir gli forniva, quando vide che il diversivo stesso diventava un problema: pur non sapendo come, l’Elfa Oscura era riuscita a liberarsi del suo incantesimo e ora, in preda ad uno dei suoi attacchi di follia omicida, stava puntando il gruppo delle tre Grandispade e della Maga.
Doveva agire con rapidità: i soldati imperiali stavano per lanciarsi contro Morgir, ma Cuore di Tenebra fu più rapido. Sguainato il proprio lungo pugnale incantato, colpì al collo una delle tre Grandispade, la quale gridò di dolore. “Frignone” pensò Cuore di Tenebra.
Gli altri due si girarono e attaccarono il mezzelfo. Questi dovette schivare una delle enormi lame portate dai guerrieri per poter infilzare il pugnale nel petto del soldato.
Intanto, Morgir, estratti due pugnali ricurvi, stava correndo verso la Maga della Luce. Quest’ultima, presa forse dallo spavento per la visione dell’Elfa e del suo sguardo psicopatico, si voltò e fuggi.
“Mèrda” pensò Cuore di Tenebra mentre schivava un fendente dell’ultimo soldato rimasto.
Morgir continuò a inseguire la Maga mentre lui stava per finire l’imperiale. Quando si fu sbarazzato di lui, constatò che le due erano già lontane e che doveva agire ragionatamente.
Rinfoderò il pugnale, e si mise in movimento per attuare il suo piano di riserva.

***

Il lento bubbolio del liquido grigiastro che bolliva dentro ai calderoni non coprì il lieve tintinnio delle provette di vetro che si sfioravano l’un l’altra. La bassa e tozza figura le afferrò con sorprendente delicatezza e le posò sul piano del lungo tavolo, composto da una lastra di ossidiana.
Il personaggio si avvicinò quindi al fuoco. Non fece fatica a richiamare un po’ di potere magico per mutare la sostanza del primo dei calderoni: questa prese un vivace e scintillante color oro. Il suo alone dorato portò un po’ di luce nella tetra sala.
La figura arretrò di qualche passo prima di afferrare il calderone e di portarlo vicino ad una vasca di pietra. Vi versò il contenuto, e l’oro liquidò si adagiò nel recipiente.
Soddisfatto, il personaggio afferrò le provette e le immerse una a una nel liquido metallico, estraendole piene fino all’orlo. Quindi, le sistemò in un apposito contenitore e tornò a volgersi verso la vasca di pietra colma d’oro.
Stava per incominciare quando si ricordò degli altri calderoni. Tornò verso il fuoco e controllò una a una le sue pignatte, constatando che in realtà erano ancora indietro. Si mise quindi al lavoro per creare la miscela metallica.
Con l’oro contenuto nelle provette fece una prova per essere sicuro: versò la provetta in uno stampo, ci aggiunse i contenuti di altre due provette e un pizzico di polvere che aveva in una tabacchiera sul tavolo. Il liquido metallico diventò immediatamente di un colore grigio scuro, con venature dorate.
Il crudele volto del Nano del Caos si aprì in un maligno sorriso di soddisfazione quando vide che il suo tentativo era riuscito.

E... per adesso è tutto!!
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regina dei gatti
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Re: [NARR1]Avatars Of Magic

Post by regina dei gatti »

Consept originale per i due personaggi della squadra di caccia.

Chi si aspeterebbe mai che un predone del caos allevasse, anche se suo un figlio, un mezzo elfo ?
E gli elfi oscuri ? Una civiltà matriarcale molto legata alla famiglia, particolare la loro scelta di cacciare
la ragazza senza prima aver trovato un metodo per sfruttarne le caratterristiche.

Continua così !
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Lord_Anyrion
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Re: [NARR1]Avatars Of Magic

Post by Lord_Anyrion »

Proseguiamo con la narrazione!
Chiedo scusa per la sosta di qualche giorno, ma prima di postare ho voluto chiaramente stabilire fino a che punto della storia mi spingerò (anche per non portare un libro intero al contest!). Dovrei arrivare a sviluppare un po' la trama principale (fino ad una sosta della stessa già prevista) e portare a termine una delle altre trame, i cui inizi si intravedevano in una piccola parte del precedente pezzo e proseguono anche in un pezzo della successiva!
Chissà chi la riesce ad intravedere prima che venga rivelata nella narrazione?

***

Azargoth e suo zio si rivolsero un’occhiata d’intesa prima di dividersi. Il ragazzo si diresse a destra, mentre Kyrub Vaard a sinistra. Questi sollevò il suo martello a due mani e fracassò il cranio al primo Orco, schivò il fendente di uno zpakka e ne spedì nel Grande Verde un secondo colpendolo al collo.
Azargoth, invece, corse per una ventina di metri, inseguito da Orchi inferociti, e si lanciò in un fienile. Gli Orchi, senza pensare, vi entrarono ruggendo alla caccia del ragazzo. Azargoth, nascostosi dietro la porta, uscì in fretta non appena l’ultimo fu entrato, e nel farlo lanciò un dardo di fuoco tra il fieno. Gli Orchi impiegarono qualche secondo a realizzare che se non fossero usciti sarebbero arrostiti vivi. Ma come fecero per girarsi, trovarono Azargoth intento a mantenere un muro di fuoco alto un metro intorno all’uscio del fienile.
«Utcidete kuel ragatzo!» sbraitò uno dei più grossi, e dopo aver distribuito qualche sonoro sganassone di incoraggiamento tra i suoi Orchi, questi si mossero saltando la cortina di fuoco.
Azargoth non si voltò a vedere quanto tempo era riuscito a fargli perdere, ma continuò a correre verso suo zio, ormai circondato dagli Orchi di sua competenza. Azargoth afferrò un forcone e ne infilzò uno all’altezza del collo. Il suo compagno poco vicino si voltò, alzò lo zpakka e ruggì, ma venne raggiunto da una martellata del vecchio Teutogeno. Kyrub aveva lunghi capelli e barba grigi, una corporatura possente e una vistosa cicatrice che gli tagliava un sopracciglio fino alla guancia, segno di una vecchia ferita di guerra.
«Azargoth, non perdere tempo! Occupati dei tuoi, io qui me la cavo benissimo con i miei amici verdi qui» sbraitò Kyrub Vaard.
Il ragazzo sorrise di fronte al senso dell’umorismo di suo zio anche in quelle circostanze spinose.
Sguainò la sua spada e attese che gli Orchi lo notassero. Non poteva permettersi di affrontarne più di uno alla volta: era solo un ragazzo sedicenne, per quanto fosse stato addestrato da suo zio. Però non voleva deluderlo. Ragionò in fretta: doveva riuscire a tendere loro un’imboscata. Non appena gli Orchi lo videro, lo indicarono con gli zpakka e si lanciarono al suo inseguimento. Il ragazzo si voltò e corse nuovamente attraverso gli edifici in rovina, tra pollai abbandonati, fienili, stalle e qualche altra costruzione. Lì in mezzo, pensò, avrebbero impiegato un po’ per trovarlo.
«Bruciate kuezte barakke!» ruggì un Orco
“Accidenti, questi Orchi hanno proprio intenzione di arrostirmi vivo” pensò Azargoth. Corse attraverso le vie del villaggio abbandonato, cercando un modo per prendere in mano la situazione. Trovò, poco distante, una scaletta poggiata contro un muro, vi salì e arrivò sul tetto di sterpaglie di una delle baracche. Posò i piedi con cautela, per evitare di distribuire il proprio peso in maniera da rompere le assi di legno mezzo marcio, e osservò cosa stava accadendo. Del fumo grigiastro gli indicò che gli Orchi avevano già dato fuoco ad alcune baracche e che parevano avvicinarsi, continuando a bruciare, facilitati dai materiali altamente infiammabili.
Mentre osservava il fuoco bruciare ed avanzare, Azargoth fu colpito come da un fulmine: il fuoco sembrava muoversi in maniera a lui del tutto prevedibile, e gli sembrava di conoscerne ogni segreto e ogni sfumatura, più lo guardava più gli sembrava di comunicare con esso. Le iridi dei suoi occhi, da nere che erano, gli diventarono di un rosso fuoco incandescente. Preso da un coraggio e da una furia che non gli appartenevano, Azargoth sguainò la propria spada e con un balzo atterrò a poca distanza dagli Orchi. Le bestie rimasero quasi stupite di vederlo, e il loro istinto selvaggio disse loro che quel ragazzo non era lo stesso di prima, ma tra i ruggiti e i colpi che il Kapo dava loro per spronarli, si lanciarono sul ragazzo.
Azargoth, lo sguardo severo ed infuocato, si mosse agilmente sgozzando un primo Orco con la spada, mentre ne arrostì letteralmente vivo un altro con una palla di fuoco. Spaventati da quello spettacolo, gli Orchi ripiegarono. Azargoth lanciò ancora qualche dardo infuocato che fece prendere fuoco ad un paio di Orchi: questi, correndo ancora più velocemente, terrorizzati, diedero presto fuoco con il solo loro passaggio a diverse capanne di paglia nel villaggio.
Il Kapo Orco, unico rimasto a fronteggiare il giovane Teutogeno, sguainò un secondo zpakka e ruggì una sfida ad Azargoth. “Ah, adesso cominci a trattarmi come un tuo pari, eh?” pensò il ragazzo. Afferrò più saldamente la spada e aspettò che l’Orco caricasse. Questi prevedibilmente si buttò contro di lui a testa bassa, e Azargoth poté solo scansarsi in tempo dalla portata delle sue enormi braccia armate di 50 kilogrammi l’una di rozzo ferro. Contrattaccò, lanciando una piccola sfera infuocata, che l’Orco parò incrociando le lame.
“E bravo”. Azargoth creò un muro di fuoco, molto più potente di quello creato precedentemente, che tagliò la fuga all’Orco. Questi cominciava a sudare visibilmente per il calore delle fiamme intorno ad esso: ormai l’intero complesso di baracche bruciava in un enorme rogo. Azargoth era tranquillo, come fosse sdraiato su un’amaca a casa sua. L’Orco stava per cedere a livello nervoso, la vista del fuoco pronto ad inghiottirlo era troppo forte sul suo istinto anche per un Muso Duro come lui. Alla fine, si voltò e fuggì dalla parte di Azargoth per cercare di mettersi in salvo. Il ragazzo non mosse un muscolo, e si voltò per seguirlo, camminando tranquillamente tra le fiamme, che gli facevano solo un po’ di solletico. L’Orco uscì di corsa dal complesso in fiamme, prendendo fuoco anche lui. Kyrub Vaard, che aveva finito di occuparsi degli altri Orchi e stava cercando disperatamente Azargoth tra quelle fiamme, quando lo vide lo intercettò e con furia incontrollabile gli sfasciò il cranio con una martellata. Mentre guardava con ira i resti dell’Orco, Azargoth emerse dalle fiamme. Suo zio lo guardava stupefatto, ed egli con calma realizzò che era finita, l’ultimo Orco era stato ucciso e che ora potevano tornare a casa. Si voltò senza pensare e imperiosamente comandò alle fiamme di fermarsi. Ed esse sparirono in un secondo, lasciando spazio ad una coltre di fumo.
Kyrub Vaard aveva gli occhi fuori dalle orbite. “Azargoth – pensò – il figlio di Wolfram…un mago ardente…”.
Quando raggiunse lo zio, le fiamme che gli ardevano negli occhi erano già sparite, ma Kyrub lo guardava lo stesso come fosse un altro.
«È finita, zio. Torniamo a casa»
«E pensi di cavartela con così poco? Pensavo tu fossi morto arrostito!» disse lo zio, mentre s’incamminavano
Azargoth sorrise «Perché?»
«Ho visto cosa hai fatto con quelle fiamme, Azargoth, sono vecchio, un po’ sordo e burbero, ma ci vedo ancora benissimo» brontolò Kyrub
«Ma tu sai che mi diverto da quando sono piccolo con il fuoco» ribatté Azargoth
«Certo, io e tua zia sappiamo come il fuoco ti sia sempre piaciuto e sappiamo anche che hai un po’ di potere magico dentro di te, ma non avrei mai pensato… così tanto»
«Nemmeno io lo sapevo, zio. Ho visto quelle fiamme, ho sentito che ero in pericolo, e mi sono poi sentito… strano. Dopo di che è stato un po’ come se non sapessi davvero bene cosa stessi facendo, ma sentivo di agire nel migliore dei modi»
Kyrub Vaard lo fissava. Il figlio di suo fratello era come se fosse stato suo figlio, e l’aveva cresciuto come un vero Teutogeno, ma non aveva mai pensato ad un altro futuro per lui se non quello di diventare una Guardia Teutogena come tutti in famiglia da generazioni. Ma lì, in quel momento, sapeva che in Azargoth c’era del talento, e che al sua strada era un’altra.
«Dovrai andare a studiare ad un collegio della magia. Ne parlerò con la zia, ma credo che sarà d’accordo»
«Ma sono io che non voglio! – controbatté Azargoth – io voglio diventare una Guardia Teutogena come te e papà. È per questo che mi hai sempre addestrato, no? Per sostituirti, un giorno»
Kyrub Vaard si fermò. «Si, ma non ero al corrente delle tue vere abilità. Azargoth, non è mancanza di fiducia in te, è che ognuno di noi, in questo duro mondo, deve poter puntare a quello che meglio sa fare per sopravvivere. Tu hai un talento che vale molto, lo capisco persino io che non ne so nulla di magia, e lo capirebbe anche tuo padre. Non sprecare questa abilità, di Guardia Teutogene ce ne saranno sempre, tu hai altri mezzi, e a sedici anni è il momenti di usarli»
«D’accordo, zio, per adesso non parliamone più. La zia ci attende, e sarà in pensiero!» disse Azargoth in tono conciliante
«Va bene, ma parli come se non fosse abituata alle nostre pazzie!» sorrise Kyrub

***

Morgir attinse alle stille del suo potere prima di proseguire nei preparativi per l’incantesimo finale. Con un urlo disumano evocò parte del potere ultraterreno cui poteva attingere e lo scagliò contro Lythande. La ragazza si scansò anche questa volta per evitare il colpo intriso di energia nera, e si nascose di nuovo dietro ad un albero per pensare.
La sua energia magica ormai era agli sgoccioli, doveva tentare un’ultima carta: la sua nemica, per quanto pazza da legare e molto confusionaria, conosceva un’arte letale, era molto più abile di lei e il suo potere magico pareva infinito. Tanto valeva cercare di farla finita con un blitz piuttosto che morire sfiancata. A Lythande spiacque: stava combattendo bene. Anameth, il suo maestro, sarebbe stato felice di lei. “Ma non è ancora la mia ora!”
Si voltò è cercò di studiare la sua nemica: Morgir era ancora lì, nella radura, intenta a farfugliare parole magiche e a far sfrigolare l’aria intorno a lei di energia magica. “Devo trovare il modo di avvicinarmi a quella pazza abbastanza da poter usare un paio di trucchi: appena metto fuori il naso, lei mi lancia addosso quei dardi neri e, a giudicare dallo stato degli alberi che ha colpito, devono essere molto, molto potenti”.
Lythande si chinò e si preparò. Legò i suoi capelli biondi ancora più saldamente, afferrò il proprio bastone, regalo e ricordo del suo maestro Anameth, e strisciò silenziosamente più vicino che poté.
Morgir era lì, intenta a richiamare potere oscuro, mentre i Demoni che lei richiamava le donavano il potere senza scalfirla. “È questa la mia arte! L’arte che Morathi, quella stolta sgualdrina, mi ha sempre invidiato!” pensò estasiata Morgir, mentre i suoi occhi si spalancavano, colmi di potere sfrigolante. L’Elfa si era così beata del potere che stava accumulando da dimenticarsi del motivo per il quale lo stava facendo. Lythande ebbe tutto il tempo di avvicinarsi e, sollevando il proprio bastone, di accecarla di nuovo con un’onda di luce.
L’Elfa Oscura gridò portandosi le mani agli occhi, pentendosi subito di essersi lasciata ingannare di nuovo da quella ragazzina umana!
Già prima, mentre la inseguiva, l’aveva colta di sorpresa accecandola con quell’incantesimo, e aveva potuto così riprendersi e dare inizio al duello tra loro due. Per cinque lunghi minuti non ci aveva visto, e probabilmente era viva solo perché aveva strillato come una pazza per tutto il tempo – esattamente come ora – e mulinava i suoi due pugnali per aria.
«Maledetta sgualdrina! I miei occhi! I miei occhi! Non vedo più nulla!» strillò Morgir
«Beh, l’idea è quella, stupida maga oscura. Il Bagliore di Pha dovrebbe accecare» rispose tagliente Lythande. Con l’ultima parte del proprio potere, Lythande evocò delle corde di luce e con esse vi legò Morgir al tronco di un albero, con un comando del suo bastone.
L’Elfa Oscura, che stava riacquistando un po’ di visuale, impazzì di rabbia.
«Liberami subito! Liberami subito! Maledetta t***a! Come osi legarmi? Slegami subito!» incominciò Morgir.
Lythande ridacchiò di fronte alla nemica, ormai impossibilitata a colpirla. Ora, doveva chiedersi solo cosa farne. La sua scorta era stata uccisa, quindi doveva lasciarla lì finché non avrebbe potuto consegnarla a qualcuno.
«Ma bene, Morgir, vedo che ancora una volta il tuo minuscolo cervello ti ha portato in una situazione senza uscita». La voce proveniva da uno degli alberi dietro di loro, ed era pungente ma anche divertita.
«Cuore di Tenebra, maledetto mezzosangue, liberami subito e sistema questa puttanella!» strillò Morgir.
Lythande si allarmò, guardandosi attorno: a quanto pareva, l’altro personaggio che accompagnava Morgir e che aveva eliminato la sua scorta era lì.
«Oh, ma perché tanta fretta? Stai così bene lì, legata come un salame da sugo, più cieca di una vecchia nutria e mentre strilli come una pazza quale sei» continuò canzonatorio e pungente Cuore di Tenebra. Lythande avrebbe anche riso se non fosse preoccupata per quello che sarebbe potuto succedere.
Mentre Morgir ricopriva di insulti anche Cuore di Tenebra, questi fece la sua comparsa, saltando giù dall’albero. Lythande vide che era alto, grosso, ma pareva agile nei movimenti. Aveva lunghi capelli neri legati alla maniera elfica, portava un lungo vestito con cappuccio e aveva un corvo appollaiato su una spalla, che le sembrava la guardasse con intelligenza. Lo sguardo del mago dell’Ombra era divertito.
«È lei, stupido mezzelfo, è lei, la maga della Luce» starnazzò Morgir
«Lo ho notato, Morgir. Ma giuro che se apri ancora una volta la tua insopportabile fogna per prima cosa ti sgozzo, poi mi occupo di tutto il resto». A queste parole, Morgir, che iniziava a vederci, ammutolì, friggendo con lo sguardo Cuore di Tenebra.
«E così, tu sei Lythande» disse il mezzelfo, studiandola, mentre si accarezzava distrattamente la barba non fatta col dorso della mano.
«Si, e chiunque tu sia bada che non ti aspetta una sorte migliore della tua compagna strillante, qui» ribatté Lythande
«Il mio nome è Cuore di Tenebra, ragazza. Ma scoprirai che sono lungi dal fare la fine dell’inutile Morgir». Il mezzelfo si mosse con incredibile rapidità e con un minimo gesto fece calare le ombre sulla radura. Lythande fece giusto in tempo ad accedere il proprio bastone che lo vide calare su di lei. Cercò di scansarsi, ma lui la incorpò nella propria ombra, tenendola bloccata a terra. Mentre Morgir berciava, lamentandosi di non vedere di nuovo, Cuore di Tenebra si alzò in piedi, dissipando l’oscurità. Essendo al limite della sopportazione, si voltò verso l’Elfa Oscura e la liberò con un gesto dalle corde di luce.
Morgir, appena libera, corse ad afferrare un pugnale e si gettò verso Lythande, che terrorizzata si preparò alla sua fine. Ma Cuore di Tenebra afferrò l’Elfa per il collo e la alzò.
«Hai dimenticato che il capo vuole questa maga VIVA? Io azzarderei di si, visto che è l’intero pomeriggio che cerchi di ucciderla ostacolando i miei piani. Posso solo ringraziare che tu sia talmente incapace da farti battere da una ragazzina appena uscita da un collegio della magia, altrimenti sarebbe già morta» gridò il mezzelfo.
Lythande pensava disperatamente ad un modo di liberarsi, ma non riusciva a muoversi di un millimetro per afferrare il proprio bastone. Cuore di Tenebra lasciò cadere a terra l’annaspante Morgir, che si massaggiava il collo, e si rivolse nuovamente a Lythande.
«Come puoi ben vedere, le mie arti sono molto superiori alle tue e anche a quelle di Morgir. Inoltre, come ben sai, le nostre due magie sono agli opposti, sono due nemesi, quindi se i due maghi non si equivalgono, le arti stesse infieriscono sul mago meno capace: è l’arte dell’ombra stessa che ti blocca, maga della luce, non io»
All’improvviso, un grosso vortice d’aria si abbatté sulla radura. Sradicò degli alberi e alzò un fortissimo vento. I tre personaggi cercarono di ripararsi come possibile dal vortice. Poi, come era iniziato, terminò. Al posto dell’occhio del vortice si ergevano in piedi due figure.
Uno, il più alto, era un vecchio mago, con barba e capelli ricci di un grigio cenere, attraversati da minuscole scariche elettrostatiche. Portava una veste da mago blu scuro, impugnava un bastone con una forma che ricordava una saetta. L’altro, più basso ed esile, dai lineamenti elfici, portava a sua volta una veste, ma bianca, aveva lunghi capelli biondi che gli ricadevano leggeri sulla veste e aveva un bastone bianco di splendida fattura. Entrambi guardavano con odio e stupore Cuore di Tenebra.
Questi fu il primo ad interrompere il silenzio. «Veranion. Hagran. Quanto tempo. A cosa devo questa insperata e poco piacevole visita?»
«Oh, ci mancavi, Khaileth, è proprio un bel po’ che non ci vediamo» disse Veranion tagliente
«Mi conoscono come Cuore di Tenebra, adesso, non lo sapevate? Il mio nome è questo» ribatté il mezzelfo
«Ma certo, come preferisci – disse la voca profonda di Hagran – Questo non cambia la sostanza. Qualsiasi cosa tu stia combinando, siamo qui per interromperla. In particolare, la ragazza. Consegnacela»
«La ragazza? Lythande, o come si chiama - disse Cuore di Tenebra indicando la maga della Luce bloccata a terra a poca distanza da lui – perché? È così carina. Non so se avrei il cuore di lasciarla ai giochetti sanguinari di Morgir, ma direi che nel dubbio potremmo tenercela noi» scherzò Cuore di Tenebra
«Noto con piacere che il tuo senso dell’umorismo è sempre spiccato» disse gelido Veranion
«Oh, sai com’è, quando hai a che fare con la morte tutti i giorni devi pur sdrammatizzare il tuo lavoro. Altrimenti diventi come Morgir»
«Maledetto mezzosangue taci!» sibilò l’Elfa Oscura, alzandosi
«Oh, Morgir, eccoti. Bene, la coppia del secolo è tornata. Ora, siccome il tempo è poco, consegnateci la ragazza oppure dovrete vedervela con noi» disse Hagran con autorità
Cuore di Tenebra valutò il da farsi. Lui era ancora a piena energia, ma Morgir, sebbene avesse potere magico in abbondanza da cui attingere, era abbastanza stanca e mentalmente ancor meno solida del solito. In più, ingaggiare i due maghi, avrebbe comportato perdere il controllo su Lythande, consentendole di prendere parte allo scontro, anche se con poca energia a sua disposizione. Singolarmente, avrebbe potuto affrontare senza problemi uno dei due maghi, ma in coppia erano troppo più forti di lui. Ed era in inferiorità numerica. Doveva cedere.
Con un gesto liberò Lythande «Non ho scelta. Sarebbe pazzia affrontarvi qui ora. Ma avremo modo di incontrarci nuovamente, ve lo garantisco. E allora lì vedremo quali sono i rapporti di forza tra noi» disse Cuore di Tenebra con i suoi occhi ombrosi. Si voltò, afferrò per un braccio Morgir e sparì, tra le ombre.
Lythande ebbe a malapena il tempo di realizzare di essere libera che Cuore di Tenebra e Morgir sparirono. Si alzò a sedere e si guardò attorno, vedendo finalmente in volto i due maghi che, con ogni probabilità, la avevano salvata.
Veranion si avvicinò e le sorrise «Salve, Lythande, giusto? Io sono Veranion e questi è il mio buon amico Hagran. Siamo maghi, proprio come te»
«Vedo – disse Lythande – ma ora cosa succederà? Torneranno quei due?» chiese
«Purtroppo si, ma non a breve. Per questo abbiamo tempo, ma non troppo. Presumo che sarai curiosa di sapere cosa succeda di così interessante da farti dare la caccia da due maghi e farti salvare da altri due» continuò Hagran
«Si certo, potete venire al villaggio, devo fare il giro dei malati e curare qualcuno ma poi…» incominciò la ragazza
«Lythande, tu hai un cuore d’oro, ma purtroppo gli avvenimenti precipitano, e dobbiamo sgomberare al più presto. Dovresti seguirci, e ti spiegheremo tutto, una volta al sicuro» disse Veranion
Lei si morse un labbro, pensando ai suoi compaesani senza le sue cure, ma poi si convinse, e annuendo accettò di andare con i due maghi.
«D’accordo, allora muoviamoci, il mio mezzo di trasporto è un po’ turbolento, ma veloce ed efficace» disse Hagran evocando un turbine.

***

Qualcuno potrà indovinare da dove proviene la licenza del nome della protagonista femminile, Lythande.
E' una licenza, quindi perdonatela!
Buona lettura!
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Re: [NARR1]Avatars Of Magic

Post by Lord_Anyrion »

Il vecchio necromante si passò un dito rugoso sulla lingua prima di voltare una delle pagine del suo Liber Mortis. Gli occhi gialli e infossati scorrevano rapidamente il tomo alla ricerca di una parola mancante, mentre l’altra mano poggiava su una creatura a scaglie, con accanto diversi tendini, ali e carne putrescente su tavolo.
«Quando l’esperimento tende a…controllare la staticità del flusso necomantico…si, si, questo lo so – borbottava il Necromante, leggendo velocemente il tomo – ah ecco qui! “Fondere gli arti plasmandone l’essenza in uno dei due, facendo attenzione a non mutare la natura degli stessi»
Heinrich Kemmler, continuando a borbottare, si voltò verso il suo tavolo, e prese ad armeggiare con la materia organica in suo possesso. Ogni tanto puntava il bastone verso “la creatura”, borbottava qualche parola incomprensibile, e un bagliore verde la attraversava. Fuse le ali da pipistrello al corpo, e altri piccoli artigli e zanne.
Presto, la creatura iniziò ad assumere la forma di un rettile con le ali da pipistrello. Kemmler, con un ultimo incantesimo, diede infine vita al suo esperimento.
La creatura, scossa da un tremito infernale, aprì gli occhi gialli da rettile, alzò il muso verso Kemmler, e emise un breve verso. Il Necromante si sciolse in un sorriso deformato.
«Ciao, creaturina di papà! Ma che belle scaglie che hai! Questa notte papino ti porta a fare un giretto» canzonò Kemmler
«E’ ufficiale, Morgir, il nostro buon Kemmler si è bevuto il cervello» esordì Cuore di Tenebra, entrando nella cripta, con l’Elfa al seguito. Kemmler, per lo spavento, rovesciò qualche contenitore contenente del melmoso liquido marrone-verde, mentre la creatura gracchiò e volò su una trave. Kemmler si voltò verso i due nuovi arrivati.
«La mia sanità non deve essere messa in dubbio da voi due!» berciò il Necromante puntando un dito storto e smunto verso di loro.
«Arrivi a parlare amorevolmente con le tue creazioni, Kemmler, ormai sei vecchio» disse Cuore di Tenebra con un sorriso storto, mentre si sfilava il mantello. Morgir girava altezzosa e disgustata per la cripta «Ogni volta questo posto è sempre più lercio e disgustoso, Kemmler, puoi anche dargli una sistemata quando ospiti una signora del mio calibro»
«Si, signora del tuo calibro… una pazza furiosa alla quale hanno insegnato a lanciare due incantesimi» gracchiò Kemmler, ridacchiando
«Basta beccarvi. Mi sono già bastati due giorni di Morgir per sentire amenità varie» disse Cuore di Tenebra mentre, rimasto a torso nudo, di avvicinò ad un pozzo per darsi una rinfrescata
«Ah, giusto, come mai siete qui da soli? – li punzecchiò Kemmler – Non avreste dovuto tornare accompagnati?»
«Colpa di quel codardo di Cuore di Tenebra» rispose pungente Morgir, osservando Cuore di Tenebra
«Ah, colpa mia? Quando sei tu che per due giorni non hai fatto altro che mandare a monte i miei piani? La colpa è tua, Morgir, se ci è scappata la maga della Luce»
«Non ricordo di essere stata io a fuggire come un coniglio bagnato di fronte a quel mollaccione di Veranion e quel vecchio rimbambito di Hagran» continuò l’Elfa
«Veranion? Hagran?» gracchiò Kemmler, passando lo sguardo dall’uno all’altra
«Si, a quanto pare erano sulle tracce della maga della Luce. E adesso, grazie al nostro grande capo Cuore di Tenebra, ci è sfuggita e l’hanno presa loro» concluse Morgir
«Eviterò di rispondere a Morgir, Kemmler, mi basterà raccontarti tutto con calma, per ora dirò che mi trovavo in inferiorità numerica. Ciò comunque non cambia la sostanza delle cose: abbiamo mancato la preda. Per questo motivo, dovrò fare visita al capo per ricevere nuove istruzioni e – continuò tagliente il mezzelfo guardando Morgir – in qualità di comandante e per far sì che non si dica che sono uno smidollato, mi assumerò tutta la responsabilità del fallimento, come giusto. Ma Morgir, io la verità al capo la racconterò, e posso dirti: manda a monte un'altra missione, e ti ucciderò con le mie mani». Morgir non disse nulla, ma guardava Cuore di Tenebra con odio profondo.
«Sono d’accordo con te, Cuore di Tenebra, ma mentre tu sarai via, noi cosa dovremmo fare qui?» chiese Kemmler, strizzando gli occhi giallognoli per vedere il mezzelfo nella penombra
«Oh, dedicatevi a quello che più vi pare» rispose sardonico Cuore di Tenebra
Morgir, altezzosa, si girò e si recò verso uno dei locali della cripta, quello di norma nel quale lei soggiornava.
Cuore di Tenebra si sedette ad un tavolo di pietra. Kemmler lo raggiunse e si sedette vicino a lui.
«Quello che racconterai al capo, sono affari tuoi, ma adesso siamo in una situazione scomoda»
«Vero. Ci è sfuggito un bersaglio, e se conosco Veranion, ci impiegherà poco a portarla dalla sua parte. Era importante mettere le mani su di lei più che altro per la nemesi che costituisce lei per me e io per lei»
«Intendi…luce e ombra?»
«Ovviamente. È di primaria importanza forzare gli equilibri nello scontro. E abbiamo solo più un’occasione per portare dalla nostra una nemesi»
«Già – convenne Kemmler – ora però ci poniamo tutti nelle mani del capo»
«Infatti, partire per avvisarlo sarà la prima cosa che farò domani all’alba. Ora è notte, mi riposo un po’»
«E sia. Io completo alcuni esperimenti, poi, non appena sarai di ritorno, vedremo il da farsi. Credo proprio – aggiunse il vecchio con un sorriso malvagio – che sia giunto il momento di risvegliare…Krell»

“Asthor’te raman. Damandor thai te athan”
Il volto di Hanuriel gli passò di nuovo davanti, mentre pronunciava quelle parole.
“Khaileth, hamadeth wan’odon, moethor’ath ilysneth”. Il ragazzino più giovane, guardava suo fratello, in cerca di un segnale di muoversi.
“Shed’mah, Hanuriel!” lo zittì bruscamente il fratello maggiore.
«Khaileth! Vieni subito qui, ragazzo!». La brusca voce umana interruppe i due.
Khaileth, il maggiore dei due, sussurrò un comando al fratello che annuì e non si mosse, e poi si alzò e andò dal padre.
«Eccoti, ragazzo. Bene. Lo stregone, Gul’dakhn, vuole parlarti». Il grosso predone Norsmanno si alzò, lasciando il posto ad un vecchio rugoso con un mazzo di tentacoli che spuntavano da una manica della veste, al posto della mano vera.
«Khaileth, giusto? – berciò lo stregone – bene! Tuo padre ha chiesto di imprimerti la benedizione di Tzeentch. Da oggi, verrai consacrato a lui»
Khaileth non aveva la minima voglia di farsi marchiare da Tzeentch. Le divinità di suo padre non lo interessavano. Lui non era un Norsmanno. Quello che gli interessava era andare a finire il lavoro assieme a suo fratello.
Per un istante si immaginò il vecchio sgozzato, e la mano gli scivolò involontariamente verso il suo pugnale. Il vecchio vide il gesto, e gridando lo mandò a sbattere contro il muro, con un colpo del suo bastone.
«Ah, il giovine si ribella!» starnazzò Gul’dakhn
L’ultima cosa che udi prima di cadere svenuto, furono le irate parole del padre, non per lui, ma per il fratello.
«Cosa stai facendo, Hanuriel? Cosa sono quelle pietre viola?». Sentì delle parole confuse del fratello, mentre il padre probabilmente stava per punirlo. Cadde svenuto.

Cuore di Tenebra si svegliò di soprassalto.
Un’altra notte piena di incubi. “Cosa diavolo sta accadendo?” si chiese, senza riuscire a darsi una risposta.


***
Lythande si guardava attorno stupita per la bellezza del luogo. Tutto intorno a lei vi erano alberi verdi e rigogliosi, e un ruscello scorreva tranquillo. Il luogo pareva fatato.
Svoltata una curva del sentiero, un piccolo tempio apparve alla vista dei tre. A Lythande ricordava una delle cappelle devote a Sigmar che drappeggiavano il suolo dell’Impero, ma questa, sebbene simile, aveva qualcosa di diverso. Un grosso stemma a forma di calice occupava lo spazio sopra all’entrata, mentre finestre e trifore decorate, sopra ad essa, davano luce all’interno.
“Bretonnia” pensò Lythande “Ecco perché è un ambiente diverso, ma pur sempre a me familiare”. Non aveva mai messo piede prima di quel momento nella terra dei Cavalieri, e di colpo si sentì come una grande viaggiatrice, alla scoperta dei luoghi del Vecchio Mondo. Quasi subito, però, si sentì stupida. “Sei solo una maga, Lyth, e neppure troppo dotata – si disse – vediamo di capire come mai risulti così interessante per tutti da due giorni a questa parte e vediamo cosa vogliono questi due maghi, altroché viaggiatrice!”.
Hagran, raggiunto il portone, lo aprì. Due soldati, armati di cotta di maglia, e recanti un simbolo sul petto simile al calice sul tempio, lo accolsero. Hagran li salutò e li congedò, facendo cenno a Veranion e Lythande di entrare.
Veranion, che doveva essere stato lì già altre volte in passato, entrò con passo sicuro, poggiando il bastone e appendendo il mantello in un apposito spazio all’interno della cappella. Lythande varcò insicura la soglia, e Hagran le sorrise incitandola a non aver paura.
«Tranquilla, Lythande, qui siamo al sicuro. Ci troviamo, se non lo avessi capito, in Bretonnia, la mia terra patria, e questo è un santuario sicuro, dedicato alla Dama, la dea dei Bretoniani»
Lythande ascoltò appena, persa dalla bellezza interna del luogo: era molto luminoso, colorato e spazioso, e con un qualcosa di sacro e magico che aleggiava. Un altare con un calice d’oro era situato al centro della navata principale, mentre qui e là vi erano dei cavalieri inginocchiati intenti alla preghiera.
Hagran li condusse verso una porta laterale, che aprì badando a fare il minor rumore possibile. Richiuse la porticina alle loro spalle, e accese alcune torce, illuminando lo stretto corridoio di pietra, decisamente più freddo ed umido del santuario. Li precedette e, dopo una decina di metri, si trovarono di fronte un’altra porta. Hagran armeggiò con un leggero mazzo di chiavi e presto la porticina fu aperta.
«Bene, questo è il mio studio privato. In quanto mago fidato di Re Louen, ho diritto a rimanere qui per studiare, e nel contempo proteggere il santuario assieme ai cavalieri che hai visto prima» disse a Lythande
«Ma quindi qui possiamo parlare al sicuro?» chiese Lythande
«Certo, è il luogo dove di solito io e Hagran ci incontriamo per lavorare e pianificare il da farsi recente» rispose garbatamente Veranion
Hagran li pregò di accomodarsi, indicando loro delle sedie attorno al tavolo, coperto di fogli, libri e scartoffie, mentre lui aprì un paio di finestre che contribuirono parecchio a far entrare luce nel locale.
Appena si furono seduti e Hagran ebbe riesumato sorridente da uno scaffale una bottiglia di vinello Bretoniano con il quale lui e Lythande – che accettò l’offerta – si dissetarono (Veranion scrutò diffidente la bottiglia: in quanto Elfo non reggeva il normale vino umano), l‘Alto Elfo, infine, prese la parola.
«Lytande, ti sarai chiesta e richiesta mille volte cosa stia succedendo, e quale parte possa mai giocare tu in tutto questo. È arrivato infine il momento di spiegarti tutto. Cercherò di essere il più chiaro possibile». Veranion fece una pausa. Lythande non mosse un muscolo, in attesa.
«Come sicuramente saprai, la magia scorre liberamente in tutto il mondo, in alcuni luoghi più forte, in altri più debole. Ma essa, nella sua totalità, e quindi i suoi venti, giunge attraverso i portali Warp, ormai collassati da millenni, situati ai poli del pianeta. Ed è a causa di questi portali che le mostruosità del caos possono comparire e sopravvivere laddove vi sia una fonte magica sufficiente.
Come sai, i venti della magia sono otto, come otto sono i saperi che gli Alti Elfi hanno sviluppato da questi venti nel corso dei millenni, poi insegnati anche a voi umani. Parliamo di otto venti comuni, benché essi siano 10, nella loro totalità: contiamo anche Qhaysh e Dhar, i venti dell’Alta Magia e della Magia Oscura, arti sconosciute a voi umani, ma praticate dalle razze elfiche…o quasi tali» concluse Veranion con una punta di disprezzo
«Ora, ognuno dei venti, senza entrare nello specifico, cosa che ci porterebbe via settimane se non mesi, ha le sue proprietà, caratteristiche e segreti, e ognuno di essi ha un’inclinazione e un particolare effetto sul mondo circostante. Tranne l’Alta Magia, che li comprende tutti e risulta nel complesso, neutra, l’effetto di ciascun vento può essere benevolo o dannoso, così come tale può essere l’inclinamento degli stessi»
«Un po’ come se avessero volontà… propria?» chiese Lythande
«Si, in un certo modo possiamo definirla la loro volontà. E, il punto che ci interessa si sta avvicinando, ognuno di essi, grazie a questa “volontà propria” completamente insindacabile, può avere influenza sugli esseri viventi. Da qui nasce il fenomeno studiato da Teclis, degli Avatar»
«Avatar?» chiese Lythande
«Gli Avatar. Conosciuti anche con il nome di Prescelti dei Venti o, in alcuni casi, Padroni dei Venti. Si tratta di individui, di una rarità estrema, che hanno un dono naturale, concesso dal vento stesso, al dominio e all’uso di quella particolare arte. Questa sintonia con i venti stessi li rende estremamente potenti e conferisce numerose altre abilità. O forse dovrei dire, ci rende» aggiunse Veranion con un sorriso
«Ci rende? Quindi…io e te siamo Avatar?» chiese Lythande, confusa
Veranion rise «E non solo, anche il buon Hagran è un Avatar. E, tanto per completezza, lo sono anche Cuore di Tenebra e Morgir. Tutti Avatar. I discorsi che ti ho fatto poco fa sulla loro rarità nel mondo paiono in questo periodo alquanto approssimativi, in effetti»
Lythande faceva fatica a capire tutto e a credere a quello che l’Elfo le stava dicendo. «Ma io non posso essere un’Avatar! Non ho nessun tipo di controllo particolare sull’arte della Luce, men che meno sul vento di Hysh»
«Questo tipo di cose non si manifesta in giovane età se non in casi eccezionali. Ci vanno decenni perché di solito un mago se ne accorga. Io l’ho scoperto circa centotrenta anni fa, quando ne avevo più o meno trecentosessanta» ricordò Veranion, sovrappensiero. Lythande e Hagran risero.
«Comunque sia, Lythande, stai sicura, sei un Avatar. Oggi hai combattuto contro una delle più forti maghe Oscure in circolazione e chiunque abbia la tua esperienza che, in rapporto a quella di Morgir, non è molta, ne sarebbe uscito ridotto in cenere. Hysh ti ha donato parte della sua forza, oggi, per questo sei qui» disse Veranion
«D’accordo – replicò Lythande, preparandosi all’idea di dover iniziare a farsi piacere quello che stava succedendo – però adesso vorrei sapere cosa succederà, se possibile» chiese, guardando i due maghi.
Hagran sospirò. «L’unica cosa che possiamo fare: cercare di raggiungere quanti più Avatar possibile, prima del nemico. In base alle nostre fonti, ce ne sono ancora due a piede libero. Tre, contando te oggi, aderiscono apertamente alla nostra causa, quattro sono dalla parte del nemico e uno è neutrale, ma si schiererà presto con noi, qualora ne risulterà la necessità»
«Si, Ranu non è un problema da convincere. – corcordò Veranion – Però, il fatto è che dobbiamo assolutamente trovare almeno un altro Avatar e indurlo ad unirsi a noi. Abbiamo indicazioni precise, e dobbiamo muoverci prima che il nemico arrivi in tempo per anticiparci oppure ucciderlo qualora non riescano nel loro intento. Dobbiamo muoverci»
«Va bene, andiamo. Spero solo di non essere d’impaccio» disse Lythande
«Nessun Avatar è mai di impaccio. Nel bene e nel male. Lo scoprirai presto» concluse Veranion.

***

Ed ecco l'ultima parte, che conclude il mio lavoro ma nella storia complessiva conclude a malapena la prima parte della trama principale, con ancora una trama secondaria appena accennata (i sogni di Cuore di Tenebra) e un'altra trama secondaria nemmeno accennata.
Spero non si noti eccessivamente che è solo la fine di una parte (prima dei 5 minuti di pubblicità, per intenderci! :lol_old: ) e che si colga comunque lo sviluppo della trama.

In seguito, extra contest, pubblicherò le vicende successive, già nella mia testa ma non ancora su word, quindi ci andrà un po'.
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I Nani non possono andare in spiaggia perchè se gli girano le balle gli va la sabbia negli occhi.
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